|
REGIA: Michele Soavi
CAST: Hugh Quershie, Feodor Chaliapin, Giovanni Lombardo Radice , Barbara Cupisti Tomas Arana, Antonella Vitale, Asia Argento, Roberto Caruso, Roberto Corbiletto, Alina de Simone, Olivia Cupisti, Gianfranco de Grassi
SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Dario Argento – Franco Ferrini– Michele Soavi
MUSICA: Simon Boswell- Keith Emerson– Goblin
DURATA: 102 min (ITALIA 1989)
|
Voto: 6.5/10
TRAMA: 800 anni fa (all’incirca) le foreste selvagge della Germania erano tormentate da una sanguinosa guerra, contesa tra i feroci Cavalieri Teutonici ed una presunta setta satanica di contadini, la setta dei Calpestanti, chiamata così perché i suoi adepti portavano sotto i piedi una cicatrice a forma di croce cristiana. Perché? Per calpestarla meglio bambina mia!
Dopo l’ennesima strage di Calpestanti, i Cavalieri Teutonici seppellirono tutti i cadaveri in un’immensa fossa comune, ricoperta frettolosamente, prima che quei morti maledetti ricominciassero a camminare sulla terra (Romero mi perdoni la scopiazzatura). Sopra la fossa venne messa una botola con la forma di un caprone a cinque occhi, incastonata in una grande croce. Sopra alla croce, “tappo” per il Demonio, venne costruita una cattedrale gotica.
E arriviamo ai giorni nostri (più o meno), sempre in Germania. Un giovane bibliotecario viene assunto per catalogare i libri della cattedrale. Ben presto l’uomo fa conoscenza con gli altri “abitanti” della chiesa gotica: un prete antipaticissimo, che figurerebbe benissimo in un film sulle SS (nella parte del generale), il bisbetico e anziano Canonico, la famiglia del Sacrestano (la cui figlia, Lotte, è la reincarnazione di una Calpestante), Padre Kos, l’unico ecclesiastico al mondo che non sa il latino, e una giovane restauratrice, con la quale il bibliotecario instaurerà una relazione amorosa in tempi talmente brevi da far impallidire il miglior latin lover nostrano.
Bibliotecario e restauratrice, novelli Indiana Jones, si recano nelle fondamenta della cattedrale dove trovano la croce (con tanto di botola caprina) e una pergamena. Convinto che sotto la chiesa siano nascoste le Tavole della Legge, e sicuro che con esse si possa diventare superuomini (come Hitler in “Indiana Jones e l’Arca Perduta”.. il paragone fatto poco fa non era casuale neh!), il bibliotecario apre la botola e libera il maligno.
Di possessione in possessione si arriva al Sacrestano. L’uomo prima, da bravo cristiano, si confessa.. poi, colto da schizofrenia demoniaca, corre nelle fondamenta e fa hara-kiri con un martello pneumatico. Il sangue del Sacrestano aziona un meccanismo di sicurezza e l’unico portone della cattedrale si chiude, sigillando all’interno della chiesa chiunque vi fosse presente in quel momento. Soli, contro le presenze diaboliche che popolano quel posto da 800 anni.
Oltre ai personaggi già elencati, ci sono una coppia di vecchietti “suonati come campane” (vedere per credere), una scolaresca insopportabile, una coppia di motociclisti litigiosi e una modella vanesia che doveva posare per delle foto in vestito da sposa.
Per fortuna la cattedrale è fornita di un sistema di autodistruzione alla Star Trek, basta premere il bottone giusto per azionarlo. In questo modo il sacrificio di pochi (coloro all’interno della chiesa) salverebbe tutto il mondo esterno dalla possessione diabolica e dalla fine inesorabile. Riusciranno i nostri eroi, Padre Kos e Lotte (Asia Argento, ex Calpestante, figlia del Sacrestano e del produttore… una sorta super raccomandata!), a trovare il “bottone giusto”? Sopravvivrà qualcuno alla maledizione della Chiesa dei Calpestanti? Ai titoli di coda l’ardua sentenza.
COMMENTO: “La Chiesa” appartiene alla sagra dei “Dario Argento presenta”, un’immensa schiera di film nei quali il maestro dell’horror italico metteva il portafoglio e il nome, giusto per assicurare alla pellicola quell’audience necessaria a ripagare le spese e a guadagnarci qualcosina. In questi film spesso sulla locandina il nome di Argento è scritto a caratteri cubitali, mentre quello del vero regista è più piccolo di una clausola in un contratto assicurativo. Tra i “Dario Argento presenta” si possono trovare piccole perle come “Demoni” di Lamberto Bava o film insulsi come “Demoni 2” di Lamberto Bava. Nel mezzo troviamo questo “La Chiesa” diretto da Michele Soavi.
