Recensione film horror L’ultima casa a sinistra
Regia: Wes Craven
Sceneggiatura: Wes Craven
Attori: Sandra Cassel, Lucy Grantham, David Hess
Produzione: U.S.A. 1972
Durata: 87′
Note: vietato ai minori di anni 14
Voto: 5/10
Krug e Fred, assassini e stupratori, evadono con la complicità di una scriteriata e feroce ragazza e del fratello, con problemi di droga, di uno dei due. Due spensierate ragazze, in cerca di marijuana all’uscita di un concerto, incappano nei quattro delinquenti.
Saranno sottoposte alle più terribili sevizie e torture, psicologiche e fisiche, prima dell’atroce fine.
Ma i genitori di una delle due, apparentemente tranquilli e innocui, sapranno avere la loro vendetta.
“L’ultima casa a sinistra” si apre con un avvertimento a dir poco inquietante: il film è stato proiettato nelle scuole americane a scopo didattico e informativo. “L’ultima casa a sinistra” è un autentico pugno nello stomaco. La violenza che è contenuta in certe scene è spietata, gratuita e senza patinature.
Craven si difese sostenendo di essere rimasto traumatizzato dalla violenza fine a se stessa della guerra in Vietnam e di aver voluto rappresentare l’assuefazione nei confronti di essa da parte dei soldati, mandati a combattere, e di tutti quegli americani che ogni sera a cena accendevano la televisione e assistevano passivi e indifferenti al dramma del Vietnam.
Ai fini di questa rappresentazione, “L’ultima casa a sinistra” è costruito abilmente, tanto da aver diviso la critica dell’epoca tra chi riconosceva il merito a Craven di aver saputo parlare del Vietnam senza mai citarlo, e chi invece lo accusava di essere un affabulatore, dedito all’ultra violenza compiaciuta.
Il film è girato come fosse un documentario, con le riprese eseguita da una m.d.p. a spalla. La fotografia, un po’ sgranata, è giocata su colori tenui. Tutto il film, poi, è accompagnato da una dolce e nostalgica musica, composta da David Hess, (qui anche interprete del terribile Krug), a stemperare i toni violenti, ma anche a simboleggiare la spensieratezza e l’incoscienza delle due malcapitate e insieme di quell’epoca.
Inoltre la violenza psicologica del film è estremizzata dall’alternarsi di sequenze dove i genitori di Mari si accingono ad appendere festoni in salotto per il suo diciassettesimo compleanno e quelle in cui le due ragazze vengono torturate in modo efferato dai quattro maniaci; e poi ancora immagini di padre e madre preoccupati per il mancato rientro della figlia a casa e quelle cruente della morte di una delle due ragazze.
Il film si compone di ampie carrellate sulle facce sorridenti dei malviventi, quelle terrorizzate di Mari e Phyllis e sul paesaggio autunnale, intatto e primordiale degli Stati Uniti: amaro contrasto tra l’innocenza perduta dell’America, nella cui caducità rientrano sia vittime che carnefici, e quella della natura, che alla fine dietro la sua bellezza cela indicibili orrori, quello della giustificazione della guerra in Vietnam e insieme l’apparente tranquillità della provincia americana.
Fino alla morte delle due ragazze, il film non ha niente a che vedere con l’horror, salvo un breve frammento di sbudellamento. Quando i quattro fuggiaschi riescono a farsi ospitare, con l’inganno, dai genitori di Mari, “L’ultima casa a sinistra” cambia tono, e sfiora a tratti l’assurdo.
Nonostante la figlia non sia ancora rientrata dal concerto e nonostante la sua ricerca sia stata affidata ai poliziotti più stupidi di tutta la contea, i genitori riescono a mantenere una calma ai limiti della santità e come i migliori esempi di buona americanità ospitano senza troppe perplessità i quattro.
Ma cuore di mamma si accorge che c’è qualcosa che non va in coloro che si sono presentati come commercianti in cerca di affari. Presto detto, il padre rinviene il cadavere della figlia nel laghetto, poco distante da casa. I due genitori si trasformeranno in spietati killer, riusciranno a farsi giustizia da soli, con tanto di motosega e di evirazione con i denti.
Qui gli amanti dell’horror potranno godersi qualche scena splatter, ma si vede veramente poco o niente.
In Inghilterra, “L’ultima casa a sinistra“, è a tutt’oggi bandito. In Italia gira la versione ampiamente tagliuzzata dalla censura. In alcuni stati americani è stata vietata la visione.
Se l’intento di Wes Craven è stato realmente quello di rappresentare la violenza e l’atrocità che hanno influenzato l’immaginario collettivo degli americani all’epoca, il regista ha realizzato il suo obiettivo. La potenza visiva ed escatologica del film, non sta tanto nei pochi minuti di violenza fisica, ma in quella psicologica, nel divertimento fine a se stesso a torturare altri essere umani, in quell’innocenza perduta, di cui si parlava prima, drammaticamente rappresentata dall’atroce fine delle giovani Mari e Phyllis.
Il film in questione, primo lungometraggio di Craven, è ispirato, in chiave moderna, a “La Fontana della Vergine” di Ingmar Bergman del 1960, dove la violenza è meno gratuita, ma comunque crudele e realista.
Gli attori sono tutti pressoché sconosciuti. Lucy Grantham e Fred Lincoln vengono dal mondo del porno. David Hess, interprete di Krug, è noto negli Stati Uniti come cantautore. Jeramie Rain-Sadie, moglie nella vita di Richard Dreyfuss, è l’attrice che vanta il record di presenze nei peggiori film della storia del cinema.
Numerose allusioni e citazioni del film sono presenti in “Saw II“; i nomi dei due protagonisti di questo film, Krug e Fred, verranno uniti da Craven per creare il nome della sua creatura più conosciuta, Freddy Kruger; gli attori reclutati dal mondo del porno e la scena dell’evirazione a morsi sono peculiarità derivate dagli esordi di Craven al cinema, in qualità di montatore e co-regista di un film hard, “Together”, nel 1971.
Violetta Armanini marzo 2008