Recensione film horror Il Segno Del Comando
Regia: Daniele D’Anza
Soggetto: Giuseppe D’Agata, Flaminio Bollini, Dante Guardamagna, Lucio Mandarà
Cast: Ugo Pagliai, Massimo Girotti, Carla Gravina, Rossella Falk, Paola Tedesco
Produzione: Italia (RAI), 1971
Distribuzione: Elle U Multimedia (dvd usciti il 16/10/2002)
Voto: 9/10
Nel 1971 mezza Italia segue in tv uno sceneggiato (oggi il termine è stato sostituito con il terribile “fiction”) dal titolo “Il Segno Del Comando”, trasmesso dalla RAI la domenica sera. Cinque puntate, a cavallo tra Maggio e Giugno, che tengono letteralmente incollati milioni di italiani davanti al televisore. D’accordo, la scelta tra i programmi del palinsesto non era quella odierna, ma gli italiani si appassionarono alle vicende del professor Edward Forster e di Lucia.
Lo sceneggiato (sarò un romantico ma mi piace utilizzare questo termine) è ambientato proprio nel 1971 e vede appunto come protagonista il giovane professor Edward Lancelot Forster (interpretato dal grande Ugo Pagliai), docente della prestigiosa Università di Cambridge, chiamato a Roma da un funzionario dell’ambasciata britannica, George Powell (Massimo Girotti, tra l’altro recentemente scomparso) per tenere una conferenza sullo scrittore Byron ed in particolare sul suo soggiorno romano del 1817.
Forster, stimato studioso del grande poeta inglese, in realtà non avrebbe accettato mai di partecipare alla conferenza, ma un qualcosa lo ha spronato ad accettare l’invito: una lettera ricevuta da un tale Marco Tagliaferri, un pittore, che confuta un suo articolo comparso in una rivista di letteratura.
Forster infatti sostiene che Lord Byron nel descrivere nel suo diario romano una piccola piazza abbia attinto a piene mani dalla fantasia, ovvero che la piazza non esista nella realtà e sia semplicemente un parto di fantasia, ma Tagliaferri gli comunica non solo che la piazza esiste, ma gli invia insieme alla lettera una foto della stessa. Quale occasione più ghiotta per uno studioso di fare una scoperta così importante?
La conferenza è in programma il 28 Marzo, ovvero una decina di giorni dopo l’arrivo di Edward a Roma. Il professore si reca a casa di Tagliaferri, in Via Margutta 33, ma è una giovane ed avvenente donna, Lucia (Carla Gravina) ad aprirgli la porta e comunicargli che il pittore Tagliaferri non è in casa.
La bellissima donna, modella del pittore, gli dà appuntamento per la sera stessa, promettendo che sarà presente anche Tagliaferri e gli consiglia l’albergo “Galba” di Trinità dei Monti, gestito dalla Signora Giannelli (Silvia Monelli), sua carissima amica.
Forster si reca all’albergo e viene accolto dalla signora Giannelli, che però afferma di non conoscere nessuna Lucia.
All’appuntamento Lucia arriva puntuale ed i due si recano, tra i vicoli di Roma, in una caratteristica “Locanda dell’Angelo”, dove di lì a poco avrebbe dovuto raggiungerli anche Tagliaferri. Poco prima di entrare, una zingara, chiedendogli la carità, “sente” qualcosa ed avverte Edward del forte pericolo che corre con Lucia, ma lui non gli bada più di tanto.
Infatti, in questa strana locanda, Tagliaferri non arriverà mai e Forster, drogato con del vino, verrà derubato della sua valigia che contiene la foto ed alcuni microfilm delle pagine del diario di Byron.
Riavutosi dallo stordimento, Forster fa ritorno alla sua macchina e sul sedile ritrova uno strano medaglione, raffigurante un gufo, lo stesso che aveva Lucia al collo.
Marco ritorna in Via Margutta, dove trova un uomo anziano, il Colonnello Tagliaferri, un lontano parente del pittore e collezionista di orologi antichi, ognuno indicante un’ora diversa, che cura con scrupolosa attenzione. Non poca però è la sua sorpresa quando gli dice che il pittore è morto 100 anni prima. Non solo, l’uomo gli comunica che all’interno 13 non abita nessuna Lucia, e che anzi la casa è in attesa di demolizione, ma che una modella effettivamente viveva lì un secolo fa con il pittore.
