Recensione film horror Jenifer
Regia: Dario Argento
Sceneggiatura: Steven Weber
Attori: Steven Weber, Carrie Ann Fleming, Brenda James, Harris Allan
Produzione: U.S.A. 2006
Durata: 60′
Voto: 5/10
UN FILM D’AMORE: Questo il commento di Dario Argento quando ha presentato il suo “Jenifer” in conferenza stampa; effettivamente, l’aria che si respira guardando il film è quella di una tragica storia d’amore che non potrà mai avere un lieto fine, a causa degli strani gusti della protagonista.
Jenifer è una dolce ragazza deforme, con due orbite nere al posto degli occhi, la bocca enorme, i denti aguzzi, lunghi capelli biondi e un corpo da favola. A salvarla da morte sicura è il poliziotto Frank, il quale, nonostante l’aspetto orribile, se ne innamora perdutamente. Jenifer non parla, è indifesa, nessuno vuole prendersi cura di lei, insomma come si fa a non innamorarsi di un esserino così?
MASTER OF HORROR: Si tratta di una specie di saga, creata dalla IDT Entertainment, che riunisce i grandi “mostri” dell’horror mondiale, quali John Carpenter, Joe Dante, Tobe Hooper e Dario Argento. Attualmente, dato il successo dei primi episodi della saga, si sta lavorando per crearne una seconda.
Dario Argento è in crisi di idee da lustri; sembra aver perso l’estro e l’inventiva; i suoi ultimi film, come “La sindrome di Stendhal” e “Il Cartaio” hanno deluso sia la critica, che i suoi più affezionati fan. “Jenifer” doveva essere la sua occasione di riscatto, chiamato negli States per girare assieme a grandi registi questa saga dedicata all’horror.
Ho avuto l’onore di incontrare Argento, al suo rientro in Italia, in occasione della proiezione de “Il Gatto a Nove Code”, recentemente restaurato e presentato in anteprima a Torino, durante una serata dedicata all’horror italiano, organizzata da me con altri giovani amanti del cinema.
Argento è una persona intelligente, spiritosa e squisita; si è prestato al delirio dei fan più accaniti con molta pazienza e riconoscenza; sa che il massimo splendore del suo cinema è finito da tempo, ma continua a lottare perché il cinema horror italiano sia riconosciuto come una parte di cinema italiano molto importante e come uno dei pochi generi che può essere esportato.
“Jenifer” rimane comunque un horror incompiuto; forse è solo ironia, ma sembra proprio una storia d’amore con accenti fortemente erotici; di scene splatter ce ne sono, ma al film di Argento manca qualcosa, probabilmente la sceneggiatura.
Fin dalle prime immagini, Jenifer appare come un personaggio portatore di guai; non si sa bene quale meccanismo scatti nella mente di Frank, fatto sta che lui se ne prende a cuore la sorte e decide di ospitarla a casa sua, moglie e figlio non la prendono bene ovviamente, soprattutto dopo che lei si mangia il gatto.
Nonostante la scena disgustosa che si trova davanti, ovvero le budella del gatto tra i denti di Jenifer, Frank, mollato dalla moglie, si tiene in casa la ragazza e lei, per farsi perdonare, gli regala una notte di sesso sfrenato. Saranno le favolose scopate che fanno sì che Frank non riesca a piantare in asso Jenifer? Non si sa, ma a quanto pare il motivo sembrerebbe questo.
Insomma “Jenifer” è un susseguirsi di scene splatter con le malefatte della ragazza, fino al finale abbastanza scontato. E allo spettatore non è dato sapere il perché del comportamento di Jenifer. Chi è Jenifer?
Sono rimasta abbastanza delusa da questo film; avevo letto la trama su un giornaletto gratuito e mi aveva incuriosito, appariva come un film dove la psicologia dei personaggi è contorta e nel quale Argento tornava, finalmente, ad indagare nelle tenebre della psiche umana, il più recondito covo del male. Non c’è niente di tutto questo e a ricordo delle vecchie glorie del regista romano rimangono solamente le musiche di Claudio Simonetti.
Ma Dario quando tornerai a fare film horror come si deve?
Pochi sanno che anche in Italia esiste un “Italian Masters of Horror“, che riunisce i grandi maestri dell’horror italiano, ormai dimenticati, come Umberto Lenzi, Lamberto Bava, Sergio Martino e il giovane Nicola Rondolino; i lavori di questi registi sono stati interamente finanziati dalla Film Commission piemontese e girati in Piemonte.
Ecco i titoli dei film presentati: “Horror Baby” di Umberto Lenzi, “Murder House” di Lamberto Bava, “The Corners of the Night” di Sergio Martino e “Brotherhood” di Nicola Rondolino. Una risposta alla saga americana per ribadire che il cinema horror italiano ha ancora molto da dire. Con l’augurio di vederli presto nelle sale italiane.
Violetta Armanini 25.03.2007