Recensione film horror Nickname: Enigmista
REGIA: Jeff Wadlow
SCENEGGIATURA: Jeff Wadlow, Beau Bauman
MONTAGGIO: Seth Lewis Gordon
FOTOGRAFIA: Romeo Tirone
MUSICHE: Michael Wandmacher
FOTOGRAFIA: Romeo Tirone
CAST: Julian Morris, Lindy Booth, Jon Bon Jovi, Jared Padalecki, Sandra McCoy, Kristy Wu
DURATA: 90 min. (U.S.A. 2005)
Voto: 7/10
Il 14 Gennaio 2005 usciva nelle sale italiane “Saw- L’enigmista“, apparentemente uno dei soliti thriller-horror della lunga serie post-Scream, rivelatosi invece un ottimo thriller con gli attributi, una “storia malata” con un finale incredibile, un film dall’alta tensione perpetua.
E allora che ti fa la Eagle Pictures?! Ovviamente cerca di sfruttare in qualche modo il successo di quel film e fa uscire a distanza di 10 mesi un film dello stesso genere, ugualmente valido e poi scopriremo per quali motivi, e lo lega al famoso “Enigmista“, nonostante “Cry_Wolf” (questo il titolo originale del film”) non abbia niente in comune con questo, nè regista, nè attori, nè produttori, nè personaggi.
Ma, per un pubblico di basso profilo come quello italiano, non ci vuole molto a far credere il falso; basta cambiare il nome del killer da “Wolf” a “Enigmista”, basta trasformare i dialoghi in modo che il gioco preferito dai ragazzi dall’originale caccia al lupo (“Wolf”) diventi “il gioco dell’enigmista” e tutti si convinceranno che c’è un legame…
Il film comincia con una vittima che scappa nel buio dal suo carnefice, una ragazza terrorizzata che si nasconde tra le foglie, nel nero assoluto; il suo inseguitore setaccia i dintorni con una torcia, ma poi ne pensa una più del diavolo, le fa squillare il cellulare, BANG! Fuori la prima.
“Una ragazza è andata a letto con l’uomo sbagliato ed ora è scomparsa”, Dodger riassume abilmente la situazione al nuovo arrivato, Owen, un ragazzo dalla faccia pulita e dal passato oscuro, ma d’altronde alla Reparatory Academy di Westlake non è che passano molti santarellini.
E così Owen riesce subito ad ambientarsi alla Westlake grazie a questo primo incontro a bruciapelo con la terribilmente affascinante Dodger, ma anche grazie al buon rapporto che instaura con il compagno di stanza Tom, nonostante quest’ultimo dopo la prima stretta di mano gli confessi di essersi appena pulito il culo…
Il gruppetto di amici è formato da personaggi eterogenei, dall’atletico texano Tom, all’affascinante ed elitaria Dodger, poi c’è “la recluta” Owen, il piercingato Randall, la coppietta innamorata Mercedes e Jamie, l’orientaleggiante criticona e il finto alcolista ciccione.
E così già la prima sera, Owen è tirato nel gioco preferito da questi ragazzi, ovvero il gioco de “L’enigmista”; Dodger è il leader del gruppo, lei sceglie una persona e, nel buio totale della cappella, la marchia con il rossetto sul petto. Il gioco consiste nel paventare accuse ed argomentarle, l’accusato ha diritto alla difesa e al contrattacco. Poi il branco vota tra i due sospetti; insomma è un po’ difficile da spiegare ma è un gioco ad eliminazione molto intrigante, simile per certi versi al gioco dell’assassino che in Italia si fa con le carte.
Ma questo gioco ha un po’ stufato. Dodger decide di alzare il tiro, vuole coinvolgere tutto il campus in una mega caccia all’assassino, vuole convincere tutti quanti che il killer sia uno degli studenti e quindi scatenare una mega caccia all’uomo dentro il campus.
Così Owen e Dodger scrivono una mail molto dettagliata per mettere in allarme tutti gli studenti, una mail dove descrivono l’abbigliamento e il modus operandi del killer.
Ma si sa, lo scherzo è bello quando dura poco…
Il vero killer potrebbe anche incazzarsi…
Lo spettatore è spinto minuto dopo minuto a sospettare di tutti i protagonisti della vicenda, argomentando scena dopo scena le sue accuse e concedendo la difesa al proprio imputato, il quale si difende attraverso lo schermo.
Insomma Jeff Wadlow e Beau Bauman l’hanno pensata veramente bene questa sceneggiatura, hanno coinvolto lo spettatore in un gioco praticamente uguale a quello che fanno i ragazzi ad inizio film e questa secondo me è una “genialata”!
E poi comunque grazie allo script e ad alcuni accorgimenti di regia, sono diversi i sospetti, ma hanno tutti almeno un mezzo alibi, tutti hanno un movente, ma nessuno è convincente.
E il finale è proprio l’emblema di questa sceneggiatura ottimamente scritta: tutti i nodi vengono al pettine, tutto viene spiegato, tutto dimostrato, tutto ricondotto al nocciolo della questione…ma proprio quando tutto sembra risolto ecco un altro colpo di scena!
Sul versante degli attori devo dire che Jon Bon Jovi mi ha stupito positivamente nel ruolo del professor Walter; Lindy Booth colleziona, dopo Wrong Turn e L’alba dei morti viventi, un’altra presenza di genere, ma stavolta il suo fascino maledetto colpisce molto più che nei precedenti; infine la faccia pulita di Julian Morris è perfetta per il personaggio di Owen.
Una menzione va fatta alla fotografia curata da un italiano, Romeo Tirone, e anche per la colonna sonora, poco presente, ma emozionalmente determinante.
“Nickname: enigmista” si presenta come il seguito di “Saw – L’enigmista” e non lo è; si presenta come il solito film horror che coinvolge un gruppo di teenager in un luogo circoscritto come il campus e invece non ha quasi niente di usuario; è un thriller che fa l’occhiolino ai gialli vecchio stile, alle indagini intricatissime, alla regola del “trust no one”, piuttosto che ai sanguinosi horror; io lo consiglio vivamente a qualsiasi tipo di spettatore, perchè credo che la figura di spettatore-detective coinvolga davvero tutti una volta seduti davanti allo schermo.
Adriano Lo Porto 12.12.2005