L’affare si complica. Dopo alcune ricerche Forster scopre che Tagliaferri era nato il suo stesso giorno, 100 anni prima, e morto il 28 Marzo 1871, il giorno del suo trentaseiesimo compleanno. Solo un caso? Ulteriori ricerche lo porteranno sulle tracce di un orafo, un tale Ilario Brandani, anch’egli con la passione per l’occultismo, nato il suo stesso giorno, esattamente 200 anni prima, ed anche lui morto il giorno del suo trentaseiesimo compleanno, il 28 Marzo 1771.
Due coincidenze terribili che gli fanno pensare che la sinistra profezia di morte potrebbe ripetersi proprio il 28 Marzo, giorno della conferenza, 100 anni dopo la morte di Tagliaferri e 200 anni dopo quella di Brandani, e questa volta avere lui come protagonista.
Nel frattempo inquietanti presenze si animano tra le strade di Roma (come ad esempio Lucia, che riappare come uno spettro in una vecchia casa), inquietanti maledizioni e credenze popolari risuonano (“chi vede il fantasma della donna morirà entro il mese”) e avvengono morti in circostanze molto strane (il vecchio collezionista di orologi che morirà in circostanze non del tutto chiare qualche giorno dopo).
Oltre a Powell, Forster troverà sulla sua strada anche una giovane ed attraente donna, Barbara (Paola Tedesco), segretaria personale del funzionario, che nutre un debole per lui, ed Olivia (Rossella Falck), una vecchia amica conosciuta in Inghilterra, ed ancora Lester Sullivan, detto il “Barone Rosso”, un torbido antiquario con pochi scrupoli, ed un principe (Franco Volpi) dall’aspetto diabolico e con la passione – guarda caso – per la magia.
Sullo sfondo, una Roma magica e suggestiva, mostrata in alcuni dei suoi lati caratteristici e svelata a poco a poco. Oltre alle già citate Trinità dei Monti, Via Margutta, i vicoli antichi e polverosi, Trastevere, l’isola Tiberina, il Gianicolo.
”Il segno del comando” ebbe un successo straordinario, soprattutto grazie a bravissimi attori (su tutti un bravissimo Ugo Pagliai) e ad una sceneggiatura perfetta e da brivido.
E’ stato definito da molti il più bel giallo mai trasmesso dalla tv, opinione che ci sentiamo di condividere.
Recentemente “ELLE U MULTIMEDIA” ha riproposto in dvd le cinque puntate, naturalmente in bianco e nero, della durata di circa 1 ora ciascuna (solo l’ultima dura un’ora e mezza).
Il suo successo fu decretato tra l’altro anche dal motivo “Cento Campane”, interpretato da Lando Fiorini, uno stornello che giocando sull’assonanza “din-don-dì de no” rimane immediatamente impresso nella mente (“Din don, din don, amore / cento campane stanno a dì de no / ma tu, ma tu amore mio, / se m’hai lasciato ancora nun lo dì.”).
Nella torbida ed intricata storia si muovono antiche maledizioni, fatture, tristi presagi, assassini spietati, sette segrete, opere musicali scomparse e maledette, oggetti magici, e strane coincidenze collegate secondo un bizzarro disegno del destino.
Su tutte, il mistero contenuto nel diario romano di Lord Byron. E come cornice una Roma gotica, piena di misteri notturni, che sembrano svanire alle prime luci dell’alba, per poi ripresentarsi puntuali. Mentre il tempo scorre veloce, avvicinandosi sempre di più al “giorno X”, l’ora della verità.
Certo, un giallo d’altri tempi, in cui gli attori si danno sempre del “voi”, come gli innamorati, in cui le parolacce e le scene di sesso sono bandite (nei titoli di coda, la prostituta che Forster vedrà dopo essere stato derubato viene chiamata “una donna”), e la parola non viene mai pronunciata nel film stesso… altri tempi!
La serie si ispira all’omonimo romanzo di Giuseppe D’Agata, riadattato per la tv da Flaminio Bollini.
Per tutti gli appassionati del genere, e non solo per coloro che 33 anni fa erano tra i 15 milioni di spettatori, cinque puntate imperdibili. La nostalgia sarà tanta, di fronte al “piattume” odierno.
Gabriele Fortino 4 febbraio 2005 (ciao.it)