Recensione film horror Saw 2, La Soluzione dell’ Enigma

Recensioni

locandina del film horror Saw 2: La Soluzione dell'EnigmaRegia: Darren Lynn Bousman
Soggetto e sceneggiatura: Darren Lynn Bousman e Leigh Wannell
Cast: Donnie Wahlberg, Shawnee Smith, Tobin Bell
Produzione: Lions Gate Films Inc. e Twisted Pictures
Nazione: U.S.A., gennaio 2006

Voto: 8.5/10

Dopo il falso allarme novembrino costituito dal film “Nickname: Enigmista” , ecco che il 5 gennaio 2006 esce nelle sale italiane “Saw 2“, a cinquantuno settimane di distanza dal primo episodio, “Saw, l’enigmista” , che è stato etichettato giustamente come la rivelazione dell’anno in campo horror.
Ricalcare le orme del successo del primo film non era per niente facile, ma chiariamo subito le cose, secondo me ci sono riusciti bene e sono convinto che l’inevitabile terzo capitolo della saga saprà darci ancora tante emozioni.
La parabola realizzativa del primo episodio raccontava di James Wan e Leigh Wannell che si conoscono al college e pensano al soggetto di Saw e dopo anni di studi e carriere separate si ritrovano e realizzano coi soldi della Evolution Entertainment il loro progetto.
Per quanto riguarda la produzione del secondo film invece si narra di Darren Lynn Bousman che pensa ad una sceneggiatura tutta sua e che viene invitato ad accettare la collaborazione di Leigh Wannell per adattare la sua storia a seguito di “Saw“, grazie ai soldi della Lions Gate Films Inc…e vissero tutti felici e contenti.
Come già successo in precedenza per Final Destination, questo sequel ripropone esattamente la formula del suo predecessore, inserendo ovviamente varianti ad effetto e colpi di scena multipli in modo da riuscire a fregare anche il più scafato degli spettatori.

Il serial killer “Enigmista” non ha intenzione di fermare la sua opera di “recupero pecorelle smarrite”, che, per chi non lo sapesse, consiste nello scegliere persone che dimostrano di non apprezzare la vita e metterle di fronte alla morte in modo da far scattare in loro la molla che permette di vivere ogni minuto come se fosse l’ultimo e gustare ogni attimo della propria vita come se fosse unico.
In questo seguito ci viene anche raccontato da lui stesso il momento in cui ha fatto sua questa missione e il motivo che l’ha spinto a fare tutto questo (e in questa scena state molto attenti al nome del dottore, non vi viene in mente niente?!).
L’enigmista è dunque sempre più vicino alla morte, ma anche sempre più affamato di anime “on the road to perdition” che hanno bisogno di una guida per tornare sulla retta via, ed è per questo motivo che rinchiude in una casa una rosa di personaggi molto diversi tra loro.
Fortunatamente non li rinchiude e li monitora a puro scopo ludico in stile GF, ma li mette alla prova nel suo stile, mette ciascuno di fronte a delle scelte di vita o di morte, costringe ognuno di loro ad affrontare le proprie paure e a disseppellire i propri scheletri nell’armadio, perché l’enigmista non è mica un serial killer qualsiasi, lui studia a tavolino ognuna delle sue vittime, sa dove colpirle, conosce ogni loro futura mossa!

Un serial killer però non si diverte se non intavola una sfida con il detective di turno e stavolta tocca a Eric Matthews, un investigatore dall’aria stanca e poco avvezzo a seguire alla lettera le procedure nello svolgimento del suo compito; Eric insegue l’enigmista da parecchio tempo e il messaggio personale trovato sulla scena dell’ennesimo efferato delitto è molto chiaro “Look closer detective Matthews”.
L’enigmista gli lancia la sfida e lui risponde, ha un’illuminazione durante il dormiveglia e scova il suo nascondiglio; ma trovare l’enigmista non risolve niente, perché le persone rinchiuse nella casa delle torture hanno i minuti contati e il serial killer è proprio un gran bastardo, con il suo fare pacato e le sue frasi sibilline non ci mette molto a far incazzare il detective Matthews, dato che uno dei rinchiusi è proprio suo figlio adolescente.
Da un lato lo spettatore assiste all’avvincente sfida a tavolino tra il serial killer ed il detective e dall’altra osserva tutto quello che succede nella casa degli orrori, cioè una truppa di disperati che viene istruita sui modi e gli scopi dell’enigmista dall’unica ragazza che nel primo film era sopravvissuta alla sua ira.
Gli otto prescelti iniziano a trovare chiavi, bigliettini, audiocassette destinate ad ognuno di loro, fanno i conti con la crudeltà dell’enigmista, ma soprattutto con il dubbio che uno di loro sia complice dell’enigmista…

La sceneggiatura di Darren Lynn Bousman e Leigh Wannell ha dunque il merito di aver ripreso la formula di “Saw” riuscendo a proporre dei cambiamenti interessanti e ad inserire dei colpi di scena inattesi; insomma, mi hanno fregato anche stavolta, perché i due colpi di scena più importanti sono davvero ben congegnati e sono riusciti a tenere alta la tensione per l’ora e mezza abbondante della durata senza inserire troppe scene riempitive che alla lunga stancano; permettermi una critica alla coppia di sceneggiatori: hanno fatto cilecca sulla caratterizzazione dei personaggi rinchiusi nella casetta, perché hanno delle personalità un po’ troppo stereotipate e comunque poco approfondite.
La regia di Bousman è sulla stessa frequenza di quella di James Wan, perché comunque si possono notare interessanti passaggi di inquadratura dall’inizio alla fine e ci sono anche delle scelte di montaggio veramente azzeccate.
Sul fronte del cast, non ci sono grandi nomi, come era successo per il primo episodio; stavolta il budget è stato di 4 milioni di dollari, ma comunque  immagino non si sia spesa una grande fetta di questi soldi per pagare gli attori, primo perché il nome di punta è Donnie Wahlberg (che non è certo Brad Pitt) e secondo perché comunque nessuno degli attori principali lascia il segno.

Insomma “Saw 2, la soluzione dell’enigma” è un film davvero ben fatto, che potrebbe deludere quelli che si aspettano una formula del tutto originale rispetto a “Saw“, ma che non mancherà di soddisfare quelli che si fanno venire gli occhi rossi a furia di guardare film horror… e aspettatevi “Saw 3“, magari a gennaio 2007.

Adriano Lo Porto 14.02.2006

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