Recensione film horror La Notte Dei Morti Viventi

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LA NOTTE DEI MORTI VIVENTI

Nazione: U.S.A.
Anno: 1968
Durata: 96’
Regia: George A. Romero
Soggetto e sceneggiatura: George A. Romero, John A. Russo
Cast: Duane Jones, Judith O’Dea, Karl Hardman, Keith Wayne
Musica originale: Scott Vladimir Licina
Fotografia: Gorge A. Romero

Era una notte buia e tempestosa….

Non che il film inizi proprio così, ma dovevo pur cominciare scrivendo qualcosa, o no ? dunque.. dicevamo…
Ci troviamo in Pennsylvania, e una macchina sfreccia veloce per le strade deserte del paese. Johnny e Barbara, due fratelli, sono diretti verso il cimitero per rendere omaggio alla tomba del loro defunto padre. Mentre sono in preghiera un essere mostruoso, che rammenta tanto Boris Karloff nel film “Frankenstein”, sbuca improvvisamente da dietro una tomba e aggredisce Johnny uccidendolo a colpi di morsi. La povera Barbara nulla può per aiutare il fratello, e l’unica cosa che le rimane da fare è fuggire all’essere e rifugiarsi all’interno di una casa di campagna. Qui, incontra altri rifugiati scampati all’assalto da parte di quegli esseri demoniaci: Ben, un uomo di colore che sembra nulla possa scalfirlo; una coppia di fidanzati Tom e Judy, e i coniugi Cooper con relativa figliola.
La casa è assediata da centinaia di mostri i quali, si apprende, sono dei morti che resuscitano dalle tombe e attaccano i vivi, cibandosi della loro fresca carne. All’interno del gruppo si crea subito un attrito tra i due personaggi di maggior spicco: Ben e Cooper. Ognuno di loro cerca di imporre la propria personalità sugli altri, e le loro discussioni e divergenze non fanno altro che arrecare danno a tutti quanti.
L’assedio alla casa da parte degli zombi, anziché cementare l’amicizia e lo spirito di corpo tra gli occupanti, non fa altro che far emergere le loro debolezze, i contrasti, le paure, fino ad arrivare al naturale epilogo previsto. Ben diverrà ben presto il leader dello sparuto gruppo, ma la sua decisione di restare al piano terreno, anziché rifugiarsi in cantina come ha consigliato Cooper, avrà delle conseguenze spaventose per gli altri membri del gruppo. Per salvarsi Ben non può far altro che scendere e barricarsi in cantina, da dove potrà uscire la mattina dopo solamente per………

Mi fermo qui per non svelare oltre, pur non pensando che ci sia qualcuno che dopo circa 40 anni dalla sua uscita, non abbia ancora visto questo film. Non è semplice commentarlo, non è semplice per niente, e il motivo è da ricercarsi semplicemente in quanto è un film del 1968.
Quando uscì nelle sale cinematografiche, io avevo appena 11 anni, per cui non potei sicuramente vederlo. Lo vidi qualche anno dopo, e ne rimasi terrorizzato nel vero senso della parola. Rivedendolo ora, a distanza di decenni, chiaramente non mi ha più fatto lo stesso effetto. Oramai siamo abituati a ben altri generi di film dell’orrore, e quelle scene di sangue in bianco e nero, ora fanno solamente sorridere. Nel 1968 le tecniche per gli effetti speciali, non erano chiaramente evolute come quelle di adesso, e al confronto sembra che stiamo guardando un film dei fratelli Lumiere. Ho provato la stessa sensazione rivedendo, sempre a distanza di anni, Arancia Meccanica. Allora rimasi veramente allibito da tante scene di violenza, ma rivedendolo dopo tanti anni, ricordo che mi venne da dire: “Beh ? tutto qui ? e questo è il film che tanti anni fa mi fece impressione ?”
Ecco, rivedendo oggi La notte dei morti viventi, ho ripensato alla stessa cosa. Di primo impulso mi verrebbe da dire che è un film demenziale, patetico, indecente…. Ma si può definire con tali aggettivi un film che è stato il capostipite di una lunga serie di film horror ? No che non si può, e allora analizziamo il tutto partendo dal presupposto che questi lunghi anni non siano mai passati. Pensiamo, per un attimo, di trovarci proiettati indietro nel tempo, di circa 30 anni. E cosa vediamo ? un capolavoro !!! Un film che a quel tempo ha terrorizzato la gente al pari dell’Esorcista, uscito solamente qualche anno dopo. Un genere assolutamente nuovo, che ha aperto la strada ad un nuovo stile di film horror.
Romero ha girato questo suo primo film con pochissimi soldi, pochissimi mezzi, senza alcuna tecnica, eppure è diventato il caposaldo del cinema horror. L’idea di girare questo film è venuta dopo aver letto un classico della letteratura del ‘900 “ io sono leggenda “ scritto da Richard Matheson. Un libro che ho avuto modo di leggere qualche anno fa, quando seppi che il film era stato tratto da questo libro. Ma il film non divenne un vero cult solamente per ciò che rappresentava, e per le scene di violenza e di terrore che infondeva allo spettatore. Il film diventò una pietra miliare in quanto gettò molte ombre sinistre e dubbi sullo stereotipo del popolo Americano della fine degli anni ’60.
La certezza della sacralità della famiglia Americana, si sgretola completamente alla vista di una figlia che uccide e divora i propri genitori; le incomprensioni tra Ben, l’unico personaggio di colore nel film, e gli altri componenti del gruppo, fanno capire che l’integrazione razziale è ancora ben lontana dal divenire una realtà; la legge e l’ordine vengono ben rappresentati da gruppi volontari decisi a farsi giustizia da soli; lo spettro della guerra del Vietnam rivive tra le bande armate che pattugliano i campi e sparano e bruciano tutto ciò che si para davanti al loro cammino.
Infine, ma non ultimo, il finale drammatico del film proietta una nera ombra sulla generazione dell’amore.
Vedere il film ai tempi d’oggi, non rende assolutamente quella giustizia che si merita ampliamente. Le nuove tecnologie, i colori, gli effetti speciali, le elaborazioni al computer, renderebbero questo film adatto ad un pubblico della preistoria ma, come tutti i più grandi film è, e rimarrà per sempre, un capolavoro che ha spianato la strada ai suoi più o meno degni eredi.

SPIGOLATURE:

Quando il film uscì nelle sale cinematografiche italiane, il nome del regista venne cambiato da George Romero in George Kramer, per americanizzare al meglio il film

Lo stesso Romero appare in una scena del film, nelle vesti di un giornalista di una TV che intervista un generale.

Per la colonna sonora, Romero si avvalse di alcune musiche di repertorio per un costo di appena 1.500 dollari

Per rappresentare al meglio il sangue nella pellicola in bianco e nero, fu usato dello sciroppo di cioccolato, più scuro e quindi più realistico.

Stranamente, la parola “ Zombie “ non è mai pronunciata durante il film.

Magomorgano (ciao.it) Febbraio 2005

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