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THE JACKET
Regia: John Maybury
Soggetto e sceneggiatura: Tom Bleecker, Mark Rocco, Massy Tadjedin
Cast: Adrien Brody, Kris Kristofferson, Jennifer Jason-Leigh, Kelly Lynch
Musica originale: Brian Eno
Fotografia: Peter Deming
Nazione: Germania, Gran Bretagna, U.S.A. 2005
Durata: 102’
Voto: 8/10
Il genere thriller negli ultimi anni si è intrecciato con i più disparati generi, dopo aver forse esaurito le idee per un genere thriller puro; e così le sale cinematografiche sono state invase da thriller-horror e thriller psicologici soprattutto.
“The Jacket” appartiene sicuramente a questo secondo filone, che qualcuno fa partire dal famosissimo “Sesto senso” di Shyamalan; ma come definire un thriller psicologico?!
Bella domanda…diciamo che sotto questa categoria si fanno rientrare quei thriller che basano la loro vicenda e i loro picchi di tensione su ciò che il protagonista vive all’interno della sua mente.
Spesso i thriller psicologici si rivelano nel finale un mondo totalmente inventato o assemblato da uno dei protagonisti; i thriller psicologici, più sicuramente dei thriller-horror, coinvolgono lo spettatore nel mettere al proprio posto ogni tassello, nel cercare di capire, magari insieme al protagonista, cosa sta succedendo, qual’è il colpevole, e chi più ne ha, più ne metta.
Fatta questa introduzione, visto che ero ben ispirato, c’è da dire che “The Jacket” è stato visto da una buona fetta di pubblico per la presenza del premio Oscar Adrien Brody, ma anche e soprattutto per quella frase che campeggia sulla copertina e che è ripetuta nel trailer dal protagonista: “Avevo 27 anni la prima volta che sono morto…”
Avendo letto questa frase ed essendo stato trascinato alla visione soprattutto da questa, devo subito sgombrare ogni dubbio di coloro che lo vogliono vedere: questa frase non ha molta importanza all’interno del film e viene spiegata dopo esattamente 3 minuti di pellicola.
Eh, già, perchè Jack Stark a 27 anni era un sergente dell’esercito americano che prese parte alla Guerra del Golfo; la prima scena del film ci mostra, in un tripudio di rumori vari e colori forti, in un’atmosfera da “ricordo distorto”, la prima volta che Jack Stark è morto, colpito da un colpo ravvicinato alla testa, un colpo che lo segnerà per la vita date le gravi conseguenze che avrà sul suo cervello, sulla sua psiche.
Passa un annetto e il sergente, parzialmente ripresosi, si fa una bella passeggiata in un panorama completamente innevato; forse in questo paesaggio di montagna cerca di ritrovare se stesso lontano dal caos delle città, lontano da tutto e tutti.
Sulla strada della sua escursione incontra una giovane donna che, insieme alla bambina che aspetta in macchina, è stata lasciata a piedi dal mezzo; così Jack si ferma a cercare di dare una mano a questa simpatica signora.
Peccato che Jack soffra, a causa dell’incidente durante la Guerra del Golfo, di momenti di amnesia completa e che non abbia la minima possibilità di difendersi dalle forti accuse contro di lui…che viene trovato disteso tra la neve vicino ad un agente di polizia ucciso dalla propria pistola.
Jack non ricorda nulla dell’accaduto, nemmeno della donna e della bambina, e data la sua parziale infermità viene giudicato incapace di intendere e di volere e quindi destinato alle cure in una clinica psichiatrica.
La sua sfortuna è quella di cadere nelle mani del dottor Becker e della sua equipe, che tratta i pazienti in modo veramente disumano.
Così Jack si passa le giornate chiuso in una specie di tumulo, con la camicia di forza, braccia e gambe fissate al lettino, poco ossigeno e niente luce.
All’interno di questo loculo, la mente di Jack lavora molto produttivamente, in una fantascientifica unione di passato e futuro che lascio esplorare a voi senza anticiparvi niente.
Le domande che lo spettatore si fa in seguito a questa visione sono veramente tante; noi eravamo in tre e ci abbiamo messo mezz’ora solo per metterci d’accordo su quello che succede nel film, vi lascio immaginare quanto è andato avanti il discorso su domande circa i viaggi nel tempo, la modificazione del passato e del futuro e tante altre seghe mentali che il film inevitabilmente stimola.
La sceneggiatura sfonda dunque i limiti del realismo per condurci in fantascientifici viaggi spazio-temporali, resi però molto credibili a causa del ritorno ogni volta alla realtà del nostro provetto viaggiatore.
Nonostante l’inesistente razionalità e logica di quel che succede nel film, devo dire che la sceneggiatura di Massy Tadjedin, plasmata sul soggetto di Marc Rocco e Tom Bleecker, mi ha veramente soddisfatto, perchè offre spunti di riflessione veramente importanti.
Sicuramente i viaggi nel tempo sono stati affrontati già centinaia di volte al cinema, ma mi sento di poter dire che questa volta, finalmente, ci troviamo di fronte ad un soggetto originale.
La regia di John Maybury contribuisce silenziosamente alla buona riuscita del film, offrendoci il massimo coinvolgimento con le riprese all’interno della prigione di due metri per cinquanta centimetri all’interno della quale Jack Stark si fa i viaggi, mentali o reali?!
Adrien Brody è semplicemente magnifico nei panni di Jack Stark e vi consiglio di gustarvelo anche in altri ruoli come quello di “The Village“, “La sottile linea rossa” e “Summer of Sam“, oltre a quello de “Il pianista” che gli ha fruttato l’Oscar, perchè questo attore poco più che trentenne è veramente adatto ad ogni tipo di ruolo e di registro e, sono sicuro, farà ancora molto parlare di sè!
Oltre a lui, spiccano nel cast la sensuale Keira Knightley (Jackie Price) e poi Jennifer Jason Leigh e Kris Kristofferson nei panni di due dottori.
Sinceramente non ho ancora capito perchè il film è intitolato “The jacket”, perciò se qualcuno può illuminarmi su questo particolare, gliene sarò grato; certo che chiamare il film così e poi chiamare i due protagonisti Jack e Jackie qualcosa vorrà pur dire…
Concludendo, questo “The Jacket” merita le quattro stelle, come pochissimi altri thriller psicologici usciti al cinema negli ultimi due anni; è una pellicola che offre buone interpretazioni, una storia poco realistica ma molto avvincente e soprattutto tanti interrogativi da affrontare con i compagni di visione!
Adriano Lo Porto Agosto 2005
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