Recensione film horror Ju-on: The Grudge

Recensioni

locandinaRegia: Takashi Shimizu
Soggetto e Sceneggiatura: Takashi Shimizu
Attori: Megumi Okina, Misaki Ito, Misa Uheara
Produzione: Giappone, 2003
Durata: 92′

Voto: 8/10

A tre anni dal doppio successo di Ju-On, il regista Takashi Shimizu decise di dare un terzo capitolo alla saga incentrata sul rancore di Kayako Saeki e di suo figlio Toshio. Stranamente però il regista ha deciso di non numerare come 3 questo nuovo film, ma di intitolarlo come il primo episodio.

TRAMA
Sono passati 5 anni da quando un gruppo di ragazze entrarono nella misteriosa casa in vendita, trovarono del disgustoso saké e, dopo averlo bevuto, sentirono un gatto miagolare.
Si inizia con una macabra scena. L’omicidio di Kayako Saeki e di suo figlio Toshio ad opera del marito impazzito perché sospettoso del tradimento della moglie. Sangue ovunque. Sul suo viso, sulle sue mani, sul suo corpo. La pietà? Non è contemplata in questo momento. Kayako l’ha tradito e deve morire. Anche Toshio deve morire in quanto non è suo figlio ma figlio di un altro uomo. E quel gatto nero, che non smette di miagolare. Deve morire anche lui.

La prima protagonista è Rika.
Rika Nishina è una ragazza che lavora in un centro di assistenza sociale. Il suo capo la incarica di occuparsi della pulizia di una casa. Stranamente la ragazza che doveva occuparsi di quella casa è sparita dopo aver preso le chiavi ed essersi recata lì. Rika non può rifiutarsi e si reca nella casa. Fin dal viale la ragazza avverte una strana sensazione. Ma il lavoro è lavoro e quindi entra. La casa sembra una discarica. Sporcizia e cartacce ovunque. E sembra anche deserta. All’improvviso una mano si staglia contro una porta a vetri. La mano appartiene all’anziana signora Tokunaga, madre del padrone di casa. La ragazza le parla anche se la signora non sembra capirla. Poi inizia a ripulire la casa. Durante la pulizia del piano terra Rika trova anche una strana foto di famiglia: una giovane coppia ed un bambino. Sembrano felici. Si reca quindi al piano di sopra. Sente degli strani rumori provenire da una stanza precisamente da un armadio chiuso con del nastro adesivo. E’ come un raschiare di artigli. Rika toglie il nastro adesivo e nell’armadio trova un gatto nero. E un bambino. Il bambino le dice di chiamarsi Toshio. Rika corre dalla signora Tokunaga per dirle della strana scoperta ma la signora inizia a comportarsi in modo strano… sembra atterrita da qualche cosa. Che cosa è quell’ombra che sta calando sull’anziana donna e su di lei?

Un salto indietro di qualche tempo.
Facciamo la conoscenza di Katsuya Tokunaga e di sua moglie. Vivono insieme alla madre di lui, un’anziana signora. Katsuya ha un’altra giornata di lavoro e si accomiata dalla moglie che lo sgrida per essersi dimenticato che quella sera avranno in visita la sorella di lui. Katsuya è proprio uno smemorato. Dopo che il marito è andato al lavoro, Kazumy si mette a fare pulizie e finisce per appisolarsi sul divano. Si sveglia in seguito ad un rumore improvviso. La signora Tokunaga ha rovesciato una tazza. Ma altri rumori giungono dalla casa. Dal piano di sopra. Dalla camera da letto sembra. Kazumy sale, lentamente, titubante. A metà delle scale vede un gatto nero. Il gatto scappa al piano di sopra. Come se l’aspettasse alla fine del corridoio e la guarda finché due mani non lo afferrano. Di chi sono quelle mani? Chi c’è nella camera da letto?
Katsuya torna dal lavoro e non riesce a trovare la moglie. La cerca ovunque. Alla fine la trova distesa sul letto. Gli occhi sono sbarrati. Sembra in stato catatonico. Cerca di chiamare un medico ma degli strani rumori attirano la sua attenzione. Sotto la scrivania? No, non c’è nulla. Allora nell’armadio. No, niente nemmeno lì… ma dietro di lui si è mosso qualche cosa. Si gira. Non c’è niente. Magari sotto il letto. No. Nulla. Dietro la tenda…? Un bambino sbuca dal nulla… Chi è? E cosa è quest’ombra che cala su Katsuya mentre sua moglie Kazumy ha le convulsioni e muore?
Arriva nel frattempo la sorella di Katsuya, Hitomi Tokunaga, che dopo poco viene letteralmente cacciata di casa da un fratello completamente diverso dal solito.
Alcune ore dopo Hitomi Tokunaga prima di tornare a casa dal lavoro chiama suo fratello. Sembra non ci sia nessuno in casa e lascia un messaggio nella segreteria. Anche l’edificio dove lavora sembra essere deserto. Nell’attraversare il corridoio si sente seguita. Si rifugia in bagno. Da sotto la porta vede un’ombra di piedi. Poi squilla il telefono. E’ suo fratello. Ma perché sente quegli strani rumori invece che la sua voce? Hitomi esce dal bagno e da quello affianco al suo sembra uscire qualcuno. Hitomi scappa, cerca aiuto nella guardia che dopo poco vede scomparire dai monitor come risucchiato da un’ombra nel bagno. Hitomi scappa ancora. Verso casa. Finalmente è al sicuro nel suo appartamento. Suonano alla porta. E’ suo fratello, lo vede dallo spioncino. Apre. Ma dove è? Non c’è nessuno! Hitomi si rifugia sotto le coperte… ma che cosa c’è sotto le coperte con lei…?

