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Titolo originale: One flew over the cuckoo’s nest
Nazione: U.S.A.
Anno: 1975
Regia: Milos Forman
Soggetto e sceneggiatura: Bo Goldman, Lawrence Hauben, Ken Kesey (tratto dal libro omonimo di Ken Kesey)
Cast: Jack Nicholson, Louise Fletcher, Brad Dourif, William Redfield, Danny DeVito
Musica originale: Jack Nitzsche
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Randall McMurphy (Jack Nicholson) è un delinquente “di mezza tacca” che entra ed esce dal carcere. All’ennesimo processo, questa volta per stupro, decide di fingersi malato di mente per evitare i lavori forzati e scontare così una pena di 90 giorni in un istituto psichiatrico. Comincia così il suo viaggio senza ritorno, ma questo lui ancora non lo sa… Si diverte a fare il suo “ingresso” nella clinica a passo di danza e baciando gli infermieri e ben presto, grazie alla sua carismatica personalità, getta lo scompiglio nell’istituto. Quest’ultimo è una specie di “lager” dominato dalla glaciale miss Ratched, una sorta di “lady di ferro” che impone una disciplina rigidissima che non ammette deroghe di alcun tipo. Non c’è spazio per la ribellione, e contro chi “sgarra” non si esita a ricorrere pratiche come l’elettroshock e la lobotomia, peraltro largamente diffuse all’epoca (il film è del 1975).
Randall si diverte a “sovvertire” questo ordine rigidissimo, a volte “punzecchiando” e prendendo in giro l’inflessibile miss Ratched, altre volte scherzando con gli altri pazienti, fino ad organizzare giochi d’azzardo, gite in barca “non autorizzate” e a portare, una sera, un paio di prostitute nella clinica.
Ma qui gli eventi precipitano: uno dei pazienti viene sorpreso dalla Ratched a letto con una di queste donne, e viene umiliato a tal punto da suicidarsi. Randall perde il controllo, mette le mani addosso all’infermiera e la strozza, arrivando quasi ad ammazzarla. Naturalmente sarà ritenuto altamente pericoloso e sottoposto a lobotomia… ma un enigmatico pellerossa, con il quale aveva stretto amicizia e che si fingeva sordomuto, non sopportando di vedere il suo amico ridotto ad un vegetale senza alcuna possibilità di recupero, decide di “restituirgli” la sua dignità soffocandolo, di notte, con un cuscino. Quindi sfascia una vetrata e fugge verso quella vita che gli era sempre stata negata e che in parte si era negato lui stesso, non avendo mai avuto, prima, il coraggio di “rischiare” di uscire da quella realtà… come del resto la maggior parte degli “ospiti” della struttura, spaventati da quello che avrebbero trovato “fuori” e preferendo invece vivere, come in un rifugio, in un “microcosmo” che, pur con le sue aberrazioni, rappresentava per loro una rassicurante realtà fatta sempre degli stessi gesti, dei trattamenti ripetuti ad “orari fissi” e dalla presenza della “grande madre” Ratched che, seppure in modo “perverso”, si prendeva cura di loro. Randall sacrificherà, seppure involontariamente, la sua vita per salvare quella degli altri, e la sua lezione non rimarrà senza seguito.
Ho visto questo film, per la prima volta, all’età di sei anni… (per la serie “fim adatti ai bambini”), ma ricordo molto bene le impressioni devastanti che mi lasciò… Sapevo che esistevano i manicomi, ma la scena in cui il pellerossa entra nella stanza in cui Randall è stato messo dopo l’operazione, e gli scopre la fronte mostrando i segni della lobotomia ce l’ho ancora avanti agli occhi. L’ho rivisto a venticinque e le stesse impressioni sono state ancora più forti… ancora oggi è uno dei film che rivedo più volentieri e non esito a definire un capolavoro.
Oltretutto, uno dei suoi meriti è quello di essere uscito nelle sale, mostrando per la prima volta cosa succedeva “dentro” un manicomio, proprio in un periodo in cui infuriavano violente polemiche e discussioni circa la validità dei “metodi” adottati fino ad allora dalla psichiatria “ufficiale” (come dicevo prima, abbondavano elettroshock e lobotomie), polemiche e discussioni che porteranno, in Italia, all’adozione della famosa e controversa “legge Basaglia” sulla chiusura dei manicomi.
Tra le varie interpretazioni del film, c’è anche quella che vuole vederlo in chiave di “metafora del potere”, dove l’inflessibile miss Ratched rappresenta l’ordine costituito e Randall il sovversivo che cerca di ribellarsi alle regole prefissate, anche a costo della sua stessa vita (in realtà, secondo me, era semplicemente inconsapevole delle conseguenze a cui avrebbe portato il suo “gioco”…).
Non è esattamente il tipo di film consigliato a chi vuole passare una seratina “leggera”, ma se per caso avete voglia di riflettere… è una pellicola che di spunti ne offre in quantità! Assolutamente fantastico Jack Nicholson, al suo primo ruolo “importante”, ma la “comprimaria” Louise Fletcher, nella parte di miss Ratched, non gli è da meno! La regia di Milos Forman è sobria e per nulla “ridondante”, cruda senza essere “macabra” e rende alla perfezione il messaggio lasciato da Ken Kesey, che scrisse il libro da cui è tratto il film una decina di anni prima.
Andrea Del Gaudio Novembre 2003
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