Recensione film horror Non Aprite Quella Porta

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locandinaRegia: Tobe Hooper
Sceneggiatura: Tobe Hooper, Kim Henkel
Attori: Marilyn Burns, Allen Danziger, Paul Partain
Produzione: U.S.A. 1974
Durata: 83’
Note: Vietato ai Minori di anni 18

Voto: 10/10

Sally ed il fratello invalido Franklin si recano in Texas, accompagnati dai tre amici Pamela, Jerry e Kirk, per controllare se anche la tomba del loro nonno è stata preda della follia di un profanatore di cadaveri; durante il viaggio però il furgoncino grigio su cui viaggiano rimane a secco e l’unico distributore che trovano ha terminato la benzina (guarda che caso…); ecco allora che i cinque ragazzi, oltretutto innervositi dall’incontro con un autostoppista pazzo e sadico che ha ferito Franklin ad una mano, decidono di rimandare il ritorno in città fino al prossimo rifornimento di benzina, appoggiandosi nel frattempo alla vecchia casa di campagna del nonno di Sally e Franklin, venditore di bestiame in un mattatoio.
Questa però non sarà una breve sosta come previsto, infatti vicino all’alloggio dei ragazzi abita una famiglia di cannibali, composta dal proprietario del distributore di benzina, dallo squilibrato al quale i protagonisti avevano dato un passaggio e da un individuo col volto coperto da una maschera di cuoio chiamato Leatherface, che usa una motosega come arma sulle sue vittime.

Era il 1974 e l’esordiente Tobe Hooper regalava al mondo “Non aprite quella porta”; il film, meraviglioso, avrebbe lasciato un indelebile segno nella storia del cinema e Leatherface sarebbe entrato prepotentemente nell’immaginario collettivo come uno dei peggiori boogeymen che il cinema abbia mai creato.
Il lungometraggio, infatti, è angoscia pura dal primo all’ultimo minuto, è un viaggio nella follia dell’estremo sadismo e riesce a raggiungere picchi di cattiveria mai eguagliati; assistiamo ad uno spettacolo allucinato, disturbante, eccessivo, trucido, ma tutto è spaventosamente realistico.
Lo spettatore, infatti, fin dall’inizio è catapultato in un’atmosfera malsana, torbida, snervante ed è immediatamente costretto a fare i conti col subdolo degrado dell’opprimente desolazione della periferia texana di epoca post-industriale. Subito arriva la consapevolezza di trovarsi davanti a un qualcosa che è diventato più grande della stessa società che lo ha generato, privo di una precisa forma fisica ma tangibile in ogni angolo e in ogni istante del film; partendo dall’incontro con uno sceriffo ubriaco che ghigna e blatera di avvenimenti taciuti, infatti, ciò che è il terribile rovescio della medaglia dell’avvento dell’industrializzazione diviene sempre più palese e scende sempre più verso il baratro fino ad arrivare alle pratiche cannibali di una famiglia di ex macellai del posto, dove poi però la povertà ed il grigiore lasciano il posto ad una follia agghiacciante senza limiti, e proprio quando lo spettatore pensa che sia stato toccato il fondo ecco che scopre che si può cadere ancora più in basso.

Hooper fa un uso geniale della macchina da presa puntando con maestria sulla prestanza fisica di Leatherface e sfruttando al massimo i primissimi piani della povera Sally, con delle inquadrature degne del miglior voyeur.
La sceneggiatura è semplice ma curata, particolarmente precisa la descrizione della dimora di Leatherface e famiglia, che riporta perfettamente in ogni dettaglio il feticismo cannibale dei quattro.
Buono il cast, rarità per un horror di basso costo, tra cui spicca la superba interpretazione di Marylin Burns (Sally).
Girato con un budget ridottissimo, “Non aprite quella porta” è la dimostrazione che gore e splatter non sono fondamentali per la riuscita di una pellicola, infatti, non si vedono mai vere e proprie carneficine, ma tutto è pericolosamente lasciato all’immaginazione dello spettatore.
Basato su un episodio realmente accaduto come preannuncia l’incipit del film, l’ispirazione fu data infatti dalle drammatiche gesta del maniaco omicida Ed Gein, “Non aprite quella porta” non vi lascerà certo indifferenti (personalmente è stato l’unico caso in cui per la prima volta non sono riuscita a proseguire): un cult nella storia della cinematografia vivamente sconsigliato alle persone facilmente impressionabili.
Il titolo originale del film è “The Texas Chainsaw Massacre”, che significa letteralmente “Il massacro texano con la motosega”,  sicuramente un titolo più appropriato alla storia, ma la distribuzione italiana pensò bene di stravolgerlo e da qui il celeberrimo “Non aprite quella porta”, che inoltre è anche una delle pellicole  preferite del maestro italiano dell’horror Dario Argento (e questo già è molto indicativo…)

Clementina Zaccaria 31.05.2006

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