Recensione del film Saw : L’Enigmista
Regia: James Wan
Sceneggiatura: Leigh Wannell
Attori: Cary Elwes, Leigh Wannell, Danny Glover
Produzione: U.S.A. 2004
Durata: 100’
Voto: 9/10
Domenica sera si va al cinema e la scelta è tra un ventaglio ristretto di film l’epico Alexander che dura tre ore, il thriller fantapolitico Spartan che sa tanto di Manchurian Candidate, l’horror The Grudge la cui genesi è più complicata delle varie paternità di Diego Armando Maradona e infine questo Saw – L’enigmista, che nessuno di noi sapeva cosa fosse, ma che ha vinto il confronto con gli altri tre film che ci eravamo proposti.
Il rischio che fosse solamente un altro tassello dell’enorme puzzle di delusioni che ci offre il cinema americano che calca le vie del genere thriller-horror era davvero molto alto, ma credo di poter dire con certezza che questo è uno dei migliori film sfornati nel nuovo millennio tra quelli appartenenti a questo genere.
La pellicola si presenta con delle immagini un pochino difficili da interpretare (alla fine saprete cos’era quella cosa che luccicava nell’acqua), ma si capisce subito che il nostro Adam, un voyeur con l’ovvia passione per la fotografia, ha fatto arrabbiare qualcuno.
Lo si capisce perché si trova in un bagno arrugginito e decadente, legato con una catena molto resistente alle tubature e in più è tutto buio e sente dall’altro capo della stanzetta un’altra voce, calma, suadente e anche un po’ inquietante.
Ma il regista sta solo giocando un pochino con lo spettatore, perchè l’altra “voce” fa scattare l’interruttore dei neon e dopo esserci immedesimati grazie al gioco delle telecamere negli occhi di Adam che dal buio passano in modo devastante ad una luminosità invadente, scopriamo che questa “voce” è di un altro ostaggio.
Si tratta del dottor Gordon, primario (o forse no) di cardiologia, con una moglie molto carina ed una bimba molto affettuosa.
Ma cosa ci fanno questi due legati alle tubature di una toilette in evidente stato di decomposizione?
Ecco che il regista ci mostra le indagini dei detective della sezione omicidi, un omone cinquantenne che ne ha viste tante nella sua vita e un giovane orientale che ben si completano nell’ordinario sporco lavoro di due detective della omicidi.
Il loro caso stavolta è molto difficile, perchè c’è un folle che si diverte a giocare con le sue vittime, anzi, con i suoi ostaggi, visto che lui non uccide nessuno.
Ma come sceglie i suoi ostaggi? Quest’uomo (visto che tecnicamente un’omicida non è) prende delle persone che per diversi motivi non riescono più ad apprezzare la vita, non riescono a dare un valore consono a tutto quello che hanno e grazie a questa esperienza che lui fa loro provare devono riuscire a riconquistare i veri valori della vita.
I metodi con i quali minaccia e tortura, oppure guarisce e redime (a seconda dei punti di vista) le sue vittime sono davvero crudeli e spietati, ma ve li lascio scoprire con la visione.
La vicenda dei due ostaggi nella toilette si svolgerà parallelamente alle indagini dei due detective, anche se il regista gioca un pò con lo spettatore per quanto concerne la sequenza cronologica del racconto.
Parlando di regia, vorrei soffermarmi sulla caratteristica più visibile del lavoro svolto da James Wan e cioè la ridondanza di alcune immagini che a lungo stanca lo spettatore.
Mi spiego meglio, è cosa ormai abusata quella di mostrare due o più volte una stessa scena da diversi punti di vista per rivelare allo spettatore nuovi ed inaspettati particolari dell’inquadratura, ma quando questo meccanismo non ha questo particolare scopo, la riproposizione degli stessi dieci secondi di pellicola per quattro o cinque volte è veramente stancante e risulta solamente in un intuile annacquamento della lunghezza del film.
Altro appunto da fare al regista è quello che, alla lunga, il montaggio frenetico e centrigufo di immagini può portare al rovesciamento per via orale di quegli odiosi pop corn che stanno invadendo le nostre sale e che sebbene questo accorgimento faccia molto fashion, perché i giovani sono abituati ai videoclip e alla vita frenetica e senza pause, è bene ricordare che non se ne può abusare!
Tornando alla trama, è molto interessante notare come gli sceneggiatori abbiano curato lo straordinario (nel senso etimologico del termine, ovvero fuori dall’ordinario) rapporto che si viene a creare tra i due prigionieri delle tubature dell’acqua.
Lo spettatore in questo rapporto svolge un ruolo privilegiato perché il regista gli permette di conoscere i segreti che ognuno dei due non rivela all’altro e di godere di questa sua posizione quando il rapporto fa la spola tra la confidenza e l’inimicizia, tra la complicità e l’antagonismo.
Chi tira le fila di questo rapporto è la personalità più approfondita, ma meno descritta, del film; il nostro pseudo serial killer (pseudo perché non uccide nessuno, ripeto) è descritto amabilmente attraverso le scelte delle sue vittime, la scelta dei suoi enigmi, della sua caccia al tesoro, dei suoi crudeli giochetti.
Alla fin fine non si può che dedicare un sorriso beffardo a questo enigmista (non in quanto fa l’enigmistica come mia nonna, ma in quanto elargitore di enigmi), tanto per i suoi scopi, quanto per i suoi mezzi.
Eccezion fatta per Danny Glover, che interpreta il detective più anziano, e per Monica Potter, ruolo secondario della moglie del dottore, gli altri attori (Leigh Wannell, Cary Elwes, Tobin Bell, Ken Leung) mi risultano completamente sconosciuti.
Il vero fautore di questa pellicola è proprio uno di loro, Leigh Wannell, che interpreta il giovane Adam, il voyeur incatenato alle tubature, che oltre ad essere attore della pellicola, ne ha scritto soggetto (insieme al regista) e sceneggiatura (da solo).
I protagonisti del film non sono molti e credo che nemmeno per le locations i produttori abbiano dovuto sborsare molti soldi; questa scarsa dotazione di dollaroni sonanti si nota anche nell’insistenza pubblicitaria nella media (non certo un fenomeno mediatico come The Village o Shrek 2), per questo ho scritto quest’opinione, perché essendo uno di quei film che al cinema passa quasi inosservato, volevo provare ad alzare le sue quotazioni; se riuscirò nel mio intento, andrò a chiedere al signor Wan un euro per ogni persona che ho convinto a vederlo!!
Adriano Lo Porto 19.01.2005
Argomenti Correlati: Saw: L’enigmista – Saw 2 – Saw 3 – Saw 4