Recensione film horror The Thing – Recensione del film
Regia: John Carpenter
Sceneggiatura: Bill Lancaster (tratto dal racconto “Who goes there?” di John W. Campbell Jr.)
Attori: Kurt Russell, Keith David
Produzione: U.S.A. 1982
Durata: 108′
Note: Vietato ai Minori di anni 14
Voto: 8/10
Ghiaccio. Una distesa infinita di ghiaccio. Un deserto bianco intorno a loro. Sono isolati. Niente nel raggio di chilometri, solo neve accecante e forti tempeste. Sono in mezzo al nulla, abbandonati a se stessi. La radio, unico ponte verso il mondo, non funziona; oltretutto durante il giorno è successo qualcosa di strano. Un elicottero volava vicino a terra, inseguiva un cane, un husky. Voleva abbatterlo, distruggerlo, farlo esplodere. Voleva fare terminare la sua esistenza, a costo di colpire delle persone, a costo di schiantarsi per ucciderlo. Di sicuro le persone sull’elicottero devono essere impazzite! Che senso ha accanirsi così duramente contro un cane? Un docile e amichevole cane? Due uomini trasfigurati dalla pazzia e accecati dall’odio avevano colpito un uomo innocente alla gamba. Se non li avessero fermati avrebbero ucciso tutti qui alla base, persa in mezzo al ghiaccio in Antartide. La base norvegese da dove provenivano i due pazzi doveva essere avvertita e dato che le comunicazioni via radio erano interrotte bisognava raggiungerli via aerea, con l’elicottero, anche se le condizioni atmosferiche non erano adatte. L’elicotterista Mcready (Kurt Russell), aiutato dal whisky e dalla sua sicurezza, non aveva certo paura di un semplice volo in mezzo alla tempesta. Ma all’arrivo alla base, lui e il suo collega, troveranno qualcosa che non si sarebbero mai aspettati…. La base è avvolta da uno spettrale silenzio. Al suo interno solo sangue, morte e una specie di pozzo rettangolare di ghiaccio, che forse conteneva qualcosa. La cosa più spaventosa, però, si trova all’esterno della base. Un essere a cui è stato dato fuoco, un qualcosa che un tempo, forse, poteva essere stato umano. Una faccia agonizzante spezzata in due, come se fosse stata di gomma. Una persona scomposta e ricomposta in una forma inquietante e spaventosa. Un corpo completamente trasfigurato. Chi può aver fatto tutto questo? Chi può aver ucciso le persone all’interno della base? Ma soprattutto, da dove arriva questa creatura semiumana? La cosa migliore da fare è sicuramente quella di portare quella creatura bruciata alla base, così da poterla far analizzare dal dottore, in modo da poter capire cosa può essere successo a quello che un tempo doveva essere stato un uomo. Insieme alla creatura bisogna portare anche i resoconti giornalieri della base e un videoterminale su cui potrebbero esserci le immagini di ciò che è successo. Mentre Mcready scopre questo orrore all’interno della base americana, quel cane gira a piede libero, l’unico superstite della carneficina svoltasi poco tempo prima. Il cane braccato dai norvegesi, girovaga all’interno della base liberamente, sembra sia lì per compiere una missione e, in una delle camere a disposizione degli scienziati, trova proprio quello che stava cercando…
Horror claustrofobico, in cui si replica un cliché parecchio usato all’interno del genere stesso: un luogo isolato e una minaccia incombente sul gruppo. Il luogo è una base americana in Antartide, il gruppo è formato tutto da uomini (è una particolarità del regista che le donne abbiano sempre ruoli secondari all’interno dei suoi film). Nelle prime battute, attraverso brevi sequenze e scontri all’interno della base, vengono subito delineate le caratteristiche principali e possiamo individuare l’antieroe Mcready come il protagonista del film: uno sguardo disilluso sulla vita, un carattere forte e una bottiglia di whisky in mano. Oltre a lui ci sono il dottore, che si accorge subito della minaccia, c’è il pazzo visionario, c’è l’insicuro e molti altri stereotipi del genere. Ma all’interno di questo film ognuno di loro può essere la minaccia, ognuno di loro può essere il mostro, l’assassino lo sterminatore, ognuno di loro può essere la “cosa“.
La “cosa” si nasconde dentro le persone, le prende e si trasforma in loro, le assorbe e ne prende tutte le caratteristiche, fino a che non sa di essere al sicuro e poi attacca come un virus, fino a che non ha il pieno controllo, fino a che non ha preso l’identità della persona che ha attaccato e da quel momento in poi il suo unico scopo è trovare altri organismi da infettare. La paura, in questo film, non viene provocata tanto dalle visioni orrorifiche dei mutamenti della cosa, quanto dalla tensione e dalla situazione alle quali sono sottoposti i protagonisti del film, spersi in mezzo al nulla con un mostro che gira indisturbato tra loro. Si crea un clima di diffidenza e timore che permea tutta la pellicola e la rende un piccolo capolavoro del genere. Se a tutto ciò aggiungiamo la regia decisa e asciutta di Carpenter, una musica pungente firmata da Morricone, l’interpretazione granitica di Kurt Russell e un cast di supporto adeguato, ci ritroviamo tra le mani un film che è un caposaldo del genere e che merita di sicuro una visione. Nonostante gli effetti speciali abbiano fatto passi da gigante, vi ritroverete di fronte un film che incolla gli occhi allo schermo e che sa far spaventare.
Cosa volete di più da un film dell’orrore?
Gli unici difetti che posso trovare sono dei buchi nella sceneggiatura ai quali non si fa caso: con il proseguire della storia, i personaggi di contorno sono poco sviluppati e lasciati a loro stessi senza che possano lasciare nello spettatore un ricordo particolarmente marcato, forse perché destinati a fare la fine della vittima sacrificale.
SangueImpazzito (ciao.it) 29.12.2004