Recensione film horror Le Colline hanno gli Occhi

Recensioni

locandinaRegia: Wes Craven
Sceneggiatura: Wes Craven
Attori: Susan Lanier, Robert Houston, Martin Speer, Dee Wallace-Stone, Russ Grieve, John Steadman, James Whitworth, Virginia Vincent
Produzione: USA, 1977
Durata: 90 min

Voto: 7/10

I Carter sono una famiglia americana medio-borghese diretta in California per festeggiare il 25° anno di nozze dei due genitori.
Il capofamiglia è un poliziotto in pensione, sposato con una donna ingenua e un po’ bigotta. Insieme a loro ci sono i tre figli (di cui due ancora poco più che adolescenti nonostante l’età dei genitori!), il marito della primogenita e la loro figlioletta ancora in fasce, Kathy.
Completano il quadretto i due pastori tedeschi Bella e Bestia.
Nonostante le raccomandazioni di un anziano benzinaio, i Carter imboccano una strada abbandonata, curiosi di vedere una famosa miniera di ferro e si perdono nel deserto, in una zona di proprietà dell’esercito e adibita agli esperimenti nucleari.
Inevitabilmente, l’alto coefficiente di imbecillaggine che caratterizza gli americani medi (o almeno quelli cinematografici) porterà la famiglia ad avere un incidente stradale in pieno deserto.
I Carter rimangono così appiedati e soli. O almeno credono di essere soli… in realtà, nelle aride e silenziose colline circostanti si nasconde una famiglia di selvaggi cannibali, pronta a dar loro la caccia.

Realizzato nel 1977 da un acerbo Wes Craven (che oltre alla regia firma anche soggetto, sceneggiatura e montaggio), “Le Colline hanno gli occhi” è, insieme a “Non Aprite quella Porta”, il capostipite di una infinita serie di film horror che ha conservato fino a oggi molti aspetti e clichè di queste due intramontabili pellicole. Basti citare, in riferimento a “Le Colline hanno gli occhi”, “Wrong Turn” e “Wolf Creek”.
Girato con un budget ridicolo (intorno ai 325mila dollari), nonostante sia ritenuto un cult, il film è afflitto da qualche evidente limite. Gli attori sono i soliti incapaci raccolti per strada (tra i cattivi figura addirittura il produttore Peter Locke!), i dialoghi (soprattutto quelli iniziali) lasciano il tempo che trovano, la colonna sonora è quasi anonima, mentre il tipico ritmo anni ’70, agli occhi di uno spettatore contemporaneo abituato ai film-montagne russe, rischia di risultare un po’ blando (orsù, resistete qualche minuto, nel finale si riprende!).
Fortunato inoltre chi, dall’alto delle sue competenze linguistiche, potrà permettersi di vedere il film in lingua originale! I doppiatori italiani hanno fatto un lavoro veramente osceno!
Nonostante tutte queste falle, il film è comunque ben fatto, l’idea è originale e la tecnica del regista è come sempre eccelsa.
A causa del suo particolare intreccio e di alcune scene abbastanza significative, il film può dare vita alle più svariate riflessioni. La middle-class americana che esce dai percorsi tradizionali (prendendo la scorciatoia dissestata) e finisce nei guai, lo scontro tra due mondi diversi (che sono però uguali nella struttura gerarchica e nella presenza dei riti famigliari), il degenerare dell’uomo che, nelle situazioni estreme, può diventare animalesco e istintivo (non a caso, Bestia, è anche il nome del cane che sarà un prezioso alleato per i Carter).
E’ soprattutto questo ultimo aspetto, sviluppato nel finale con l’inaspettata esplosione di ferocia da parte dei Carter sopravvissuti, ad avermi fatto paura.
Visione consigliata.

REMAKE: Nel maggio del 2006 è uscito il remake de “Le Colline hanno gli occhi”.
Diretto da Alexandre Aja (già regista di “Alta Tensione”), il film è stato prodotto dallo stesso Craven, che sognava il progetto remake da parecchi anni, in quanto nell’originale non poté sviluppare tutti gli aspetti che aveva in mente a causa del budget.
Effettivamente durante la visione del film del ’77 rimangono non pochi dubbi sulla correlazione tra la storia che il vecchio benzinaio racconta ai Carter, la zona degli esperimenti atomici e il fatto che la famiglia sia cannibale. Speriamo che il remake abbia coperto realmente queste falle!

CURIOSITA’: Il film poggia le sue basi su una storia vera, quella della famiglia scozzese del 1700, il cui capofamiglia era un certo Sawnee Beane, che tendeva agguati ai viandanti nei boschi, uccidendo gli sventurati in seguito ad atroci torture e mangiandone i corpi. A quanto pare, i Beane si accoppiavano tra consanguinei, tanto da arrivare a 48 membri.

Fu Re Giacomo I di Scozia a mettere fine a questa piaga, inviando contro il clan cannibale un piccolo esercito di 500 uomini. Una volta catturati, i Beane furono condannati a morte e giustiziati con gli stessi metodi che loro avevano applicato alle loro vittime.

Daniele Del Frate 25.08.2006

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