Recensione film horror La Dolce Casa Degli Orrori

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locandinaRegia: Lucio Fulci
Sceneggiatura: Vincenzo Mannino, Gigliola Battaglini
Attori: Cinzia Monreale, Jean Christophe Brétigniere, Pascal Persiano
Produzione: Italia, 1989
Durata: 88′

Voto: 7/10

Dopo che madre e padre sono stati barbaramente uccisi, i due figli vengono affidati alle cure degli zii materni, i quali si trasferiscono a vivere nella villa dove è avvenuto l’omicidio, infestata dai fantasmi dei genitori e non solo…I bambini cominciano ad avere strane visioni.

Non è la prima volta che Lucio Fulci mette al centro delle sue storie i bambini: si pensi a Quella Villa Accanto al Cimitero e Non Si Sevizia un Paperino, per citare i più noti.
Nei film di Fulci, i bambini vedono cose che gli adulti nemmeno immaginano, comunicano con l’Aldilà, sono veicoli di informazione per gli avvenimenti futuri, e quasi sempre non vengono creduti dagli adulti.
Capiamo che i bambini sono protagonisti assoluti della storia già a partire dalla seconda sequenza, dopo la barbara uccisione dei genitori; la soggettiva della macchina da presa è su di loro: attraverso i loro occhi vediamo la processione di parenti che fanno le condoglianze alla zia (sorella della madre dei due bambini) e danno una carezza ai piccoli, che sentiamo singhiozzare. E attraverso i loro occhi, capiamo, facilmente, chi è l’assassino dei genitori.
La soggettiva dei bambini è di per sé geniale, perché attribuisce al mondo dell’infanzia un’importanza che il cinema horror non aveva mai preso in considerazione prima; il fatto che ci venga rivelata, indirettamente e troppo presto, l’identità dell’assassino (l’unico, che per senso di colpa, non accarezza i bambini) non deve essere considerato errore o ingenuità del regista; in questo caso a Fulci non interessa tenere sulle spine lo spettatore fino alla rivelazione finale del colpevole, perché il focus della sua storia è l’amore filiale e genitoriale: i bambini continuano ad avere un rapporto con gli spiriti dei genitori, che abitano ancora la villa e grazie alla loro fantasia riescono a smascherare l’assassino e a difendere la casa da un sicuro abbattimento.
Ecco il perché del titolo La Dolce Casa degli Orrori: la casa è sì protagonista di orribili delitti, ma ha anche un suo aspetto dolce, perché solamente lì i figli si possono incontrare con i genitori morti.

La dolce casa degli orrori è un horror atipico. Tolta la prima sequenza, diventa quasi un fantasy con tanto di citazione dantesca: due fiammelle che simboleggiano le anime dei genitori come nel canto infernale dedicato a Ulisse e Diomede. Abituato a immagini al limite dello splatter, qui Fulci è molto parco di violenza: la prima sequenza con l’uccisione della madre con un pesta-carne è per stomaci forti, poi quasi più niente.
Il film è un susseguirsi di incantamenti infantili con strani giochi che si muovono da soli, nenie, scale a chiocciola poco sicure e soffitta che riserva molte sorprese. Si tratta delle più classiche paure fanciullesche, ma l’unica che si lascia terrorizzare è la zia, la sola che pare accorgersi che i bambini sono un po’ strani.

Come in quasi tutti i film di Fulci, ne La dolce casa degli orrori si incontra una irriverente ironia. Durante il funerale, i bambini masticano chewing gum e ridono dei presenti, commentando i loro difetti; poi improvvisamente tornano a compiangere mamma e papà. E così via, in un susseguirsi di pianto e risate.
Lucio Fulci era un autentico burlone e aveva uno spiccato senso dell’umorismo! Si divertiva moltissimo a spiazzare lo spettatore e a prendersi gioco di lui, svelando il lato comico del truce e dell’horror, vedi Quando Alice Ruppe lo Specchi.  
Come sempre nei suoi film, ci sono aspetti che non trovano una spiegazione nella trama: si tratta di velleità cinematografica tipica di altri registi italiani, come Argento e Bava. Non sempre è necessario spiegare tutto. Ad esempio: a chi appartengono i giocattoli che si trovano in soffitta? Certamente non a Sara e Marco, i due bambini. Di chi sono le voci che si sentono, quando Sara e Marco, fuggono dalla soffitta, dopo la seduta spiritica del medium? Capiamo, solamente, che si tratta di bambini maltrattati che hanno avuto contatti con l’aldilà, come Sara e Marco. Si può dedurre che si tratti di una famiglia che ha abitato la villa precedentemente. Fulci, in proposito, non fornisce delucidazioni.

La scena più bella, girata con assoluta maestria tecnica, è quella dell’arrivo dell’escavatore che dovrà demolire la casa: come il più terribile dei mostri si appropinqua minaccioso alla villa, di fronte alla porta della quale ci sono Marco e Sara pronti a difendere l’unico contatto con i genitori morti. Accanto alla scavatrice camminano, lenti, il medium e l’agente immobiliare, nemici giurati della felicità dei piccoli protagonisti.
Si tratta di una delle sequenze più belle di tutto il film, oltre che una delle più  ironiche. Qualcuno potrà dire che puzza di Disney, ma in essa vi è insita tutta la potenza immaginativa di Fulci oltre che una grande fiducia verso l’universo infantile: bisogna sempre ascoltare i bambini e bisogna sempre credere loro…altrimenti si finisce morti.

Quando si guarda un film di Fulci è indispensabile prendere in considerazione quattro elementi per poterlo apprezzare e capire fino in fondo:

  1. Fulci aveva pochi soldi come budget di produzione.
  2. Fulci aveva grosse difficoltà a trovare qualcuno che producesse i suoi film
  3. Fulci doveva sempre combattere con la presenza di Dario Argento nel panorama dell’horror italiano, il quale attirava molto più pubblico nelle sale ed era figlio di un noto produttore cinematografico.
  4. Fulci era un regista con molto coraggio.

Ecco perché bisogna avere rispetto di Lucio Fulci e riflettere su cosa avrebbe potuto fare un regista come lui se avesse avuto i finanziamenti e le opportunità lavorative di Dario Argento.

Indovinate chi è la giovane attrice che interpreta la dolce Sara? Ebbene si è lei! La moglie di Totti: Ilary Blasi!
La dolce casa degli orrori è una delle poche produzioni italiane di Fulci: si tratta di un film per la tv. La Reteitalia Production, dopo aver dato carta bianca al regista romano, si vide costretta a non trasmettere mai il film perché ritenuto troppo violento. In effetti la prima sequenza è davvero molto forte per la televisione italiana degli anni Ottanta.
Sono quasi certa che dopo aver visto L’Aldilà, Non si sevizia un paperino, Quella villa accanto al cimitero e altri film fulciani, potreste rimanere delusi da questo. Come ho detto prima, questo non è un horror in piena regola, ma se volete rendere omaggio a un grande e discriminato regista guardatelo! Soprattutto per vantarvi, con amici e finti esperti horror, di aver visto un’autentica rarità e di conoscere un po’ meglio Fulci.

Violetta Armanini 09.10.2006

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