Un turbinio di eventi. Il datore di lavoro di Rika trova la ragazza in stato di shock e la vecchia Tokunaga morta di paura. Arriva la polizia che cerca di chiamare i coniugi Tokunaga ma stranamente il telefono cellulare squilla al piano di sopra e conduce la polizia fino all’armadio dove si trovano i corpi straziati dei coniugi Tokunaga. Il caso di queste morti si fa intricato. La polizia quindi rintraccia e chiede aiuto a Toyama un ex-poliziotto che tempo prima si occupò di alcune strane morti legate alla scomparsa dei coniugi Saeki e di loro figlio Toshio.
Toyama è riluttante, vorrebbe rifiutare, ma in finale accetta. Lui sa che cosa succede in quella casa e sa anche come mettervi fine. Deve farla bruciare. Distruggerla.
Nella notte si reca in quel luogo. Passato e presente a confronto. Toyama vede 3 ragazze morire prima di sentire uno strano rumore… Una quarta ragazza è andata via e ha incrociato lo sguardo con il suo. Erano lì solo per una bravata. Che sia troppo tardi per mettere fine all’orrore?

Izumi è il nome della ragazza che abbandonato la casa. C’era qualche cosa di strano tra quelle mura. E’ da un po’ che le sue amiche sono scomparse e non si sa più niente di loro.
La vita della ragazza scorre abbastanza tranquillamente finché un giorno qualcuno bussa alla sua porta. Le ha abbandonate quel giorno e loro sono venute a prenderla. Non la devono trovare. Non la devono vedere. Non deve uscire dalla sua camera. I giornali sulla finestra impediranno a qualsiasi cosa di entrare e vederla, anche la luce del sole non entrerà. Ma… di chi sono quei volti cianotici che la fissano dall’esterno? Chi è entrato in casa e si dirige verso di lei?

Mariko è l’amica di Rika. L’appuntamento con lei non si è concluso nel migliore dei modi dato che Rika ha iniziato a comportarsi in modo strano dicendo di aver visto un bambino sotto il tavolo del ristorante dove stavano mangiando. Mariko decide quindi di telefonare alla sua amica per sapere se sta bene dopo quello che è successo. Qualche cosa deve pur fare aspettando che i genitori di uno dei suoi alunni tornino a casa e parlino con lei. Rika sta bene a quanto pare. Ma perchè inizia ad agitarsi quando le dice che è a casa di questo bambino e che il bambino si chiama Toshio?

CONSIDERAZIONI
Terzo capitolo della saga che conserva il pathos e la forma narrativa dei due precedenti episodi. E ne fa un piccolo capolavoro. Strana la decisione da parte del regista di dare lo stesso titolo del primo film creando un po’ di confusione. Si nota principalmente una evoluzione nello stile per la realizzazione di questa pellicola che, se da un lato la avvicina di più agli standard dell’horror occidentale, dall’altro gioca a sfavore dell’immaginazione dello spettatore, che viene adesso spaventato solo dalle trovate sceniche. Viene, infatti, fatto un uso maggiore del sangue e lo spettro di Kayako, come quello di Toshio, è maggiormente e più nitidamente visibile.
Le vicende in apparenza scollegare si intersecano lentamente e il finale ci spiega i motivi che hanno scatenato la vicenda del rancore, senza però dirci se al rancore ci sarà mai una fine e se almeno c’è la possibilità di placare la spirale di orrore innescata. E questo forse è un altro punto a sfavore. Le vicende dei personaggi seguono un filo narrativo complesso che salta indietro nel tempo e poi di nuovo avanti. Alle volte, alcuni personaggi che si credevano morti nell’episodio precedente, sono i protagonisti di quello successivo, spiazzando così lo spettatore.
Forse proprio a causa della evoluzione stilistica, viene fatto un maggiore uso della musica ed anche le scene sono più luminose ed ampie. A tratti alcune trovate e alcune rappresentazioni ricordano molto la saga di Ringu (The Ring) deludendo e rovinando un po’ la sorpresa e spezzando la suspance.
Pur rimanendo un validissmo film dell’orrore si capisce che questo terzo episodio, datato 2003, sia solo un pretesto per guadagnare sull’onda del successo dei primi due, di altre saghe e di altri film asiatici (che vanno ora di moda) e dei rispettivi remake americani. Proprio riguardo a questi ultimi, è in uscita la versione Hollywoodiana di Ju-On con Bill Pullman e Sarah-Michelle Gellar (l’eroina di Buffy) che, stando al make-of che ho avuto modo di vedere, prende il meglio dei vari episodi della saga e li concentra in un unico film.

Consigliarlo? Sconsigliarlo? Sicuramente mi sento di consigliarlo caldamente. Guardatelo al buio, magari da soli e in un momento in cui non c’è nessuno a fare rumore e sono certo che al primo scricchiolio perderete il conto dei battiti cardiaci. Se però ne avete la possibilità, il mio consiglio è di guardare prima gli episodi del 2000 (Ju-on: The Curse e Ju-on: The Curse 2) che sono senza alcun dubbio di migliore fattura.

Luigi Grillo (ciao.it) 29.11.2004

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