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DURATA: 90 min.
ANNO: 1980
REGIA: Lucio Fulci
SCENEGGIATURA: Lucio Fulci, Dardano Sacchetti
MUSICA: Fabio Frizzi
CAST: Christopher George, Janet Agren, Carlo De Mejo, Antonella Interlenghi, Giovanni Lombardo Radice, Daniela Doria, Catriona MacColl, Fabrizio Jovine
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Voto: 7.5/10
TRAMA: Siamo nella misteriosa città di Dunwich, nel Massachussets. Misteriosa perché le strade di questa città sono continuamente frustate da un forte vento, la nebbia invece la fa da padrona in ogni dove.
Pare che la cittadina sia stata costruita sulle antiche rovine di Salem, la città del male e delle streghe, ma non ci crede nessuno, in fondo sono solo stupide leggende.
Padre William Thomas (Fabrizio Jovine) non la pensa così. Nonostante sia un prete, un uomo del Signore, egli è dedito al male e alle pratiche sataniche. Una mattina, passeggiando pensieroso nel cimitero cittadino, Padre Thomas decide di impiccarsi. Non sa (oppure si?) che in questo modo si apriranno le porte dell’inferno. Esse si trovano proprio a Salem! (e te pareva?)
Nel medesimo istante, a New York, si sta tenendo una seduta spiritica. La presiede una maga di fama mondiale, dalle teorie fataliste, autrice di un libro sul male: l’ “Enoch”. Alla seduta partecipa anche la veggente Emily (Catriona MacColl..poteva mancare?). La ragazza “vede” il prete compiere l’orribile gesto suicida, “vede” il male che ne scaturirà e, per lo shock, le viene un infarto.
In realtà la ragazza non è morta, ma nessuno se ne avvede. E così Emily viene sepolta prematuramente. Per sua fortuna, dei pigrissimi dipendenti del cimitero lasciano la sua tomba alla luce del sole e un giornalista che passava di lì, Peter Bell (Christopher George), sentitala urlare, la libera.
Emily convince Peter di quello che sta succedendo, aiutata anche dalla maga, e i due decidono di partire alla volta di Dunwich. Obbiettivo: chiudere la porta dell’inferno. Tempo disponibile: hanno tempo fino alla notte di ognissanti, 48 ore, dopo di che i morti si riverseranno sulla terra e sarà la fine.
Nel frattempo, proprio a Dunwich, ne stanno succedendo di tutti i colori. Gente che muore di paura, cadaveri che scompaiono dall’obitorio (sulle proprie gambe ovviamente!), tragiche morti e altri eventi paranormali (specchi che scoppiano, pareti che si spaccano in due). Dietro ogni avvenimento c’è lo zampino di Padre Thomas, presenza demoniaca, che appare impiccato in ogni luogo, altre volte compie egli stesso gli omicidi. La gente del posto non crede però alle leggende, l’assassino imputato da tutti è Bob (Giovanni Lombardo Radice), lo spostato del paese.
Solo l’incredulo Gerry (Carlo De Mejo), psichiatra, e Sandra (Janet Agren), una sua paziente, capiscono la situazione. Riescono anche ad uscire indenni da diversi incontri ravvicinati con gli “zombie”…
Ce la faranno i due gruppetti ad unirsi e a sconfiggere il male, o i morti cammineranno sulla terra?
COMMENTO TECNICO: Con questo film Fulci comincerà a farsi un nome tra gli appassionati dell’orrore (soprattutto all’estero). Al suo secondo approccio con il genere horror, il primo è Zombi 2 del 1979, il regista romano colpisce infatti nel segno, realizzando davvero una bella pellicola.
Si tratta del primo di tre film che Fulci realizzerà nel giro di due anni (’80-’82): “Paura nella Città dei Morti Viventi”, “L’Aldilà” e “Quella Villa Accanto ali Cimitero”. Tutti e tre sono ormai diventati dei must per gli appassionati e i seguaci dell’Artigiano potrebbero passare ore discutendo su quale sia il migliore. Io preferisco non sbilanciarmi!
Si comincia subito con una delle scene più famose e più belle della storia del cinema horror. Padre Thomas si aggira in un cimitero spettrale con gli occhi vuoti, sembra un morto. Ad accompagnarlo un fortissimo vento autunnale e un paesaggio triste. In sottofondo la colonna sonora ossessiva e inquietante di un ispirato Frizzi, la fotografia è impeccabile. Il prete adocchia un ramo, rimane quasi ipnotizzato mentre lo fissa…poi, senza motivo apparente, si impicca. Tutto in rigoroso silenzio, senza una parola. Da vedere e rivedere.
