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REGIA: Lucio Fulci
SCENEGGIATURA: Lucio Fulci, Giorgio Marinuzzo, Dardano Sacchetti
FOTOGRAFIA: Sergio Salvati
MUSICA: Fabio Frizzi
PRODUZIONE: Italia, 1981
DURATA: 86′
CAST: Katherine MacColl, David Warbeck, Antonella Interlenghi, Veronica Lazaar, Anthony Flees, Michele Mirabella
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Voto: 7.5/10
TRAMA
È una bella impresa raccontare la trama, viste le dichiarazioni dello stesso Fulci (vedi seconda parte della recensione), ma proviamoci.
Louisiana, 1927. Degli uomini armati di torce e forconi fanno irruzione nell’Hotel SettePorte (attenzione al gioco di parole!!) ed aggrediscono un pittore, di nome Schweick, che stava lavorando ad un quadro molto macabro. Il povero uomo è accusato di blasfemia e di aver maledetto la città, perciò i villici, come da prassi, prima lo torturano a colpi di catene, poi lo crocifiggono, quindi lo murano “vivo”, non dopo avergli sciolto ben bene la faccia! E il film deve ancora cominciare!
Titoli di testa e torniamo in Louisiana, nel 1981.
Lisa (la sempre più isterica Katherine MacColl) è una stilista fallita che ha ereditato l’Hotel SettePorte e ha deciso di ristrutturarlo e riportarlo all’antico splendore (!?). Con lei ci sono Martha e suo figlio Arthur, due domestici un po’ strambi, un zelante architetto (M. Mirabella) e il Dottor John McCabe (David Warbeck), intervenuto perché un operaio si è spezzato il collo cadendo dalle impalcature. L’operaio non è scivolato, ha visto degli occhi vuoti che lo spiavano da una stanza…ma gli altri non lo sapranno mai.
Ultimo dei personaggi è Emily, una ragazza misteriosa, cieca, con la voce che sembra uscire da un sogno. La ragazza sa tutto (mentre noi non sapremo mai niente di lei) e ben presto svela a Lisa come stanno i fatti: sotto l’Hotel ci sarebbe una delle sette Porte del Male e, attraverso essa, i morti sono pronti a tornare dall’Inferno.
Lisa non segue il consiglio di andarsene e rimane all’Hotel, assiste ad eventi paranormali, si terrorizza e strilla come una scimmia…il Dottore, ovviamente, non le crede.
Nel frattempo gli altri personaggi vengono ammazzati dagli zombie (il capo dei quali è Schweick) o da chi per loro (Mirabella viene divorato dalle tarantole in una scena leggendaria!), quindi diventano zombie a loro volta…e ammazzano altre persone.
Tutto qui. Condite con sangue a fiotti e morti violentissime e l’Aldilà è servito!
È un film horror d’altra parte..non un film di nicchia sulle condizioni delle tribù nomadi pakistane…che vi aspettavate? Bah!
COMMENTO
La squadra vincente ormai la conosciamo a memoria: Fulci alla regia, Sacchetti alla storia, Frizzi alle musiche, Giannetto De Rossi agli effettacci gore e, davanti alla cinepresa, la sventurata MacColl, obbligata a strillare come una matta e a subire le peggiori angherie che un’attrice possa immaginare.
Il film non è altro che un calderone di luoghi comuni horror: c’è l’hotel costruito sopra la porta dell’Inferno (Argento, Kubrick), c’è il libro maledetto (Lovecraft, Fulci, “La Casa” di Raimi) e ci sono gli zombie che tornano dall’inferno per far piazza pulita (Romero, Fulci).
Non sono stati ripresi solo i “pregi” del genere ma anche i difetti, come quando l’eroe non capisce che gli zombie si ammazzano sparandogli alla testa, e spreca migliaia di proiettili (che ovviamente non finiscono mai).
Flop? Buco nell’acqua? No! Perché il regista romano lo voleva proprio così! Spulciando in una sua vecchia intervista (tratta da “L’Occhio del testimone” di M. Romagnoli – unica opera biografica su Fulci), troverete a proposito de “L’Aldilà” questi passaggi: “è un film senza storia: una casa, degli uomini che tornano dall’aldilà […] non c’è una logica da cercare nel film, non è altro che un susseguirsi di immagini..”
Ecco quindi cosa è l’Aldilà, un susseguirsi di immagini, un ripetersi di uccisioni, quasi a metafora della ripetitività della morte, con le vittime che diventano carnefici e continuano la spirale di brutali assassini, fino al finale, bellissimo a livello di immagini ma tristissimo e quasi apocalittico nei contenuti.
Sono tanti i dubbi che affiorano nella mente dello spettatore quando cominciano a scorrere i titoli di coda: che significato aveva il tatuaggio del pittore?…perché diventano tutti ciechi?…chi era Emily e quale era il suo compito?…che fine faranno i nostri eroi?
Fulci non ce lo spiega, il film nemmeno, però molta gente sarebbe capace di discutere per ore e ore a proposito dei messaggi lanciati dalla pellicola, cogliendo questa o quella metafora, individuando questo o quel significato nascosto. È uno dei motivi per cui solitamente si dice che “L’Aldilà” è il film più “onirico” del buon vecchio Fulci, tanto che molti tendono a considerarlo un gradino superiore agli altri zombie-film di “Lucio il Truce”.
Io non mi sbilancio, sperando di invogliarvi alla visione!
Cosa altro aggiungere? Le tecniche di Fulci le conosciamo tutti (altrimenti vi mando alle altre recensioni presenti su questo sito), anche qui si abbonda soprattutto di primi piani sugli occhi dei protagonisti; le musiche di Frizzi sono come sempre ispirate ed appropriate; gli effettacci gore sono eccellenti e quasi esagerati: ce n’è per tutti i gusti, dagli occhi strappati alla faccia sciolta con l’acido….è un massacro! Sulla recitazione degli attori..beh, quella…prendere o lasciare!
CURIOSITÀ
– Come tutti i film di Lucio Fulci, anche questo è stato massacrato, scusate il gioco di parole, dalla censura. Se lo vedrete nella versione della AVO Film, capirete bene che cosa intendo! L’effetto seppia del prologo per esempio, non è una scelta stilistica, ma un’imposizione della censura per “smorzare” l’eccessiva violenza di inizio pellicola.
– Il genere horror è da sempre quello più bistrattato. Negli anni indietro non era una novità che la produzione e le case di distribuzione imponessero al regista variazioni sulla trama o sui contenuti. Ne sa qualcosa Mario Bava con il suo “Lisa e il Demonio”, ma anche “L’Aldilà” non è sfuggito agli obblighi del Marketing. Nell’ultima intervista rilasciata prima di morire (raccolta da Luigi De Angelis e disponibile online sotto forma di e-book) Fulci confessa: “mentre cercavamo ulteriori finanziamenti per realizzare l’Aldilà, i tedeschi dissero che avrebbero comprato il film solo se ci fossero state scene con degli zombie. Noi le inserimmo (anche se c’entravano poco o nulla) e, a prodotto finito, i tedeschi si rifiutarono di comprare il film perché le scene con gli zombie erano troppo violente!”
Daniele Del Frate 03-02-2005
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