Recensione film horror Ted Bundy

Recensioni

locandinaREGIA: Matthew Bright
SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Stephen Johnston, Matthew Bright
CAST: Micheal Reilly Burke, Boti Ann Bliss
NAZIONE: GB/U.S.A. (2002)

Voto: 7+/10

Ted Bundy” è un film diretto da Matthew Bright e interpretato da Micheal Reilly Burke e Boti Ann Bliss.
Questo film porta il nome di un efferato killer americano, nato nel 1946, che negli anni settanta seminò il terrore in dieci diversi stati, uccidendo con inaudita violenza decine di donne, che pedinava e ingannava con la sua buona parlantina e il suo aspetto elegante ed affascinante.
Arrestato tre volte e due volte evaso, fu infine giustiziato il 24 gennaio del 1989. Tra gli extra del dvd troverete anche la trascrizione della sua ultima intervista, rilasciata 17 ore prima dell’esecuzione, in cui Ted Bundy accusa la pornografia e la violenza dei mass media di aver creato un mostro come lui; fa intendere inoltre di credere di avere una specie di doppia personalità, perché dice di sentire l’assassino che è in lui come un essere estraneo alla sua essenza.
Il film inizia con le foto, presumo vere, del piccolo Ted, di Ted bambino, poi da ragazzo e infine da adulto quale è al momento dell’inizio del racconto cinematografico. È una mattina come tante, Ted si sveglia e fa le smorfie davanti ad uno specchio, poi prova l’approccio per rimorchiare le ragazze. Siamo a Seattle ed è il 1974.
Ted si reca con il suo vistoso maggiolone giallo alle lezioni della facoltà di psicologia. Per la strada squadra ogni ragazza che gli passa a tiro e dopo la lezione si dà al suo sport preferito: rubare. Il bottino del giorno comprende qualche prodotto alimentare, una televisione ed una pianta.
La sera stessa Ted va in discoteca, è “svaccato” al bancone che osserva diverse ragazze. Alla fine ne punta una in particolare e la invita a ballare dicendole che non se ne pentirà (sadico lui!), balla con lei e poi a sua insaputa la segue fino a casa e si masturba spiandola mentre si spoglia.
A questo punto scopriamo altre cose di Ted che inducono a pensare a lui come un ragazzo modello; oltre ad essere uno studente, a vestire elegantemente e ad avere un aspetto curato, Ted lavora in un telefono amico dove aiuta delle persone con problemi ed è inoltre fidanzato.
Allo stesso tempo veniamo a conoscenza del suo ego violento e dei suoi desideri sessuali molto spinti; dopo aver litigato con la ragazza a proposito di questi, va a casa della ragazza della discoteca e la massacra di pugni; da questo momento in poi è solo un escalation di violenza ed omicidi, attraverso diversi stati americani, ma sempre con la stessa furbizia, lo stesso fascino nel rimorchiare e la stessa crudeltà nell’uccidere.
Oltre che nel rimorchiare, Ted è anche bravo nel dissimulare; a parte il fatto di costruirsi un’apparenza da insospettabile, ironizza anche sulle notizie del “mostro” che si aggira per Seattle; un’amica dopo aver sentito la notizia dice che c’è un pazzo che se ne va in giro liberamente e lui la prende in giro con un “Ah, non guardate me!” e si fanno tutti una sana risata.
Oltre che nell’intervista da lui rilasciata nella realtà, possiamo cercare la causa del suo comportamento anche in notizie che apprendiamo durante il film, come il fatto che Ted fosse un figlio illegittimo nato forse da un incesto, oppure il fatto che voglia uccidere le ragazze per bene, perché lui non viene da una famiglia borghese e benestante e non ha frequentato un lussuoso college; ancora le sue manie di potere sulle persone sono riscontrabili anche nel suo desiderio morboso di diventare un giorno governatore, senza tralasciare la sibillina e ambigua frase: “Non sono solo un matto che fa cose strane, c’è molto di più!”.
La sceneggiatura, scritta da Stephen Johnston e Matthew Bright, ricalca per quel che ne so la realtà in modo soddisfacente e risulta ben fatta in tutti i suoi aspetti, soprattutto nel mantenere alto l’interesse del pubblico.
Matthew Bright non è solo sceneggiatore, ma anche regista di questo film. Non ci sono da segnalare effetti speciali o scene memorabili, ma la sua è una regia senza sbavature.
Gli attori principali sono solamente due, Boti Ann Bliss nei panni di Lee, la ragazza di Ted e poi Micheal Reilly Burke nel ruolo dello spietato omicida; la sua interpretazione è molto soddisfacente, riesce bene sia nel rappresentare la sua apparenza da angioletto, sia la sua infima essenza.
Concludendo, consiglio la visione di questo film non molto reclamizzato, a tutti. Tuttavia, poiché sono molto frequenti scene di violenza e sangue, le persone facilmente impressionabili dovrebbero astenersi dalla visione di questa pellicola.

Ne approfitto per trascrivere alcune considerazioni tratte da un breve servizio sulla vicenda di Ted Bundy all’interno del programma Top Secret (rete 4, conduce Brachino, ospite fisso Picozzi); la voce fuori campo era accompagnata da immagini e dichiarazioni reali, da titoli di giornali del tempo, ma anche da immagini del film di Bright.
Mi è stata più chiara innanzitutto la vicenda familiare, nel film era solo accennato il garbuglio; praticamente la madre di Ted essendo molto giovane e non avendo al suo fianco il padre vero di Ted, finse fin da subito di essere sua sorella maggiore e i nonni di Ted finsero di esserne i genitori, fino a quando oramai maggiorenne lui non scoprì il fattaccio ed ebbe il primo grande trauma della sua vita, che si ripresentò poi dopo che il suo primo vero amore l’abbandonò; rabbia, delusione, disperazione, invidia, desiderio sessuale e repulsione per il sesso opposto fecero di Ted uno spietato omicida.

Inoltre Picozzi, esperto psichiatra criminologo e profiler, fa chiarezza dall’alto della sua esperienza sul comportamento giudiziario di Ted; a suo parere il suo doppio, la personalità omicida che lui dichiarava essere aliena dalla sua essenza, è solo una trovata giudiziaria per cercare di convincere i giudici della propria infermità mentale, ma anche allora niente gli evitò la sedia elettrica.

Adriano Lo Porto 10.10.2003

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