Proseguendo si arriva a un’altra scena agghiacciante: il momento in cui la ragazza si sveglia nella bara e si rende conto di essere stata sepolta. Sequenza angosciante e claustrofobica a dir poco…per non parlare del momento in cui viene salvata, con il giornalista che abbatte disperatamente un piccone sul coperchio della bara, sfiorandole prima il viso, poi lo stomaco, poi nuovamente il viso. Ancora da vedere e rivedere.
Insomma, le premesse ci sono tutte.
La trama è come al solito sciocca, trita e ritrita, ma chi ci fa caso nei film di Fulci? Per una volta addirittura la sceneggiatura non è arrabattata e, miracolosamente, i profili mentali dei personaggi sono abbastanza delineati. Ahimè i personaggi principali sono talmente tanti, che sarebbe stata dura fare di meglio, di questo bisogna darne atto a Fulci, che si rifà dietro alle cineprese, mettendoci al cospetto del suo ottimo stile composto di accurati grandangoli alternati ad esagerati primi piani (frequentissimi, soprattutto quelli degli occhi), e condito con sfocature e inquadrature a sorpresa. Se ci aggiungete la fotografia ben curata e la colonna sonora a effetto di cui si è parlato in precedenza, tenendo conto degli anni in cui è stato girato..e soprattutto del budget a disposizione, si ottiene un gran bel film.
L’ALTRA FACCIA DELLA MEDAGLIA: Trama a parte, come tutti i film, anche questo ha i suoi punti deboli. Il principale problema ravvisato dai palati fini, è il fatto che Fulci lo ha riempito di troppe scene cruente, rendendolo in assoluto il suo lavoro più violento. Impiccagione a parte, si vede di tutto: piogge di vermi, lacrime di sangue (fantastiche), una testa trapanata da parte a parte, cuoi capelluti strappati con relative cervella che fuoriescono, fino ad arrivare alla famigerata ragazza che vomita le interiora. Nella stessa scena fa una comparsata il futuro regista Michele Soavi, giusto il tempo di farsi strappare la testa.
Ha due facce anche il finale (siamo alle solite, chi non vuole rovinarsi la sorpresa, salti le prossime quattro righe!!!): inizialmente delude assai, poiché il prete cattivo viene “eliminato” fin troppo facilmente, in seguito si rifà in parte, lasciando lo spettatore in sospeso..perché il sorriso soddisfatto di Emily si è tramutato all’improvviso in grida spaventate? Chi lo sa…
MUSE ISPIRATRICI: Fulci era indubbiamente un appassionato di gotico e di classici della letteratura horror, e non lo nascondeva nemmeno.
Chi ha letto Lovecraft non avrà potuto fare a meno di collegarlo alla città di Dunwich!! Personalmente me la immaginavo proprio come ce la presenta il regista: una cittadina di provincia al limite della ghost-city, oscura e silenziosa, attraversata dalla nebbia, non un’anima viva che passeggi per le strade.
Sempre da Lovecraft arriva l’idea del prete malvagio, mentre ci dobbiamo rivolgere a Poe per trovare l’idea della sepoltura prematura.
CURIOSITA’: Lucio Fulci ha numerosissimi proseliti soprattutto negli U.S.A. Sorvolando i gruppi Death Metal che dedicano alla sua memoria fin troppi album, inevitabilmente si finisce per menzionare Quentin Tarantino. Il regista hollywoodiano è sempre stato un grande fan del regista italiano (anche se il suo preferito rimane Mario Bava) e lo dimostra “citandolo” in diversi dei propri film. Nel primo “Kill Bill”, per esempio, ci sono ben due scene ispirate a “Paura nella Città dei Morti Viventi”: il volto di una giovane giapponese viene solcato da lacrime di sangue, mentre la tumulazione prematura di Beatrix è addirittura una delle migliori scene di questo Volume I.
AVVISO MEDIATICO: Ahimè, sul mercato il film è distribuito solo in due tipi di VHS: la prima è prodotta dalla Number One Video ed è tagliata di circa 25 minuti (tutte le scene truculente insomma), la seconda è targata Avo Film. Questa produzione ha la particolarità che ogni 22 minuti compaia sul vostro schermo la megascritta: “PRODOTTO DESTINATO AL MERCATO ITALIANO”; cosa che vi farà bestemmiare non poco. Poiché è altamente illegale consigliare il download di copie pirata da internet, vi consiglio di cercare tra i Dvd, magari sarete più fortunati.
Daniele Del Frate 20-11-2004
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