Recensione film horror Il mostro della Laguna Nera
Regia: Jack Arnold
Sceneggiatura: Harry Essex, Arthur A. Ross, Maurice Zimm
Attori: Richard Carlson, Julie Adams, Richard Denning
Produzione: U.S.A. 1954
Durata: 79′
Voto: 7/10
Rio delle Amazzoni. Un gruppo di scienziati e ricercatori, in seguito al ritrovamento di uno strabiliante fossile (una abnorme terminazione con artigli di un vertebrato), decide di organizzare una spedizione nei luoghi della brillante scoperta. C’è da trovare il resto del corpo e da saperne di più sull’origine del misterioso reperto. Il gruppo, salpato a bordo di una nave a dimensioni fiume, è composto da una mezza dozzina di uomini e da un sola donna, anch’ella esperta biologa e fidanzata con uno dei ricercatori. Tra di essi c’è chi è animato da puro spirito di ricerca, e chi invece è attratto dalla possibilità di notevoli profitti. I due divergenti interessi, ancorché confluiti nel comune progetto, non tardano a creare problemi nel momento in cui si palesa che la natura della scoperta ha radici molto sinistre. Risalito un affluente del Rio, il gruppo si indirizza nel cuore di una incantevole laguna sperduta e selvaggia da cui, leggenda narrava, nessuno aveva mai fatto ritorno. E la leggenda non ci mette molto a rivelarsi più che mai reale quando un inquietante anfibio antropomorfo comincia a decimare la compagnia. Creatura risalente all’età devoniana, il mostro anfibio è prima calato nel ruolo di preda del gruppo, poi in quello di cacciatore inferocito – ha riguardo solo per la fanciulla – di coloro che hanno turbato il suo habitat e il suo modo di vita. La battaglia è senza tregua e la creatura dimostra che, oltre alle fattezze, ha un’intelligenza strategica simile a quella dell’uomo. Ma l’uomo ha armi e numeri dalla sua: nonostante il terreno di scontro congeniale, l’anfibio – dopo aver comunque ridotto la spedizione ai minimi termini – sarà costretto a soccombere.
Capostipite di un filone cinematografico, e per questo emulata a più riprese nel tempo, “Il mostro della Laguna Nera” è una pellicola che è entrata di diritto e a giusto merito nella storia del cinema di genere. Girato totalmente in 3D, è un film che offre interessanti suggestioni nonostante abbia oramai più di mezzo secolo: l’attacco è quasi documentaristico e richiama brevemente la storia dell’origine della vita sul pianeta. È una premessa che serve a introdurre il tema, il ritrovamento di un fossile che insinua la bramosa curiosità scientifica di saperne di più su evoluzione e adattamento. Siamo nel ’54 e il riferimento allo spazio ignoto e al mondo alieno è anch’esso presente. La creatura filmata da Arnold è una via di mezzo tra un alieno, un anfibio e un umanoide che al tempo doveva certamente inquietare, ma che vista oggi fa quasi tenerezza: è il “padre naturale” (interamente in gomma) di inquietanti mostri cinematografici quali Predator (con lui, in particolare, si noti la somiglianza nella struttura minima), Alien e compagnia. Ma ciò non inficia il valore di una pellicola che si avvale di innovative, per il tempo, e riuscite sequenze acquatiche (in particolare il silente e sinuoso nuoto parallelo del mostro alla ragazza), che sottotraccia insinua lievi ambizioni ecologiste e che riesce a sdoganare totalmente un genere che è di indubbio intrattenimento. Non stento a credere che, all’uscita nelle sale, “Il mostro della Laguna Nera” regalò agli spettatori una buona dose di tensione e paura. La mia prima visione da bambino lo può confermare.
Nonostante la struttura e i mezzi da B-movie, la pellicola ha davvero ogni elemento al suo posto: uno stile registico innovativo, una sceneggiatura azzeccata, una colonna sonora che interviene a tempo nel sottolineare gli ingressi in scena del mostro, una fotografia che valorizza le sequenze subacquee, vera novità tecnica rispetto al passato, e una tematica che riesce a render partecipe lo spettatore. È scorrevole e dura l’essenziale. Ha ispirato il filone dell’ horror fantascientifico (e anche “Lo squalo” di Steven Spielberg); che altro chiedere ad un classico?
Per gli amanti del cinema che ha fatto storia e non solo. Ha anche un sequel: “La vendetta del mostro”. Da riscoprire.
Federico Magi (Lankelot.eu), agosto 2006