Recensione film horror La Terra dei Morti Viventi

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LA TERRA DEI MORTI VIVENTI

locandinaREGIA: George Romero
SCENEGGIATURA: George Romero
MONTAGGIO: Michael Doherty
FOTOGRAFIA: Miroslaw Baszak
MUSICA: Reinhold Heil e Johnny Klimek
CAST: Simon Baker, John Leguizamo, Asia Argento, Robert Joy, Dennis Hopper
DURATA: 93 min. (U.S.A. 2005)

Voto: 6/10

TRAMA
Sono passati oltre 30 anni da quando sulla Terra si è diffuso il morbo degli zombi e oramai l’80% del pianeta è in loro “possesso”.
Gli umani sopravissuti si sono organizzati in piccole comunità, come quella di New York, stabilita sull’isola di Manhattan. L’acqua protegge gli abitanti su tre lati, al resto ci pensano il filo spinato elettrificato e i fucili del corpo militare volontario.
Ebbene si, l’umanità ha ancora la corrente.. e non è l’unico lusso sopravissuto all’apocalisse: il Fiddlers’ Green, il grattacielo che svetta sulla città e dove viene prodotta la corrente, può vantare al suo interno pub, discoteche, centri commerciali e mega-appartamenti privati.
Naturalmente ci sono ancora i soldi a dettare la vita di tutto e di tutti: solo gli uomini ricchi e la gente che conta possono entrare nell’edificio. Esso è infatti di proprietà di una assemblea di milionari, capeggiata dal malvagio Kaufman, che controlla tutti gli aspetti organizzativi del nuovo mondo.
I soldati, oltre ad impegnarsi nella difesa della città, devono eseguire delle periodiche incursioni armate nei vecchi quartieri controllati dagli zombi, alla ricerca di beni di consumo da portare nell’insediamento umano. Le missioni vengono compiute a bordo del Dead Reckoning, una sorta di mezzo blindato che ricorda da vicino gli autobus “truccati” visti nel remake de “L’Alba dei Morti Viventi”.  Si agisce di notte, perché a quanto pare i fuochi d’artificio hanno un effetto ipnotico sugli zombi.
Il resto della popolazione umana vive nella povertà più totale, ammassata in una sporca bidonville arroccata tutta attorno al Fiddler’s Green. La popolazione non è del tutto inerme, ci sono dei focolai insurrezionali, ma con i tempi che corrono quelle idee rivoltose rimangono soltanto delle idee.

L’avventura comincia quando Kaufman nega a Cholo, un soldato senza scrupoli che gli ha appena fatto un grooosso favore, il diritto di poter vivere in uno degli appartamenti extra-lusso del grattacielo.
Per ripicca Cholo, che appunto non è uno stinco di santo, convince i suoi scagnozzi a rubare il Dead Reckoning e lancia una minaccia via radio: se Kaufman non gli consegna un’enorme cifra in denaro, allora i missili del Dead Rekoning si abbatteranno sul Fiddler’s Green.
L’assemblea governativa assegna l’incarico di recuperare il Dead Rekoning a Riley, un eroe buonista e moralista che sembra uscito dai film degli anni ’80 (brillantina compresa), e alla sua squadra (tra cui figura la ribelle Asia Argento).

Mentre gli umani litigano per un pugno di dollari (come sempre), uno zombi si sta evolvendo: abbandonata la sua classica struttura mentale basata sui ricordi della vita passata, lo zombi comincia ad apprendere dall’esperienza.
Guidati dallo zombi intelligente, i morti viventi si mettono in marcia verso l’insediamento umano..

COMMENTO

Come è naturale che fosse, su “Land Of The Dead” gravava un’estenuante attesa. Il parto non è stato certo uno dei più facili della storia e spesso il progetto ha rischiato spesso di naufragare. Inoltre si tratta del quarto capitolo della saga Romeriana sugli zombi. Dopo aver visto e rivisto fino alla nausea il mitico “La Notte dei Morti Viventi”, che nel 1968 ha praticamente inventato il genere, e il duo “L’Alba dei Morti Viventi” – “Il Giorno dei Morti Viventi”, non si aspettava altro che poter visionare questo ultimo capitolo della quadrilogia (sempre che si tratti di quattro episodi!).
Che dire? Da più parti si sono innalzate lodi a questo presunto capolavoro, in parte sincere e in parte dettate dalla spaventosa sudditanza psicologica che Romero incute nei suoi estimatori…ma io voglio andare controcorrente.

