Recensione film horror Poltergeist, presenenze demoniache
Regia: Tobe Hooper
Sceneggiatura: Steven Spielberg, Michael Grais, Mark Victor
Attori: Craig Nelson, JoBeth Williams, Oliver Robins, Heather O’Rourke, Michael McManus, Zelda Rubinstein, Dominique Dunne.
Produzione: U.S.A. 1982
Durata: 113′
Note: Vietato ai minori di 14 anni
Voto:8/10
Una tranquilla famigliola americana, Steve e Diane Freeling con i loro tre figli (due femmine e un maschio) si trasferisce nel quartiere residenziale di Cuesta Verde… ma “chi lascia la vecchia strada per la nuova sa quel che lascia ma non sa quel che trova”…e mai come in questo caso la saggezza popolare è ottima consigliera: i cinque, infatti, loro malgrado, si dovranno destreggiare tra oggetti volanti, sedie vaganti (che inizialmente divertono Diane) alberi assassini, cimiteri “latenti”, e soprattutto televisori “abitati”. La piccola di casa, infatti, la biondissima Carol Anne, inizierà a chiacchierare con il televisore, spesso anche dopo che la programmazione è terminata… i familiari attoniti non sanno darsi una spiegazione…che succede? Forse Carol Anne è “semplicemente” sonnambula? Lei dice che parla con “quelli della televisione”…chi sono? Purtroppo per i Freeling Carol Anne non intrattiene le sue conversazioni con Marlon Brando o con i personaggi di “Happy days”, ma la piccina comunica attraverso “la scatola” (ahimè allora i televisori erano fatti ancora con il tubo catodico) con gli animi irrequieti dei defunti, bramosi di tornare a vita terrena. Improvvisamente Carol Anne sparirà inghiottita dal televisore. Per farla tornare da quella dimensione intermedia, limbo tra la vita e la morte ci vorranno tutto l’amore e la fatica dei suoi genitori accompagnati da una stramba medium e da tre esperti in parapsicologia.
Ma ciò non basta: ancora più incattiviti i Poltergeist (parola di origine tedesca che letteralmente si traduce con “spirito chiassoso”) si mostrano anche fisicamente: ed ecco allora che i corpi senza vita che (non) riposavano in un cimitero sottostante la casa emergono improvvisamente dal suolo. Si scoprirà, infatti, che sotto le case di Cuesta Verde c’era una vera e propria necropoli indiana lasciata lì da un costruttore senza scrupoli, collega di Steve, il quale aveva edificato ma per risparmiare sulle spese del terreno aveva pensato bene di spostare solo le lapidi.
Tobe Hooper con la regia di “Poltergeist – demoniache presenze” risale un po’ la china della sua carriera, in ripida discesa dopo una serie di passi falsi successivi alla sua prima insuperabile opera “Non aprite quella porta“, la mano di Steven Spielberg, ufficialmente in veste di produttore, ma è noto che c’è del suo anche nella gestione tecnica, fa il resto.
Il film, infatti, nonostante una trama piuttosto povera, ben districandosi tra critica sociale, effetti speciali d’avanguardia (verso la fine forse un po’ eccessivi) una buona di dose di tensione e tanto gore (va citata la scena in cui Diane praticamente “nuota” in un lago di cadaveri, sequenza che ritroviamo nell’85 in “Phenomena“), riesce a crearsi uno spazietto tutto suo nel “parterre” del cinema horror, distinguendosi dagli altri (non dimentichiamoci che è il 1982, proprio il periodo in cui prendeva piede la proliferazione dello splatter-movie, dello stesso anno è il principe del genere, “La casa“) e diventando così uno dei classici horror anni ’80.
La pellicola, infatti, presenta situazioni che riflettono condizioni reali ed è piena di spunti e tematiche che usa coerentemente e senza strafare. Primo esempio fra tutti la scelta del televisore come luogo da cui comunicano gli spiriti. Ancora una volta gli animi di vite rabbiose per i loro scopi puntano l’obiettivo sui bambini (e chi si scorda della dodicenne Regan de “L’esorcista”?) e quale miglior mezzo per attirarli se non la televisione?! Protagonista indiscussa del secolo scorso, spesso migliore compagna di giochi dei più piccoli, alle vecchie cantine buie i bimbi non ci credono più, alle chiese sconsacrate e ai cimiteri tanto meno… di un televisore, invece, qualunque bambino si fiderebbe ciecamente. Atro argomento esplicitamente e aspramente criticato, le speculazioni edilizie. Le manifestazioni spiritiche sono, in fondo, le fatali conseguenze dell’avidità e dell’egoismo del costruttore.
Impeccabile il cast. Zelda Rubinstein calza a pennello il ruolo di medium e Heather O’Rourke (Carol Anne) è perfetta così come JoBeth Williams (Diane Freeling) e tutti gli altri attori.
Una grande conferma di come con un budget ridotto si può girare un bel film che oltre vent’anni dopo non perde carattere. Da vedere.
Infine, due parole sulla celebre leggenda che vuole “Poltergeist – demoniache presenze” un film “maledetto” (fama che non ha fatto altro che accrescere la sua popolarità). Purtroppo la lista è lunga: la prima a incontrare sorte sfortunata fu Dominique Dunne (interpretava la figlia più grande Dana) che morì strangolata dall’ex-ragazzo, dopo di lei toccò a Heather O’Rourke: se ne andò nel 1988 per un’infezione intestinale, inoltre, durante le riprese del secondo e terzo sequel si verificarono altri due decessi. Per non parlare delle storie (la cui veridicità non è mai stata accertata) che circolano intorno a ciò che avvenne durante la lavorazione del film: feriti, esorcismi, incendi…e in questi casi si sa, il confine tra verità e pubblicità è davvero molto labile.
Clementina Zaccaria 30.11.2007