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KOMA
Nazione: Hong Kong 2004
Durata: 88’
Regia: Lo Chi-Leung
Soggetto e sceneggiatura: Yeung Sin-Ling, Susan Chan
Cast: Angelica Lee, Karena Lam, Andy Hui, Raymond Wong
Musica originale: Chan Kwong-Wing
Fotografia: Chan Chi-Ying
Voto: 3/10
Eccoci qua, con un altro film del genere thriller-horror di provenienza orientale, precisamente di Hong Kong questa volta; un altro film che ho scelto di guardare senza sapere niente della trama, della provenienza, solo conoscendo il titolo e il genere.
Ma quando mi deciderò a documentarmi per bene prima di guardare un film?!
Registi e sceneggiatori nipponici e orientali in genere sembrano aver capito che allo spettatore occidentale non importa di cosa tratti il film e se sia o meno un prodotto meritevole e infatti sfornano “ciofeche” in serie da un pò di tempo.
Funziona come con la televisione, lo spettatore accende la televisione per riflesso incondizionato, non vuole guardare un programma, ma vuole guardare la televisione…
Così per il cinema, si va al cinema, si decide sul posto cosa guardare, magari anche a casaccio, l’importante è stare comodi nelle poltroncine del multisala, sgranocchiare pop corn, scolarsi un litro di coca-cola e stare con gli amici.
Quindi non è poi così importante, dal punto di vista commerciale, fare prodotti di qualità, l’importante è proporre titoli, trailer o locandine di impatto che attirino l’inerte “grande pubblico”.
Non è difficile, tra l’altro, notare come i distributori italiani cambino radicalmente il senso dei titoli originali, cucendoli su misura sui cervelli minorati del pubblico di casa nostra.
Tornando al film, la prima scena è ambientata in un lussuoso hotel durante un ricevimento nuziale; una scena della quale fortunatamente conservo solo un ricordo confuso, ma forse la colpa non è solo mia, ma anche di come la scena è stata realizzata, appositamente nebbiosa nei significati e nelle azioni.
Insomma non riesco bene a ricostruire cosa succede in questa scena, so solo che viene ritrovata una donna in una vasca di ghiaccio e sangue, una donna alla quale è stato asportato un rene.
Una scena della quale la nostra Chi Ching è stata testimone, accompagnata dai fumi della sbornia procuratasi per festeggiare la presa del bouquet.
Nonostante le condizioni precarie a causa dell’alcol, Chi Ching riconosce però una ragazza presente sulla scena del delitto, Suen Ling.
Grazie all’aiuto di un paio di investigatori veramente molto particolari (niente a che vedere con un posato Morgan Freeman o con un testardo Brad Pitt), l’interrogatorio a tre (le due ragazze più il prossimo sposo di Chi Ching) fa venire a galla la relazione segreta tra Suen Ling e il ragazzo di Chi Ching.
La polizia potrebbe dunque credere che Chi Ching abbia denunciato Suen Ling solamente per vendicarsi di questa situazione.
Nel frattempo le vittime con rene asportato aumentano ora dopo ora, il killer chirurgo sembra inarrestabile e a questo si incrociano le telefonate minacciose che Suen Ling fa a Chi Ching, la quale si scopre avere una qualche malattia per cui avrebbe bisogno di un urgente trapianto di reni.
E poi c’è l’uomo che ama Chi e si tromba Suen…insomma un triangolo pericoloso, con storie di chirurgia, medicina e serial killer che vi si intrecciano in modo per la verità poco avvincente.
Gli intrecci creati in sede di soggetto potevano anche portare ad un buon prodotto finale, ma alcune scelte come l’antipatia incredibile del personaggio di Chi Ching o la stranezza impalpabile degli abitanti del quartier generale della polizia cittadina, fanno scadere un po’ la sceneggiatura e non basta un colpetto di scena sull’identità del killer per poter arrivare alla sufficienza.
Posso dire che questo “Koma” rispetta i criteri di realismo e verosimiglianza che mi auspicavo di vedere usati con maggiore dovizia, ma nonostante questo il cinema orientale di genere deve fare ancora molti passi per pensare di riuscire a creare qualcosa di veramente buono per il pubblico occidentale.
Dal punto di vista della regia invece, questi registi con gli occhi a mandorla se la cavano già bene, offrendo quello che uno spettatore di un film thriller o horror si aspetta, ovvero inquadrature e montaggio che creino tensione almeno ogni tanto e qualche tecnicismo fine a se stesso che ci sta.
Però i momenti di vera tensione in “Koma” sono veramente rari rispetto alla media e nemmeno gli attori principali riescono a risollevare le sorti del film, a parte Karena Lam nei panni di Suen.
Insomma concludendo, posso assicurarvi che questo “Koma” è un’altra schifezza orientale da evitare e credo che alla fine propenderei per il film hollywoodiano, se proprio non potete fare a meno del genere thriller-horror come me!
Adriano Lo Porto Luglio 2005
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