Recensione film horror La promessa dell’assassino
Regia: David Cronenberg
Sceneggiatura: Steven Knight
Attori: Viggo Mortensen, Naomi Watts, Vincent Cassel
Produzione: Canada, Gran Bretagna, U.S.A. 2007
Durata: 100′
Voto:4/10
Non sono un fan di Cronenberg, né un grande conoscitore dei suoi film, e per questo chiedo umilmente scusa in anticipo ai nostri lettori; forse è proprio grazie (o per colpa) di questo che posso stroncare a cuor leggero “La promessa dell’assassino“, un film che faceva sperare veramente molto bene grazie ad un cast di bravi attori, un regista “acclamato”, come dice la locandina, e un trailer promettente.
La mafia russa si è completamente ambientata a Londra, i suoi tentacoli attraversano i meandri della capitale londinese e i suoi componenti si mimetizzano perfettamente con il grigiore e la pacatezza degli inglesi; il boss mafioso è il proprietario di un anonimo ristorante, un uomo sulla sessantina gentile e posato, che oltre a dirigere con durezza il suo locale, segretamente tira le fila della mafia russa.
La sua perfetta direzione, da uomo rispettabile ed insospettabile, è però disturbata dall’esuberanza del figlio Kyrill, che si circonda di giovanissime prostitute, non passa un minuto della sua giornata senza che sia ubriaco, e ostenta la sua arroganza ad ogni piè sospinto, contrastando fortemente il basso profilo voluto da suo padre.
Il nuovo autista di Kyrill, Nikolay, è molto diverso da lui, è molto silenzioso, poco chiassoso e fedele, ed è quest’ultima caratteristica che interessa a Kyrill e al padre, avere un uomo di fiducia, silenzioso e rispettoso; Nikolay però, lontano dagli occhi di Kyrill, mostra un suo lato diverso, quello gentile, generoso e premuroso, dando dei soldi ad una giovanissima prostituta o aiutando una ragazza, Anna, a risolvere i problemi con la sua moto.
Anna, un’infermiera, indaga sull’identità di una ragazza molto giovane che era capitata al suo ospedale e che dopo aver partorito era morta dissanguata; l’unica pista che potrebbe portarla da qualche suo parente è un diario che le è stato trovato nei vestiti, ma questo diario, interamente scritto in russo, una volta tradotto rivela verità molto scomode, che la collegano a Kyrill.
Nikolay è un personaggio molto ambiguo, fedele ai mafiosi, ma molto diverso da loro; i continui litigi tra Kyrill e il padre e le pericolose indagini di Anna smuovono un po’ la situazione, con colpi di scena in agguato.
Non aspettatevi colpi di scena da thriller, con finale scoppiettante e intrighi complessi, l’ultimo film di Cronenberg è un noir dai toni rilassati, dalla violenza soffocata; Londra è una città grigia, ma l’ambientazione scelta è ancora più cupa e lugubre di quello che il luogo comune sulle città inglesi ci racconta.
I personaggi sono poco dinamici, solo Nikolay, grazie all’interpretazione da oscar di Viggo Mortensen, è un personaggio interessante, gli altri sono rappresentati da caratteristiche semplici e stilizzate e non cambiamo mai nemmeno di una virgola tra le prime scene e le ultime.
L’azione è praticamente nulla, ma questo non esclude che un film possa essere incredibilmente affascinante, invece il problema di questo film è che non riesce a conquistare gli spettatori, non affascina, non sorprende, non emoziona.
Naomi Watts (“The Ring“) sembra tornata indietro di una decina d’anni come espressività e comunicatività, Vincent Cassel (“Derailed”, “I fiumi di porpora”) fa compassione, schiavo di un personaggio veramente indegno, solo Viggo Mortensen riesce a dare spessore al suo Nikolay, ma questo non basta per consigliarvi la visione del film.
Adriano Lo Porto 10.02.2008