Recensione film horror Saw 3

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Locandina del film horror Saw 3Regia: Darren Lynn Bousman
Sceneggiatura: Leigh Wannell
Attori: Tobin Bell, Shawnee Smith, Donnie Wahlberg
Produzione: U.S.A. 2006
Durata: 107′
Note: Vietato ai Minori di anni 14

Voto: 4/10

Che il cinema horror sia cambiato non è una novità. E non lo è neppure la sensazione che ai film horror degli ultimi anni manchino quegli autentici tocchi di genio che hanno reso alcune pellicole del passato capolavori eccelsi, oltre il tempo e lo spazio.

C’è stato un gran fiorire di pellicole realizzate pescando prevalentemente nell’immaginario orientale, come “The Ring” e affini, ad esempio, caratterizzate dalla presenza di elementi soprannaturali, che si manifestano all’uomo come qualche defunto non troppo soddisfatto della vita ultraterrena.

Altri film, invece, come quelli della saga di “Saw“, appunto, non abbandonano la realtà e stimolano il nostro desiderio, un po’ voyeuristico di spiare, attraverso un nuovo obiettivo, altri esseri umani che devono misurare se stessi in prove estremamente sanguinolente e cruente.

L’obiettivo della macchina da presa, focalizzato sull’uomo, precisamente sull’uomo a confronto forzato con se stesso, permette allo spettatore di guardare attraverso un altro obiettivo, per scoprire che la paura può attecchire anche in contesti per così dire “urbani” e “umani”.

Come è stato già reso noto nei capitoli precedenti, il fine delle macchinazioni di Mr. Jigsaw, a cui non mancano né ingegno, né arte di arrangiarsi, è quello di dare una seconda chance ad uomini che, a suo insindacabile giudizio, non apprezzano il valore della vita. O seconda chance con tortura, o morte. Atroce.

Nel corso del tempo il caro enigmista ha trovato nella giovane Amanda, ex-tossicodipendente e che ha imparato la lezione, una ipotetica erede, che gli spettatori hanno potuto apprezzare da vicino nel secondo episodio della saga.

Questo terzo capitolo si apre con il povero Jigsaw ridotto a letto da un tumore senza speranza, il quale tuttavia non gli ha tolto il gusto di mettere alla prova ancora qualcun altro, come, ad esempio, un padre alcolizzato e rancoroso per la morte del figlio.

L’organizzazione del gioco è affidata ad Amanda, che non sa di essere a sua volta sotto esame per vari motivi. Il suo fallimento e il prevalere delle sue debolezze produrranno un sanguinoso effetto domino, che, a dire il vero, non crea più di tanto sconcerto e che, soprattutto, lascia aperta la possibilità di orchestrare un nuovo film.

I 107 minuti della pellicola si fanno sentire e la noia regna sovrana soprattutto nel finale. Molti sono i flashback inseriti nel plot, il cui scopo dovrebbe essere quello di fornire una adeguata spiegazione al comportamento emotivo e instabile di Amanda. Tali digressioni, tuttavia, non sortiscono l’effetto chiarificatore sperato, anzi. Le evidenti falle nella sceneggiatura rendono il dipanarsi della storia un percorso tortuoso, troppo tortuoso.

D’altro canto Mr. Jigsaw aveva già abituato i nostri palati ad una crudeltà e ad un sadismo tali che le invenzioni messe in atto a torturare i malcapitati non riescono nell’effetto di disgustosa sorpresa di sempre. Forse perché la telecamera inquadra poco la telecamera e allo spettatore la falsa pretesa di dare spessore psicologico ai personaggi non interessa più di tanto.

Il primo episodio geniale. Poi la noia è diventata il grande nemico della paura.

Black Dahlia, 03.08.2007

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