Recensione film horror Nightmare 2 – La Rivincita

Recensioni

locandina Regia: Jack Sholder
Sceneggiatura: David Chaskin
Attori: Mark Patton, Kim Myers, Robert Rusler
Produzione: U.S.A. 1985
Durata: 83′
Note: Vietato ai Minori di anni 14

Voto: 3/10

THE MAN OF YOUR DREAMS IS BACK

Accantonata l’intelligenza? Spenta ogni sensibilità estetica? Dimenticato il cinema come arte? Determinati a un’esperienza soltanto ludica?

Il secondo episodio della saga di Fred Krueger è una pellicola destinata ad una proiezione domestica distratta e divertita: è un film eccezionalmente stupido, massacrato dall’assenza del genio del creatore dell’incubo di Elm Street, Wes Craven; incoerenze, errori, difformità e vuoti di sceneggiatura (pessimo lavoro per l’allora esordiente David Chaskin: fortunatamente, sparito), una regia sciatta e mediocre, un cast assemblato con negligenza impediscono altra percezione della pellicola che non sia assolutamente adolescenziale e del tutto disimpegnata. Che senso ha, allora, tornare a proporre al pubblico questo film, nella nuova edizione digitale? Semplice: la maschera di Robert Englund non ha bisogno di nient’altro che d’un manipolo di burattini per tornare a infestare il nostro inconscio. Non fa nulla che questo secondo capitolo sia d’una stupidità e d’un cattivo gusto degradante: il cultore della saga va in cerca dei nuovi, timidi accenni al passato dell’assassino che torna dal sogno, s’accontenta di qualche battuta e sopporta l’idiozia e l’incredibile mediocrità che albergano nella mente dell’autore dello script.

Detto questo, accenniamo alla trama e alla chiave di lettura principale.

Il liceale Jesse (Mark Patton) e la sua famigliola hanno da poco traslocato. In Elm Street. Nella casa in cui Nancy, soltanto cinque anni prima, aveva combattuto il Nero Signore dei Sogni. Jesse, all’oscuro della storia della sua nuova casetta, inizia ad avere incubi. Il primo inaugura il film: l’autista dello scuolabus è proprio il vecchio Fred (nella sequenza iniziale, Englund appare alla guida del pulmino senza trucco): ha una gran voglia di trascinare Jesse e due giovani biondine (ovviamente, estranee al resto dell’intreccio) nel deserto.

Jesse si sveglia gridando, e si ritrova a far colazione (almeno cinque pasti al dì, da quelle parti: qualcuno aveva ragione, questo film ne è prova inequivocabile) con mamma, papà e la sorellina. È un po’ sconvolto, ma s’illude che tutto sia finito là e si prepara per la scuola.

Lo sventurato giovanotto ha un principio di cotta (assai platonica) per la coetanea Lisa (l’esordiente Kim Myers) e una strana vocazione a bisticciare con l’atletico Ron (Robert Rusler). Parliamo subito chiaro: lo sceneggiatore ha avuto la “trovata” di giocare su una serie di odiose e pesanti allusioni all’omosessualità repressa di Jesse, che costellano il film offendendo semplicemente gli omosessuali, per via d’una serie di noiosissimi cliché e di non troppo velati simbolismi. Il messaggio, non troppo velato, è che Krueger prende ad infestare gli incubi di Jesse non soltanto perché il ragazzo abita nella casa che sorge sulla sua ex caldaia: Krueger sceglie Jesse per aiutare il ragazzo a uccidere l’oggetto del suo vero desiderio, o del suo turbamento.

Il primo a essere ucciso, nel consueto sogno-realtà, da un Krueger che s’è incarnato in Jesse, è il professore di educazione fisica: pescato in un locale gay, finisce fustigato (sulle natiche) e legato, nudo, sulle pareti delle docce della palestra. Il secondo è Ron: Jesse s’è rifugiato da lui, interrompendo il suo primo e unico contatto fisico con Lisa, lasciata perplessa e insoddisfatta sul pavimento; Ron non crede agli avvertimenti di Jesse (bofonchia qualcosa a proposito di come Fred possa possederlo, all’improvviso, e via dicendo) e finisce sventrato. Uno spettatore attento osserverà che, nella successiva, grottesca scena del massacro nel party, Jesse-Krueger uccide esclusivamente ragazzi.

Morale della favola: il Krueger della pessima coppia Sholder-Chaskin è un assassino che alberga nell’inconscio d’uno e d’un solo adolescente, e uccide quel che è “proibito” desiderare. Ossia: persone dello stesso sesso.

Dimenticate quindi la profondità e l’intelligenza dell’esordio di Wes Craven: osservate questo secondo episodio soltanto se l’esordio davvero v’aveva stupito, affascinato e rapito, e cercate di non pensare. Pensare rovina tutto, in circostanze come questa.

***

Un solo frammento del passato di Fred viene rivelato: e ciò avviene quando Lisa porterà Jesse nella dismessa e diroccata centrale elettrica, dove Krueger lavorava molti anni prima – all’epoca dei suoi omicidi. Con sé ha un giornale dell’epoca, che parla della fine dell’incubo dell’assassino di bambini.

In questo episodio, registriamo diversi poltergeist (memorabile quello nella palestra, prima della sadica uccisione del professore), trasparenti casi di possessione diabolica, un goffissimo omaggio a “Gli Uccelli” di Hitchcock, un embrionale tentativo di suggerire che il guanto con gli artigli di Fred può valere come principio della possessione, se indossato.

Drammaticamente idiota il casuale ritrovamento del diario di Nancy, in camera di Jesse: è chiaro che gli attori stanno sfogliando pagine bianche. E che il “contenuto” è misero e pleonastico sul serio. Ma ribadisco: di questa sceneggiatura-colabrodo è bene non parlare nemmeno. Trascurabile, quindi, la tecnica d’uccisione dell’immortale Fred: del resto, è del tutto confusa (in parte, Lisa si convince di non dover aver paura di quel che non esiste; in parte, ripete a Jesse “nascosto” “dentro” Fred che lo ama).

***

Morale della favola: Robert Englund, e basta. Peccato.

Gianfranco Franchi (Lankelot.com) Dicembre 2004

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