Recensione film horror Tenebre

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TENEBRE

locandina

Nazione: Italia
Anno: 1982
Regia: Dario Argento
Soggetto e sceneggiatura: Dario Argento
Cast: Anthony Franciosa, Giuliano Gemma, Daria Nicolodi, Veronica Lario, Eva Robin’s
Musica originale: Claudio Simonetti
Fotografia: Luciano Tovoli
Produzione: Salvatore Argento

Una voce, un libro… Il suo titolo è “Tenebrae”, e affronta il tema dell’omicidio. Il suo autore è Peter Neal, uno scrittore famoso in procinto di partire da New York per Roma per pubblicizzarlo… Intanto Elsa, una donna affetta da cleptomania, è uccisa in casa sua da un misterioso assassino che, dopo averla sgozzata, le riempie la bocca di pagine accartocciate, strappate proprio dal libro “Tenebrae”. E così, ancora prima del suo arrivo in Italia, Peter si trova coinvolto in una perversa spirale di delitti: il commissario Germani (Giuliano Gemma) gli consegna un biglietto anonimo, che ha ricevuto, in cui vengono citati passi del libro “Tenebrae”, una telefonata anonima lo avverte che l’assassino ucciderà ancora…

Una scena da sogno, o da incubo, di tanti anni prima: una ragazza con delle strane scarpette rosse ai piedi sevizia un ragazzo, prima di essere da lui uccisa…

Lo scrittore vuole vederci chiaro ma l’assassino, come aveva preannunciato, non si ferma: uccide una giornalista omosessuale assieme alla sua compagna, quindi ne fotografa i corpi straziati. Peter è atterrito: alcuni indizi fanno pensare che Jane, la sua fidanzata, lo abbia seguito di nascosto a Roma: E non è tutto: di recente la donna aveva dato segni di squilibrio psichico…

A complicare ulteriormente la vicenda ci sono anche il misterioso omicidio della figlia del portiere dello stabile in cui abita Peter e l’attenzione a dir poco morbosa di un critico televisivo, Cristiano Berti, nei confronti dei suoi lavori…

Uscito nelle sale nel 1982, due anni dopo il folle e visionario “Inferno”, dominato dal mito delle Tre Madri, “Tenebre” sembra voler riportare il tutto ad una dimensione più “umana” (per quanto possa essere umano un individuo che uccide in preda a deliri causati dalla sua stessa follia…). Per molti, questo film rappresenta un po’ la “summa” del Thriller italiano anni ’70 e contemporaneamente l’apice della produzione di Dario Argento, che difficilmente riuscirà a “ripetersi” in futuro…

Ad ogni modo, gli elementi tipici dei suoi precedenti “thriller” ci sono praticamente tutti: l’assassino uccide sempre indossando un paio di guanti neri e prepara l’arma del delitto con una cura maniacale, come se stesse per celebrare un macabro rituale del quale lui solo conosce il significato, c’è un uomo venuto da un altro Paese che decide di “indagare” per conto proprio, ci sono “falshback” inquietanti… e ci sono le esplosioni di violenza che da sempre hanno caratterizzato la produzione del regista romano! Tra l’altro, nell’immaginario collettivo italiano, “Tenebre” si identifica con la scena, opportunamente censurata, del braccio mozzato a Veronica Lario, all’epoca non ancora signora Berlusconi… sinceramente, non riesco a capire i motivi di tale “censura”: capirei una scena di nudo, ma tant’è…

E soprattutto, nel film, c’è la piccola, grande beffa della “falsa certezza” che il regista dà allo spettatore, ossia quella di focalizzare i sospetti su un “probabile” assassino che si rivela poi, alla fine, estraneo alla vicenda.

Il tutto sottolineato, con grande cura, da un’ambientazione alquanto atipica rispetto al resto della produzione di Argento: non più vecchie ville dall’aria vagamente “gotica”, ma case moderne, dalla struttura essenziale, tipicamente “anni settanta”, in cui predomina il colore bianco, colore che ricorre anche nell’abbigliamento delle giovani vittime dell’assassino e che, ovviamente, prima o poi sarà sporcato da copiosi fiotti di sangue…

Scenografie di morte, di delirio, di follia…

Andrea Del Gaudio Aprile 2005

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