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L’ ESORCISMO DI EMILY ROSE
Regia: Scott Derrickson
Interpreti: Laura Linney, Tom Wilkinson, Jennifer Carpenter, Shohreh Aghdashloo, JR Bourne, Colm Feore, Campbell Scott, Mary Beth Hurt, Henry Czerny, Joshua Close
U.S.A. 2005
Voto: 6/10
“The exorcism of Emily Rose” ha tutte le carte in tavola per diventare l’horror dell’anno, ma soprattutto per far parlare di sè a lungo, ma, diciamolo subito, come film non è un granchè, rasenta la sufficienza e niente di più, a mio parere.
Da bravo appassionato del genere thriller-horror non potevo perdermelo, ma sinceramente avevo già deciso di aspettare un paio di settimane dalla sua uscita nelle sale per gustarmelo in poltrona.
Poi quattro miei amici sono andati a vederlo nel primo weekend di lancio e mi hanno fatto venire una voglia matta di spendere questi maledetti sette euro e cinquanta centesimi per dare sfogo alla mia voglia di emozioni in grande (vuoi mettere un mivar 25 pollici col megaschermo del cinema?! vuoi mettere un divx in 2.1 contro l’impianto sonoro del cinema?!).
Insomma queste persone mi avevano detto di non aver dormito la notte dopo la visione, di aver paura delle fatidiche 3 di notte, di non essersi mai spaventati prima come con questo film, eccetera…beh da questo punto di vista sono rimasto decisamente deluso, mi aspettavo di trovare finalmente un film che facesse realmente paura e invece i salti sulla poltrona sono solamente un paio e sono dovuti ai soliti sbalzi dell’audio (tecnicamente denominati BUS) e ad una scena girata ottimamente (la macchina che investe il superteste).
Questo film nelle attese ricalca ovviamente il cult “L’esorcista” di William Friedkin, che ha ormai compiuto da qualche tempo i suoi trent’anni; “The exorcism of Emily Rose” cerca di cavalcare l’onda anomala causata dal successo incredibile del film del 73 già dal titolo, e guardando il film vi accorgerete che non sono pochi i punti di contatto tra i due film, insomma diciamo pure che se non fosse per la struttura narrativa del film del 2005 si griderebbe al plagio.
Dato che ho citato la struttura narrativa, veniamo subito al sodo, la vera novità del film e il suo (forse unico) punto di forza è la struttura narrativa: questo film è un legal-horror, un horror che fa dell’aula di tribunale il suo punto di partenza, il luogo di maggior presenza e l’occasione di concludere la storia di Emily Rose.
Questa cosa del processo descritto in modo abbastanza avvincente e dettagliato, dell’aula di tribunale sempre molto presente, del ruolo importante affidato ai due avvocati in contrasto, al giudice e ai giurati, mi ha sorpreso favorevolmente; forse, per gli amanti del cinema, ma anche del genere, sarebbe bene consigliare il film per questa particolarità invece che propagandarlo per caratteristiche assolutamente poco originali.
Detto questo, passiamo alla vera e propria storia; il prologo ci mostra, sorretto da una magnifica fotografia di Tom Stern (che poi durante il film non è più incisivo), padre Moore che accorre a casa dei Rose, una villetta sperduta nell’imbiancata erbetta delle colline statunitensi sulle quali aleggia una nebbia malaugurante.
E’ difficile decidere quale sia il personaggio principale di questa pellicola, sarà forse Padre Moore, imputato al processo che fa da cardine alla storia ed esecutore del fatal esorcisimo, oppure Emily Rose, la studentessa neouniversitaria afflitta da inspiegabili convulsioni, misteriose visioni e altre diavolerie (che battutona…); oppure ancora l’avvocato difensore di Padre Moore, l’avvenente donna in carriera che si definisce agnostica senza ben sapere cosa voglia dire…
Tiriamo un pò le fila del racconto, se no va a finire che mi faccio prendere dall’atteggiamento commentativo e voi non capite niente della storia.
Emily Rose è una ragazza normalissima, figlia maggiore di una famiglia veramente numerosa che si autosostenta con i lavori campagnoli; i problemi che minano la sua tranquillità interiore cominciano quando dalla casetta sperduta in collina si trasferisce al dormitorio dell’università che vuole frequentare.
Qui inizia ad essere vittima di strane e dolorose convulsioni, comincia a sentire rumori improbabili di notte, comincia a vedere e sentire cose che gli altri non notano, subisce stranissimi effetti sul suo fisico che sembrano prodotti da un’essenza invisibile.
Posseduta o psicotica?! Questo è il dilemma al centro del processo ai danni di Padre Moore, esorcista chiamato in causa dalla famiglia di Emily per risolvere quello che la medicina sembrava non poter fare.
Un dottore diagnostica inizialmente ad Emily una rara forma di epilessia curabile attraverso un farmaco, ma la ragazza non notando alcun giovamento, sospende la terapia su consiglio della sua guida spirituale, Padre Moore appunto, che ha già capito che si tratta di possessione da parte di forze diaboliche molto forti.
Emily sospende la terapia e continua ad avere gli stessi drammatici sintomi, così Padre Moore decide di entrare in azione, di esorcizzare gli spiriti maligni che affliggono la giovane…ma la ragazza muore e il sacerdote finisce sul tavolo degli imputati.
L’avvocato difensore del chierico è la tipica donna in carriera che adotta come suo motto “il fine giustifica i mezzi”; non è minimamente interessata ai risvolti umani e spirituali della vicenda, è semplicemente stata inviata dalla Curia per costringere il suo cliente a patteggiare per evitare scandali e se ci riuscirà il suo capo la farà diventare socia di uno dei più importanti studi di avvocati degli Stati Uniti.
