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Titolo originale: Jian Gui 2
Nazione: Hong Kong, Thailandia
Anno: 2004
Genere: Horror
Durata: 98’
Regia: Oxide Pang, Danny Pang
Soggetto e sceneggiatura: Lawrence Cheng, Jo Jo Yuet-Chun-Hui
Cast: Eugenia Yuan, Qi Shu, Yesdaporn Pholdee
Produzione: Applause Pictures
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Voto dell’autore 6.5/10
Nella suite dell’albergo che le dà ospitalità, una giovane donna azzarda il suicidio ingerendo compresse. Nel torpore che precede la dipartita finale intravede figure oscure che da quell’istante la scorteranno per tutto il decorso del film. Strappata alla falce mortale in extremis, tramite lavanda gastrica, apprende di essere gravida. Aspetta un figlio dall’uomo che l’ha ripudiata inducendola ad osare quell’atto squilibrato.
Ma la narrazione non è così mera. Ogni cosa ruota attorno all’insegnamento buddistha. Ogni gesto, ogni rappresentazione è permeata di richiami a questa filosofia. La sequenza di allucinazioni, che l’ incantevole protagonista ha, sono ombre del passato, spiriti in attesa di riconquistare un corpo terreno. L’anima è destinata a dolersi perennemente, è costretta a rivivere ambendo alla purificazione ad ogni rinascita. Le parvenze tetre che si concretizzano dinanzi ai suoi occhi sono forme vaganti nei condotti bui che collegano due mondi, banali fantasmi.
Poi un giorno intravede lei. Una donna dai lunghi e scuri capelli che spicca un balzo dalla banchina della metropolitana…è allarmata, si dirige prontamente dalla polizia, ma, comprensibilmente, non viene creduta. Ha visto solo lei quella sagoma esile librarsi sotto le rotaie. Nessuno percepisce. Perché? Solo due circostanze nel corso effimero dell’esistenza possono assottigliare la barriera che separa i vivi dai morti: l’attesa di un bambino e l’essere prossimi al sonno eterno. La protagonista ha vissuto l’attimo breve che precede il trapasso e adesso aspetta un bambino.
Ma chi è quella figura di donna che si scaglia sulle sudice rotaie di una scialba fermata metropolitana? Cosa esige da lei?
Le situazioni che potrebbero accostare The Eye 2 ad un film horror sono modiche e non inedite. La sequela di rappresentazioni sconcertanti di doglie, spettri, sangue, ambientazioni claustrofobiche, strilla reiterate sono frutto di un rodaggio consolidato nel tempo. La tensione è pressoché nulla, come consuetudine del filone asiatico di cui fa parte il film. Non sussistono opportunità di ragionamento. I pochi quesiti riscontrati hanno soluzioni lampanti che tra l’altro vengono palesate nell’avanzamento della narrazione. Un’unica prospettiva, un unico punto di vista obbligano lo spettatore a dirigersi lungo un sentiero di limitatezza. Tuttavia è un film affascinante, che ostenta un’egregia fotografia ed un’efficace recitazione dell’interprete principale. È un’alternativa ai mostri occidentali che consente di calarsi in un concetto inconsueto. Non suggerito a chi fa dello splatter il suo scopo di vita, né a coloro ritengano che un film horror debba essere disincantato. Rare eccezione nella filmografia horror propongono esperienze vere. È mia opinione che ciò non sia un bene. L’horror deve essere fuga dall’ effettiva mostruosità quotidiana. Non coartiamo l’horror sulla scia dell’ “impegnato”. Il risultato sarebbe pressoché illogico e pietoso.
Adele Patrizia D’Atri 21.04.2005
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