Recensione film horror Il Nascondiglio – recensione del film
Regia: Pupi Avati
Sceneggiatura: Pupi Avati
Attori: Laura Morante, Yvonne Sciò, Rita Tushingham
Produzione: Italia, U.S.A. 2007
Durata: 100’
Voto: 9/10
Una donna, senza nome, esce da un ospedale psichiatrico, dove era stata presa in cura in seguito al suicidio del marito. Tornata nel paese del consorte, decide di aprire un ristorante di cucina italiana. Il comune le dà in affitto un ex gerotrofio, dove cinquant’anni prima è avvenuto un orribile delitto. La donna comincia a sentire strane voci provenire dai muri della casa: che dalla sua psicopatia non sia mai guarita o quelle voci esistono veramente?
Un delitto avvenuto molti anni prima, una donna che nasconde la verità sulla morte di suo marito, cittadini sospettosi, vecchie matte che dicono di conoscere i fatti, e una villa sperduta in una radura. Una casa, con un ampia scalinata, grandi finestre, muri alti, due piani in disuso, e un ascensore di quelli con le grate, che si vedono ancora nei vecchi condomini.
Il terrore comincia in una casa. E la verità sul delitto non va cercata tanto distante da quelle pareti. La verità è dentro. La casa è il centro di ogni violenza. Nella casa nascono i più orribili pensieri delittuosi. E così come quella casa e le persone che lì hanno vissuto (due ospiti del gerotrofio, la madre badessa e due novizie) generano il delitto, così il personaggio di Laura Morante, con le sue fragili sicurezze post ospedale psichiatrico, si porta dietro i suoi di scheletri nell’armadio e resuscita una vicenda che tutti in paese vogliono dimenticare, una vicenda che è nata, apparentemente morta, ma in realtà sopravvissuta in quella villa. E sempre Laura Morante, convinta che quella vocina sia altro da lei, socializza con l’anima intrappolata nei muri della casa; illusa che il suo destino si leghi a quello di una delle novizie, in un delirio simbiotico che vede lei, giovane italiana, abbandonare la propria terra per sposare un vecchio americano, che forse ha strane tendenze sessuali.
Un film gotico e i più classici temi del cinema del terrore. Così Pupi Avati torna a quello che fu il suo primo amore: l’horror/thriller, diciamo (perché dare definizioni è sempre un po’ arduo).
Trentun’anni sono passati da “La Casa dalle Finestre che Ridono“, ma la sua mano autoriale non è cambiata: sa tenerti incollato alla poltrona come fece con gli spettatori del 1976, quando creò quel cult di cui tutti si riempiono la bocca per citare un film “dappaura”.
Anche ne “La Casa dalle Finestre che Ridono“, la villa era sede di misteri indicibili e nascondeva l’orribile “chiave” per svelare l’arcano del dipinto, che qualcuno non voleva che venisse cancellato. Anche allora il finale non era affatto positivo, anzi il male aveva la meglio.
Così ne “Il nascondiglio” non c’è happy end e rimane un dubbio: a chi credere?
E poi il passato, che continua a dialogare con il presente, che si trascina la sua carogna fetida di delitti, che non dà mai tregua a chi cerca di dimenticare. E il passato, misterioso e ben custodito, dei personaggi che ruotano intorno alla personaggio principale.
E infine le ambientazioni, il buio, le voci sussurrate, i condotti dell’aria, cigolii, oggetti che compaiono e spariscono misteriosamente, e sempre la casa, costruita da un architetto con la passione dei serpenti, affascinante nella sua struttura e allo stesso tempo per niente invitante. C’è tutto, come 31 anni fa.
La novità sta, come ha suggerito Avati in un’intervista a Best Movie, nei personaggi: nessuno è completamente buono o completamente cattivo. E tutti per un motivo e per l’altro hanno qualcosa da nascondere. E’ tra le pareti di una casa che nascono i delitti più orribili.
Il film è stato girato a Davenport, in Iowa. Avati aveva già girato un film in terra americana, “Bix”, nel 1991.
Alzi la mano chi si ricorda di Yvonne Sciò, qui nella parte dell’avocatessa Ella? Sì è proprio lei, la prima ragazza dello spot SIP: “Mi ami? Ma quanto mi ami? Mi pensi? Ma quanto mi pensi?”.
Nel cast compaiono anche due pezzi da novanta del cinema americano come Burt Young e Treat Williams e una irriconoscibile Sidney Rome.
Come sempre, il fratello di Avati, Antonio, è produttore del film.
Violetta Armanini, Dicembre 2007