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Anno: 1962
Regia: Robert Aldrich
Cast: Bette Davis, Joan Crawford, Victor Buono, Wesley Addy, Julie Allred, Anne Barton
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voto9
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Jane Hudson (Bette Davis) è stata una bambina prodigio, alla maniera di Shirley Temple, per intenderci. Crescendo, ha perso il successo e a nulla sono valsi i suoi tentativi di ricostruirsi una carriera. Il declino è stato inevitabile.
Sua sorella Blanche (Joan Crawford), invece, il successo come attrice l’ha conosciuto in età adulta, ed è ancora ricordata dal pubblico anche perchè spesso la tv trasmette i suoi film. Ma la sua carriera è stata bruscamente interrotta, al suo culmine, da un incidente d’auto: lei e Jane, una sera, tornavano da una festa, entrambe ubriache. Alla guida dell’auto c’era Jane e, arrivate a casa, mentre Blanche apriva il cancello del garage, a Jane “scappò” il pedale della frizione: l’auto investì quindi Blanche, che da allora vive paralizzata su una sedia a rotelle.
O almeno così sembra: l’alcool, quella sera, era stato davvero tanto…
Le due sorelle vivono in una villetta di un sobborgo residenziale di Los Angeles, e condividono (forse loro malgrado) una serie infinita di rancori, acredini, gelosie, invidie…
Jane odia Blanche perchè il pubblico la ricorda ancora, i vicini chiedono sempre sue notizie e i suoi modi gentili e affabili la rendono amabile…
Blanche odia Jane perchè è libera. Libera di uscire, di andare avanti e indietro per casa, di fare ciò che vuole… mentre lei vive praticamente confinata nella sua stanza al piano superiore della casa. Uniche compagnie, la tv, i libri, il telefono e il suo pappagallino.
Un equilibrio fragile, fragilissimo, al quale basta un nulla per spezzarlo definitivamente. Jane è sull’orlo della pazzia, divorata dalla gelosia nei confronti di Blanche… e nel momento in cui viene a sapere, spiando le telefonate della sorella, che lei ha intenzione di vendere la casa in cui vivono, scatta in Jane un “qualcosa” che la fa giungere alla conclusione che solo liberandosi di sua sorella potrà ritrovare il successo perduto.
Jane dà così inizio a un inquietante repertorio di angherie e crudeltà nei confronti di Blanche, di pari passo con la sua follia che ormai avanza inesorabile: stacca il telefono in camera di Blanche e lo sfascia, le serve a pranzo prima il suo pappagallino e poi un topo morto, quasi la ammazza di botte un giorno in cui scopre che la sorella, approfittando della sua assenza, stava cercando di trascinarsi giù per le scale per raggiungere il telefono a pianterreno… e uccide la domestica che, resasi conto delle condizioni di Blanche, è intenzionata ad andare alla polizia per denunciare la situazione. Intanto Jane, in pieno delirio, decide che è arrivato il momento di preparare il suo (improbabile!)”ritorno” sulle scene e, tramite un annuncio su un giornale, cerca un pianista che la accompagni mentre lei si esibisce, con voce stridula (e inquietante!), in canzoncine strappalacrime tipo “I’ve writen a letter to daddy, his address is Heaven above…” (Ho scritto una lettera a papà, il suo indirizzo è lassù in cielo…), vestita di un vezzoso abito tutto pizzi, da bambina, le rughe che solcano il volto stralunato, una luce sinistra che la circonda….
Ma sarà proprio il pianista, una sera in cui capita all’improvviso in casa delle sorelle Hudson, a rendersi conto della gravità della situazione e a fare in modo che tutto ciò finisca…
Ma le cose sono proprio così come si vedono? Jane è davvero carnefice, sua sorella è davvero vittima… o le prospettive possono cambiare?
Uscito nelle sale nel 1962, “Che fine ha fatto Baby Jane?” è una sorta di “Grand Guignol” grottesco ed inquietante, diretto con maestria da Robert Aldrich, che non risparmia particolari inquietanti e truculenti, tuttavia mai “gratuiti” ma sempre funzionali alla storia ed al contesto.
Una storia che racconta, a “fosche tinte”, il triste destino delle star nel momento in cui le luci della ribalta si spengono e il cono d’ombra le risucchia dentro di sè…
Il risultato, riuscitissimo, è una tensione che inchioda lo spettatore dall’inizio alla fine della pellicola, in un “crescendo” che culminerà nell’inquietante finale, ultimo, macabro colpo di scena di una storia in cui sembra esserci una sorta di compiacimento nel mostrare la pazzia non di una, ma di due donne… pazzia sviluppata tra mille acredini, rancori e invidie. Due donne, due carriere “complementari”, due caratteri radicalmente opposti, un unico destino… ma è un destino fatto di nulla. Cosa ci si può aspettare dal futuro, quando il futuro… non c’è? Forse una regressione all’infanzia, un voler tornare bambini per fuggire dall’angoscia e dalla rabbia di una vita passata nell’odio…
Bette Davis dà il meglio di sè ma anche Joan Crawford non scherza. Forse quest’ultima è un po’ penalizzata dal fatto che la scenggiatura dà maggiore risalto al personaggio di Baby Jane, ma comunque le due attrici ingaggiano una gara di bravura semplicemente stupefacente. E, oltre che di bravura, oserei dire, di perfidia… Del resto, il “caratterino” di entrambe era ben noto. A questo, aggiungiamo che il film costituiva, per entrambe, il ritorno in grande stile al cinema, dopo un periodo in cui Hollywood sembrava averle dimenticate… Averle messe insieme, lì, a “fronteggiarsi” e a rivaleggiare tra loro è forse una “chicca” perfida del grande Aldrich nei confronti delle due dive ma, in definitiva, un bel regalo al pubblico!
Se il grottesco non vi spaventa, questo film è per voi…
Andrea (Petshop238)
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