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SUSPECT ZERO
Regia: E. Elias Merhige
Soggetto e sceneggiatura: Zak Penn, Billy Ray
Cast: Aaron Eckart, Ben Kingsley, Carrie-Anne Moss, Keith Campbell
Musica originale: Clint Mansell, John Mc Carthy
Fotografia: Michael Chapman
Durata: 95’ (U.S.A. 2005)
Voto: 7+/10
Ennesimo thriller uscito nelle sale italiane in questo 2005, precisamente ad aprile, e che è passato abbastanza inosservato perchè non ha avuto nè la pubblicità di un “Boogeyman“, nè un produttivo passaparola verificatosi nel caso di “Saw – L’enigmista“.
Forse questo “Suspect Zero” non sarà memorabile, ma non meritava certamente di passare sotto silenzio e di guadagnare un’inezia al botteghino come è successo.
Personalmente penso che valga qualcosa più, perchè alla classica impostazione del thriller che vede fronteggiarsi un serial killer e i buoni in un susseguirsi di vittime innocenti, si aggiunge anche un alone da thriller psicologico che fa tanto fashion in questi ultimi anni.
Un omicida semina morte per gli Stati Uniti; le sue vittime sono tre persone che non hanno niente a che fare una con l’altra, tre persone totalmente differenti, tre persone di posti diversi, che non si sono mai conosciute nè incontrate.
Tre omicidi senza apparente movente, tre omicidi che però sono chiaramente collegati, tre omicidi commessi sicuramente dalla stessa mano, che lascia i cadaveri con gli occhi fuori dalle orbite e li marchia con uno zero tagliato obliquamente (quello dell’insieme vuoto per intenderci).
Thomas Mackelway è l’agente Fbi destinato ad indagare su questo intricatissimo caso; ovviamente si brancola nel buio, altrimenti non sarebbe stato un film!!
L’agente Mackelway è veramente preso da questo caso, ma non riesce a cavare un ragno dal buco, non riesce a fare nemmeno un’ipotesi, il vuoto assoluto (lo zero sbarrato?!).
In suo aiuto giunge un’altra agente molto promettente, Fran Kulok, così almeno a brancolare nel buio sono in due, che in compagnia al buio si sta meglio…
Un serial killer dunque, ma non uno convenzionale, di quelli già visti e stravisti…il killer di “Suspect Zero” è uno che uccide random, sfruttando proprio una teoria criminologica che si chiama come il film, che prevede che se un omicida percorre gli Stati Uniti facendo un percorso lineare e continuativo uccidendo a caso una persona ogni tot chilometri, la polizia non potrà mai iscrivere nessun sospetto nel registro degli indagati e continuerà a non avere idea di chi sia il colpevole.
L’omicida dunque segue questo progetto, ma ovviamente i due agenti protagonisti del film scopriranno il suo progetto, anche per colpa di qualche errore dell’omicida, che si diverte a mandare via fax degli indizi al buon Mackelway, che non vede l’ora di catturare il bastardo e di farsi passare il mal di testa.
Il tutto è condito da un altro particolare affascinante, perchè oltre alla teoria del suspect zero, il film porta alla luce la pratica del “remote viewing”, in cui alcuni soggetti dotati di particolari doti da sensitivi vengono “forzati” a ricordare, rivivere, immaginare, fare da medium, per risolvere casi che per i normali agenti sarebbero impossibili da districare.
Zak Penn ha scritto il soggetto di questo film e, insieme a Billy Ray, anche la sceneggiatura e devo dire che il suo lavoro mi ha soddisfatto per gran parte del film, anche nel finale a sorpresa che sinceramente non mi aspettavo per niente.
E proprio un novellino non deve essere questo Penn dato che ha collaborato a scrivere film come “Behind enemy lines”, “Last action hero”, “X-Men 2”, “Elektra” e “X-Men 3”.
Il regista Elias Merhige ci mette veramente del suo, colpendo lo spettatore con artifici visivi degni di registi votati al genere dell’action-thriller; ma d’altronde dovevamo aspettarcelo da uno che è stato paragonato a David Lynch con il suo esordio e che ha diretto un paio di videoclip di Marilyn Manson.
Aaron Eckhart interpreta senza troppa ispirazione il ruolo dell’agente Mackelway e Carrie Ann Moss è l’altra rappresentante della legge, nei panni dell’agente Kulok, lontana anni luce dalla mitica Trinity; il terzo attore degno di nota è Ben Kingsley, che dei tre è sicuramente il più ispirato, nei panni di Benjamin O’Brian.
Concludendo, credo che questo sia un film consigliabile a qualsiasi spettatore, per una volta non è un thriller da consigliare solo agli appassionati del genere; anche se gli attori non sono eccellenti, nella struttura della vicenda sono rintracciabili dei buoni motivi per guardarsi questo “Suspect Zero”.
Adriano Lo Porto Agosto 2005
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