L’avvocato dell’accusa è invece un posato terminator dei tribunali, non perde una causa e non ha un nemico, è un punto di riferimento per tutti i suoi colleghi e il fiore all’occhiello del suo studio; insomma il colpo di scena nella sfida tra i due avvocati sembra già scritto…
Insomma l’esorcismo, il processo, i due avvocati terribilmente stereotipati, la sceneggiatura dovrebbe uscirne massacrata dal mio giudizio, e invece a mio parere non è niente male il lavoro di Derrickson e Boardman, che hanno saputo dare una nuova forma (quella processuale) al genere horror, senza annoiare e senza uccidere il ritmo, grazie ad un sapiente uso dei flashback sulla vicenda di Emily.
Ovviamente se poi passiamo a parlare della parte diabolica del film, allora la sceneggiatura ha le sue eccessive fantasie e i suoi punti oscuri, ma soprattutto scade in accorgimenti abusati come quello dell’ora a cui ogni giorno puntualmente succede qualcosa.
La regia invece, dello stesso Derrickson, non riesce ad incidere per la maggior parte della durata della pellicola, cercando dei colpi ad effetto miseramente falliti per quanto riguarda le scene che hanno a che fare con la possessione e l’esorcismo; sotto questo punto di vista, come molti riconosceranno, è molto più riuscito ed angosciante l’esorcismo di Friedkin di 30 anni fa.
Dato che agli americani piace infilare nelle sceneggiature infiniti piani tematici, “The exorcism of Emily Rose” è pieno marcio di temi toccati anche solo superficialmente sui quali lo spettatore può riflettere.
I temi principali sono più d’uno sicuramente, ed oltre che soffermarsi sulla possessione e sugli spiriti demoniaci, Derrickson si diletta a discorrere dell’eterna lottà fra scienza e fede, analizza le procedure processuali e i comportamenti degli avvocati, rappresenta il rapporto tra il padre esorcista e la Chiesa e sicuramente starò dimenticando qualcosa.
Per quanto riguarda la possessione posso sentirmi di fare una considerazione generale senza scendere troppo nel mio parere personale: penso proprio che chi creda in Dio abbia una naturale predisposizione a credere che esistano il Diavolo e gli spiriti maligni, mentre la coerenza vuole che chi stenta a credere nell’esistenza di Dio abbia delle difficoltà a credere nell’esistenza degli spiriti maligni che gironzolano per il mondo ad angosciare le persone.
Fatta questa premessa, devo dire che la possessione di Emily Rose risulta per certi versi terrificante ed inspiegabile, ma per molti tratti ridicola (sono 6 spiriti tra i più maligni, tutti insieme!) ed incredibile anche per un film di questo genere.
Di storie di questo genere se ne sentono davvero tante e il pubblico è sicuramente attirato dal fatto che questo film è ispirato ad una storia vera (nel weekend dal 7 al 9 ottobre è stato campione di incassi in Italia), pensate che il giorno dopo averlo visto c’è stato un servizio al tg5 che sottolineava l’esistenza di un corso sugli esorcismi in quel dell’Accademia Pontificia; poi ognuno sicuramente avrà le sue idee e le sue argomentazioni, a conclusione di questo sbrodolamento posso affermare che personalmente ho molte difficoltà a crederci.
Tornando ai temi, è molto interessante il confronto senza esclusione di colpi tra scienza (medicina in particolare) e fede, dato che il compito dei giurati è praticamente quello di stabilire se Emily Rose fosse posseduta o se fosse invece vittima di un disturbo psico-fisico che le procurava quei sintomi.
Al contrario di precedenti film sugli stessi argomenti, in questo caso la Chiesa sconfessa completamente il prete esorcista e anzi cerca in tutti modi di mettere a tacere lo scandalo, mentre lo scopo di Padre Moore è proprio quello di far conoscere al mondo la storia di Emily, anche grazie a prove e testimonianze a sostegno dell’ipotesi possessione.
L’ultima cosa che vorrei sottolineare della sceneggiatura è l’ottima riproposizione della dialettica processuale tra i due avvocati contrapposti, ciascuno caratterizzato perfettamente per quanto riguarda la psicologia ed ognuno caratterizzato dai suoi modi, dalle sue strategie “avvocatesche” e dai suoi riti.
Passando al cast, direi che nessuno degli attori ingaggiati per questo film eccelle nel suo ruolo; certo, bisogna riconoscere alla giovane Jennifer Carpenter che interpretare una posseduta con tutti quei sintomi non è cosa facile, ma volete mettere con la bambina de “L’esorcista”?!
Certo, Tom Wilkinson ha il suo bel da fare nei panni del sacerdote e Laura Linney non è niente male come avvocato difensore, ma non mi sento di promuovere a pieni voti nessun attore di questo cast.
Concludendo quest’opinione, direi che “The Exorcism of Emily Rose” potrebbe deludere decisamente le aspettative di un pubblico di teenager che cercano a tutti costi le emozioni preconfezionate dei soliti horror, anche se molti di loro hanno già dimostrato di voler ergere questo film a cult del nuovo millennio (il che mi sembra esagerato ancor prima che ridicolo); molto interessante invece vedere come Derrickson abbia sapientemente ingabbiato il genere horror nella sua accezione diabolica all’interno della struttura “legal”, più consona al genere thriller o giallo; gli attori sono sulla sufficienza, la regia non incide molto, la fotografia si perde dopo cinque minuti, la storia e la realizzazione non sono molto originali, ma forse un 3-4 euro per il noleggio possono anche essere spesi tutto sommato.
Adriano Lo Porto 25-10-2005
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