Ultimamente i film sugli zombi stanno godendo di una seconda giovinezza, grazie soprattutto a quella perla di “28 Giorni Dopo”, pellicola che ha re-inventato queste creature rendendole delle vere e proprie macchine da guerra, aggressive, irrequiete ed agilissime.
Romero, invece, ci riporta al passato, ci riporta agli zombi lenti e incapaci; dei mostri che si rendono pericolosi proprio perché vengono sottovalutati. Ad essere sinceri, l’intero film sembra direttamente uscito dagli anni ’80!
Ciò potrebbe disgustare le nuove leve e gli appassionati del cinema horror moderno, frenetico e fin troppo simile ad un videoclip o ad un videogioco, ma anche io, fervido amante di “tutto ciò che c’era prima”, devo ammettere di essermi annoiato.
Forse è il genere che non ha più niente da dire (e forse ciò è dovuto proprio alla presenza massiccia di film zombi nelle sale cinematografiche negli ultimi 3-4 anni), ma il risultato è comunque quello succitato: noia.
La trama è scontata, non accade niente e ogni personaggio ha il suo destino scritto in faccia fin dalla prima inquadratura. Colpi di scena? Non pervenuti.
Alcune delle soluzioni adottate sono addirittura minestra riscaldata, come quella degli zombi che attraversano il fiume camminando sul fondo. Chiunque abbia visto “La Maledizione della Prima Luna” potrà confermarvi che la Walt Disney ci era arrivata già qualche anno fa.
C’è anche molta violenza, ma è tutto un dejà vu al limite dell’autocitazionismo (c’è una scena che sembra uscita da “Il Giorno dei Morti Viventi”). La colonna sonora invece latita…dove sono finiti i Goblin?
A Romero va comunque dato il “merito” di aver posto le basi per una futura generazione di zombi-movie (come se ne sentissimo il bisogno!) introducendo la figura dello zombi “intelligente”. Nel corso del film, questo individuo impara ad utilizzare il fucile, impara a scavalcare un recinto e ad applicare un paio di trucchetti strategici per aggirare le difese umane. Le prospettive cinematografiche per questa trovata sono praticamente infinite. Ahimé.

Come di consueto, il film di Romero va inteso come un’enorme critica alla società in cui viviamo.
Negli anni ’70, il primo episodio aveva fatto traballare alcune delle certezze di cui viveva l’America del boom economico, ne “La Terra dei Morti Viventi”, invece, Romero se la prende con il sistema sociale attuale. A pensarci bene, infatti, la scala gerarchica tracciata all’interno del film ricorda molto da vicino ciò che ci circonda nella vita di tutti i giorni.
I ricchi sono la minoranza, ma stanno in alto, nella torre, a spassarsela. Dopo di loro, vengono i soldati (che per campare sono costretti a depredare l’immenso Terzo Mondo – Zombi arricchendo così la classe dirigente) e poi ci sono i poveri.
Con il suo film, Romero prospetta dunque un’evoluzione del Terzo Mondo, che finirà per rivoltarsi contro lo sfruttatore, mettendo così in crisi la struttura del nostro piccolo mondo protetto (di fatto, alla fine del film, i ricchi muoiono, i soldati scappano e i pochi poveri che sono sopravissuti al massacro degli zombi riescono a conquistare la torre).
I più maligni hanno insinuato che il cattivo Kaufman sia stato costruito per assomigliare fisicamente a George W. Bush. Non ne sono certo, ma indubbiamente il modo di pensare e di agire dei due individui è molto simile.
Solo per il merito di aver escogitato queste metafore Romero si merita ancora una volta la piena sufficienza, anche se molto probabilmente proprio la predominanza di questo aspetto è stata la rovina dell’aspetto legato all’intrattenimento dello spettatore.
Ti aspetto al varco per il prossimo film, caro George!! Lo so che non resisterai alla tentazione di farne un quinto… e io non sarò così buono!

Daniele Del Frate 10-01-2006

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