Recensione film horror Memento
Regia: Christoper Nolan
Sceneggiatura: Christoper Nolan (tratta da un romanzo di Jonathan Nolan)
Cast: Guy Pearce, Carrie-Ann Moss, Joe Pantoliano
Origine: U.S.A., 2000
Distribuzione: Istituto Luce
Voto: 8/10
Leonard Shelby (Guy Pearce), sposato con una giovane donna, è un brillante detective di San Francisco. Si occupa dei casi più difficili per conto di una società di assicurazioni, indagando sulle richieste di indennizzo sospette.
Leonard Shelby, una vita normale, appunto.
Fino alla notte della tragedia. Qualcuno stupra e uccide la moglie. Portandogli via la memoria.
Leonard Shelby. Ha un solo scopo nella vita ora. Trovare l’assassino ed ucciderlo. Vendicare la sua donna.
Come se fosse semplice… infatti in seguito ad un colpo ricevuto al capo durante la colluttazione, Leonard ha perso la memoria a breve termine. Cioè ricorda tutto ciò che è avvenuto prima della tragedia (ha ancora la memoria acquisita), ma non ha la capacità di memorizzare ciò che è successo dopo. Non riesce ad andare oltre la capacità di memorizzazione di 2-3 minuti (in gergo medico si chiama “perdita della memoria anterograda”)… dopodiché il buio.
Non riesce ad assimilare nuovi ricordi. Ad esempio, se affronta un discorso dopo pochi minuti non ricorda più l’inizio dello stesso. Non ricorda il nome e il volto dei suoi amici, dove abita, dove si trova, che sta facendo.
Due soli minuti, di più non può. Black-out.
Quindi è costretto a fare tutto con metodo, utilizzando alcuni espedienti per “ricordare”, come scattare freneticamente fotografie con la sua Polaroid, appuntare dietro alle foto alcune note, scrivere nomi, numeri di telefono, appuntamenti e luoghi su bigliettini di carta. Per le cose più importanti, utilizza il proprio corpo. Le mani, il petto, le braccia, le gambe sono ricoperti da tatuaggi… Un’ enorme scritta sovrasta il suo petto: “John G. ha stuprato e ucciso mia moglie. Trovalo e uccidilo”. E poi, sulla mano sinistra, “Ricordati di Sammy Jankys”…
Cercano di aiutarlo l’amico poliziotto (Joe Pantoliano) e Nathalie (Carrie-Ann Moss), un’ amica barista (forse lei gli dà una mano perché sa cosa vuol dire perdere qualcuno di importante, oppure solo per compassione, come c’è scritto dietro alla sua foto…)
Fin qui niente di strano. Sarebbe un film abbastanza normale, come ne ho visti molti. La particolarità di questo film è che… non è lineare.
Cioè, fin dalla scena iniziale noi sappiamo che Leonard uccide John G, vendicando quindi la moglie. Il film è composto da brevi sequenze (tre-quattro minuti al massimo) e va a ritroso.
In sostanza (e qui sta la genialità di questa pellicola!) noi spettatori ci troviamo nella stessa condizione di Leonard. La nostra “memoria visiva” è limitata ai pochi minuti della scena che vediamo. Non la comprendiamo fin quando non vediamo (come scattando un’ “istantanea” o leggendo un appunto “rivelatore” su un foglietto di carta) la scena precedente. Tutto il film è così. Lo spettatore, in tal modo, viene posto nella stessa situazione di Leonard, senza memoria “a breve termine”, ed è costretto a ricostruire per gradi ciò che è successo.
Dunque il colpo di scena finale non c’è (l’abbiamo appena detto, Leonard uccide John G.), ma – e per la prima volta – si può parlare di colpo di scena iniziale! Infatti solo all’inizio (cioè alla fine del film) tutto il mosaico sarà chiaro.
Non è tutto. Inframmezzati a questi “filmati” a ritroso, ci sono delle scene in bianco e nero, che si sviluppano nel modo classico, dall’inizio alla fine…
Ebbene la narrazione a ritroso e quella in bianco e nero (cronologica), verranno a sovrapporsi solo alla fine del film…
Un film che ho trovato stupendo, una sceneggiatura geniale (la regia è di Christoper Nolan), uno dei migliori che abbia visto nell’ultimo anno, per la sua capacità di spiazzare… ne consiglio la visione.
Gabriele Fortino (ciao.it) 30.05.2003