Recensione film horror La Venere d’Ille
Regia: Mario e Lamberto Bava
Sceneggiatura: Cesare Garboli, Lamberto Bava
Soggetto: dall’omonimo romanzo di Prosper Mérimée
Cast: Fausto Di Bella, Marc Porel, Daria Nicolodi, Mario Maranzana
Origine: Italia, 1978
Voto: 7/10
Nel 1979 rai3 trasmette “La Venere d’Ille”, un film diretto da Mario e Lamberto Bava ed inserito nella serie “I Giochi Del Diavolo – Storie Fantastiche Dell’Ottocento”.
La trama: siamo in Francia, agli inizi del XIX secolo, una statua nera in bronzo raffigurante Venere viene trovata dai servi del signor De Peyrehorade, un nobile locale (interpretato da Mario Maranzana).
Poco dopo essere stata estratta dal terreno, la statua cade spezzando la gamba di uno dei servi.
A casa Peyrehorade intanto fervono i preparativi per il matrimonio del rampollo Alfonso (interpretato da Fausto Di Bella), ragazzotto vivace e dai modi un po’ rozzi.
Essendo ritenuta di buon augurio per le imminenti nozze, (Venere è la dea dell’amore e della fertilità) la statua viene posta in giardino.
Viene anche chiamato a studiarla un esperto d’arte, il bel Matthew (interpretato da Marc Porel), che viene convinto a fermarsi un paio di giorni per partecipare al matrimonio.
Matthew, che è anche un buon disegnatore, è incantato dalla statua e trascorre gran parte del tempo a farne il ritratto.
Intanto arriva il giorno delle nozze tra Alfonso e la bella Claire (Daria Nicolodi) e a Matthew viene presentata la futura sposa: grande è la sua sorpresa nel constatare che sposa e statua si assomigliano come due gocce d’acqua!
Durante una partita al gioco della pallacorda (l’antenato del moderno tennis) in onore degli sposi, Alfonso, provetto giocatore, non resiste a limitarsi a fare il semplice spettatore e decide di giocare per qualche minuto. Per essere più libero nei movimenti si toglie dal dito il prezioso anello da dare alla sposa durante la cerimonia e lo infila nell’unico posto sicuro: nell’anulare della statua in giardino. Alla fine della partita si dimentica però di riprenderlo e si avvia a celebrare le nozze.
La cerimonia si svolge e Alfonso accortosi della dimenticanza dà alla sposa un altro anello…
Ma il peggio deve ancora avvenire…
Qui mi fermo per non svelare il finale.
“La Venere d’Ille” è anche ricordato perché fu l’ultimo film di Mario Bava, che venne a mancare pochi mesi dopo, nel 1980, a soli 66 anni.
Il figlio Lamberto, co-regista (questo film fu il suo esordio alla regia, un ideale scambio di consegne con il padre), è l’autore di indimenticabili film horror, come “Demoni” e “Demoni 2”. Purtroppo ad eccezione di queste due pellicole, nessuno degli altri film che ha diretto è riuscito ad avere un accettabile successo, cadendo ben presto nel dimenticatoio.
Un film quasi “maledetto”, così come la statua, perché anche il protagonista, Marc Porel, morì poco tempo dopo per un’overdose.
Daria Nicolodi fu attrice famosissima in quegli anni anche per aver avuto una lunga relazione con Dario Argento ed aver recitato nei suoi film più importanti: “Profondo Rosso”, “Opera”, “Phenomena”, “Tenebre” (oltre al celeberrimo sceneggiato rai “Il Segno Del Comando”).
Il film, che dura 60 minuti, è la trasposizione televisiva della novella “Venus d’Ille” di Prosper Merimee.
Un film che sconta forse la durata ridotta, ma che tutto sommato ben si adatta al piccolo schermo. Non si può certo rimproverare ai Bava di essersi persi in fronzoli, il film è ben tirato e senza parti inutili. La ricostruzione storica della Francia dell’Ottocento è ben riuscita, nei costumi, negli ambienti sfarzosi di certa nobiltà provinciale, fino alla ricostruzione del gioco della pallacorda.
Il film è disponibile per la visione su Rai Click.
Gabriele Fortino, 13 Febbraio 2005 (da ciao.it)