NonSiSeviziaUnPaperino
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PREMESSA: Visto il cast il film è stato erroneamente classificato come Trash da molte persone..che hanno evitato di guardarlo. Si tratta però di un Giallo (a detta di molti è il miglior Thriller italiano degli anni 70), Milian non si abbandona in comportamenti coatti ma è un distinto giornalista (pure molto intelligente) della bassa, la Bouchet non si fa trovare nuda nella vasca da Pippo Franco..e non compaiono parolacce! TRAMA: Lucania, paesino di campagna. Sono diversi giorni che ogni tanto scompare un bambino, per essere poi ritrovato senza vita, percosso e strangolato. AMBIENTAZIONE PROVINCIALE: È il carattere più interessante del film e finirà per influenzare qualche anno dopo Pupi Avati. Nel paesino domina la superstizione, la rabbia di massa, la giustizia sommaria, l’incapacità di accettare il diverso. La vera vittima è La Magiara, esiliata sui monti da bambina perché la sua epilessia la etichettava come un’indemoniata. In gioventù essa ha abortito un bambino, soffrendone molto, tanto da seppellirlo..ma per i paesani quel bambino è solo il figlio del demonio. COMMENTI: Bel film anche con quel ritmo non certo altissimo che contraddistingue i film di vecchia data. Sarà difficilissimo per lo spettatore capire chi è l’assassino, Fulci è riuscito infatti a rendere tutti sospettabili e non fa niente per farci capire chi è il peggiore. Ed è proprio questa caratteristica che contribuisce a mantenere un livello piuttosto costante di tensione fino all’apice del finale. REGIA: Assolutamente da sottolineare la dovizia e cura dei particolari che contraddistingue questo come altri lavori di Fulci. Niente è lasciato al caso, tutto ha un suo scopo, un suo ‘dover essere’; a tal proposito vorrei sottolineare una cosa che ho notato e che mi ha lasciato abbastanza colpito: il giornalista Martelli dice a Patrizia di essere sposato solo in prossimità del finale e proprio in una delle scene finali si vede la fede al suo dito. Fino a quel momento il regista aveva accuratamente evitato di inquadrarla. Interessante anche il fatto che vengano ripetutamente contrapposti i due scenari principali: il borgo di casette e il cavalcavia dell’autostrada, il primo simbolo della superstizione popolare, il secondo simbolo di un’Italia che si modernizza e avanza (siamo nei primi anni ’70). CURIOSITA’: In una scena si vede B. Bouchet che esce da una vasca come mamma la fatta. Di fronte a lei sta una delle future vittime, un bambino di 11 anni che le aveva portato da bere. Per questa scena il film fu vietato e censurato…Fulci se la cavò “dimostrando” che in quella scena non c’era un bambino ma un attore nano e maggiorenne. La colonna sonora ammonta a solo due canzoni: un giro di violini e una nota canzone di Mina. Daniele Del Frate |