Chi è Michele Soavi? Michele Soavi è oggi famoso per aver realizzato miniserie televisive come “Ultimo”, “Uno Bianca” e “Il Testimone”, ma negli anni ’80 era considerato l’erede di Dario Argento. Dopo una lunga carriera da assistente di Lamberto Bava, Joe D’Amato e dello stesso Argento, Soavi ha debuttato alla regia nel 1987 con il film “Deliria”. Il film vinse un premio ad un importante festival francese e per il regista fu immediato successo, soprattutto nell’ambiente transalpino e oltreoceano. L’escalation culmina con il suo capolavoro del 1993: “Dellamorte Dellamore”, poi comincia il declino: Soavi rifiuta l’offerta fattagli da Tarantino di girare “Dal Tramonto all’Alba” perché non gli piace l’idea del film e sparisce dalle scene per diversi anni, fino a quando viene incaricato della realizzazione di “Ultimo”, miniserie televisiva con Raul Bova sull’arresto di Riina. E addio erede di Dario Argento.
Specialità di Soavi sono la particolare visionarietà e un originale gusto per le inquadrature: non è raro trovare nei suoi film ricostruzioni e omaggi alle tele di pittori famosi, soprattutto di Hieronymus Bosh, il pittore fiammingo del cinquecento che dipingeva quadri allucinati, fantastici e demoniaci.
Chiusa questa breve parentesi sul regista prescelto da Dario Argento, torniamo al film in questione.
”La Chiesa” è un film strano. L’evolversi della storia è incoerente e ci sono molti buchi sparsi qui e là. Più di uno spettatore rimarrà spiazzato o si perderà in qualche punto, poiché non ci viene spiegato nulla di quello che succede. Succede e basta. Lotte per esempio è reincarnata, è stata una calpestante all’epoca dei cavalieri teutonici. Perché è tornata? Come mai non è più cattiva? Chissenefrega, dice Soavi, a me serve solo per farle spiegare la storia a Padre Kos senza allungare troppo il film. Arrangiatevi.
Decidete voi il motivo di tutto ciò: a) Soavi e Argento erano impazziti e/o erano stati “Fulcizzati” nottetempo b) la produzione ha stabilito che dovesse essere così e si sono dovuti arrangiare in qualche modo c) Soavi e Argento hanno scelto di privilegiare le immagini alla storia.
Personalmente preferisco non perdere tempo a tormentarmi tra le tre ipotesi ma mi gusto il film in silenzio.
Il risultato finale è un misto tra uno splatter all’italiana (senza spaghetti ma con tanto sugo a mo di sangue) e un horror gotico (Mario Bava docet), con una storia confusa e con delle belle inquadrature, complice la chiesa che è stata scelta dagli scenografi.
Purtroppo al mitico Sergio Stivaletti (maestro soprattutto negli animatronics) non sono riuscitissimi gli effettacci, e in un film di questo genere è davvero un bel handicap. Per fare giusto un paio di esempi, vedremo un demonio caprino e un pesce zannuto che sembrano quasi infantili e carnevaleschi, mentre le teste decapitate e le gole trapassate hanno bisogno di vari effetti di luci e ombre per nascondere la loro finta natura.
Le musiche dei Goblin sono come sempre abbastanza riuscite, soprattutto quelle suonate con l’organo (davvero inquietanti), anche se non saprei quanto si addica un giro psichedelico di tastiera con tanto di batteria anni ‘80 ad una cavalcata medievale di crociati sanguinari.
Gli attori? Beh sono attori da film horror di vecchio stampo. Pagati con pochi spiccioli e dalle doti non certo eccelse, però devo ammettere che il bibliotecario impossessato (del tutto folle!) è ben riuscito e risulta quasi simpatico.
In sintesi “La Chiesa” è un film horror godibile, da guardare in silenzio senza farsi domande sul “perché fanno così?” o “perché succede questo?” o formulando astruse ipotesi…tanto è del tutto inutile e finireste solo per rovinarvi la visione di questo piacevole horror splatter-gotico.
Daniele Del Frate 18.03.2005
SCRIVI PER OCCHIROSSI.IT
|