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ANNO: 1976
REGIA: Pupi Avanti
SCENEGGIATURA: Antonio e Pupi Avati, Gianni Cavina, Maurizio Costanzo
MUSICHE: Amedeo Tommasi
CAST: Lino Capolicchio, Gianni Cavina, Francesca Marciano, Bob Tonelli
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Voto: 7/10
TRAMA: Anni ’50-’60. Siamo in aperta campagna ferrarese (Lido di Scacchi) e un imprenditore affetto da nanismo con manie di grandezza (nessun riferimento a persone esistenti) chiama Stefano (L. Capolicchio), maestro di restauro, a ripristinare l’ultima opera di Buono Legnani: si tratta de “Il martirio di San Sebastiano”, che giace intonacato nella chiesa del paese.
Legnani, scomparso misteriosamente, durante il periodo di guerra era tristemente conosciuto come “il pittore delle agonie” per via della sua mania di dipingere le persone in punto di morte. A quanto si dice in paese, alcune delle vittime gli erano addirittura “fornite” dalle due sorelle matte, con le quali viveva in rapporti controversi in una casa dalle finestre che ridono.
Supervisionato nel suo lavoro da uno strano prete e dal suo schizzato sacrestano Livio, Stefano riceve strane telefonate. Durante la prima di queste il suo grande amico Antonio confessa di aver fatto incredibili scoperte. Purtroppo, subito dopo, Antonio viene trovato morto. Al suicidio (o omicidio?) di Antonio seguono altre telefonate, nelle quali una inquietante voce gracchiante intima al restauratore di lasciare subito Lido di Scacchi.
Come se non bastasse, intorno a Stefano cominciano a crearsi sentimenti di diffidenza e ostilità da parte degli abitanti del paese, ai quali non piace che il restauratore vada a scavare nel torbido mistero legato al pittore e al loro passato.
L’eroe viene letteralmente obbligato ad abbandonare l’albergo e si trasferisce, su consiglio di Livio, in una grande villa buia e spettrale, nella quale abita una vecchietta costretta al letto dall’immobilità.
Nella antica villetta strani rumori e disturbanti movimenti non smetteranno mai di insospettire Stefano che, curiosando tra le vecchie cianfrusaglie, scopre un vecchio registratore. Registrato su nastro c’è un monologo inquietante e rabbioso di Legnani. Più folle che mai, il pittore delira sull’arte di dipingere la gente che soffre.
Tra un’indagine e l’altra Stefano conosce la maestrina Francesca (F. Marciano) e se ne innamora.
Anche i lavori sul quadro nella chiesa vanno avanti, ma troppi dubbi attanagliano la mente del restauratore: che fine hanno fatto le sorelle pazze di Legnani? Dove è il cadavere del pittore? Perché ogni volta che finisce il restauro, qualche anonimo intonaca nuovamente il quadro?
Tutte le sue speranze di risolvere il mistero sono nell’ubriacone del paese, Coppola (G. Cavina), che finalmente si decide a tradire l’omertà comune che vige nel paese, portando Stefano alla famosa casa dalle finestre che ridono..e al mistero che nasconde…
COMMENTO: Buonissima la fotografia, le musiche sono appropriate come in tutti i film made in italy, i personaggi e locazioni sono incredibilmente azzeccate, le atmosfere sono inquietanti. Non è certo un mistero se “La casa dalle finestre che ridono” è considerato a furor di popolo (e di critica) un vero e proprio capolavoro dell’ horror-gotico. Un film che prima o poi tutti i fan del genere devono assolutamente vedere.
Ben realizzata anche la caratterizzazione dei paesani, disegnati come degli incredibili superstiziosi, spaventati dal passato e dal presente. Timorosi della vendetta di Legnani e soprattutto delle sue sorelle, nel caso parlino. Ottima anche l’idea di dare un po’ di ambiguità a diversi personaggi: in questo film nessuno è come sembra, nessuno è chi sembra.
Il film vi immergerà nell’angoscia, trasmettendovi attraverso Stefano un assillante senso di impotenza e solitudine. La storia vi prenderà per mano, trascinandovi lentamente lungo un impervio percorso, inquietante e oscuro, che culmina in un finale originalissimo, sanguinoso, pazzesco e shockante…
Si potrebbe paragonare “La casa dalle finestre che ridono” a un puzzle di centinaia di pezzi, che si svela lentamente e che, una volta visibile, ci colpisce senza pietà allo stomaco e alla mente.
Così come il finale, anche la scena iniziale è incredibilmente bella ed emblematica: abbiamo un immagine sfocata, un uomo appeso per le mani che viene ripetutamente pugnalato da mani misteriose e in sottofondo la voce del pittore che commenta. Le stesse frasi che risentiremo sul nastro trovato da Stefano.
Che ci fate ancora qui a leggere?? Procuratevi una copia del film e guardatelo!! Di corsa su!
CURIOSITÀ: La casa dalle finestre che ridono esiste davvero e per molti fan dell’horror è diventata un vero e proprio luogo di pellegrinaggio!
Dopo questo film, Avati si prenderà in giro, realizzando “Tutti morti…tranne i Defunti”. Un film che prende in giro tutti i cliché del film horror anni ’70 e ironizza anche su alcuni aspetti de “La casa dalle finestre che ridono”..compresa la presenza di alcuni stessi attori come Cavina e il nano.
Daniele Del Frate 09.09.2003
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