Recensione film horror Il Mistero della Casa sulla Collina

Recensioni

locandinaRegia: William Malone
Sceneggiatura: Dick Beebe (tratto da una storia di Robb White)
Attori: Geoffrey Rush, Famke Janssen, Ali Larter
Produzione: U.S.A. 1999
Durata: 92’

Voto: 7/10

Ottobre 1931: Los Angeles è scossa dalla macabra scoperta di ciò che si cela dietro l’incendio dell’istituto psichiatrico Vannachut, fino ad allora stimato come il migliore in città per le cure dei malati di mente. Per anni, infatti, una numerosa troupe d’infermieri e chirurghi, in nome di atroci esperimenti, aveva commesso un vero e proprio eccidio a danno dei malcapitati pazienti dell’ospedale, il tutto sotto l’occhio vigile del perfido dottor Richard Benjamin Vannachut, il principale responsabile della tremenda strage.
Quasi settanta anni dopo, ovvero ai giorni nostri, questa pagina nera della storia americana è rispolverata da un programma televisivo “d’inchiesta” che non può concludere il caso senza la classica “cornice” che fa di una brutta storia la leggenda; i giornalisti affermano così che in quell’edificio sulla collina dove Vannachut e compagni consumavano truci rituali, regnano ancora gli spiriti dei poveri pazzi torturati…è la solita trovata pubblicitaria o la verità?

Tutto ciò desta i bollenti spiriti di Evelyne giovane, bella e disinibita che, ascoltata la brutta storia, decide che la sede della sua festa di compleanno sarà proprio l’ex-manicomio sulla collina. La ragazza delega l’organizzazione della cerimonia al marito, Stephen Price, ricco proprietario e proprietario di una catena di luna park dalle giostre mozzafiato. Destino vuole che tra i due non corra buon sangue, così questa diventa nient’altro che l’ennesima ghiotta occasione per i due di ostentare all’altro il proprio cinismo. Gli ospiti della serata perciò saranno semplicemente spettatori e vittime della gara a suon di dispetti e colpi di scena tra Price ed Evelyne. Lui, infatti, trasforma la festa della moglie in una “lotta alla sopravvivenza”: addobba l’edificio con ogni sorta di trucchetto per spaventare e costringere alla fuga gli invitati, ma chi riuscirà a restare nella casa fino alla fine (cioè fino al giorno successivo ai “festeggiamenti”) sarà premiato con una cospicua somma di denaro e avrà anche la ricompensa del compagno d’avventura nel caso di un’eventuale sua rinuncia (o morte).
Ma la situazione già dall’inizio sfugge di mano ad entrambi: a cominciare dai quattro sconosciuti che si presentano al posto di quelli indicati nelle diverse liste degli invitati stilate dai due, a tutta una serie concatenata di incalzanti avvenimenti, fino a che mano a mano la casa si rivela una vera e propria trappola senza via d’uscita, vera padrona di tutto ciò che drammaticamente accade…

La pellicola non risparmia allo spettatore né effetti speciali né gore, riesce a regalare diversi momenti di suspense e si avvale di un ottimo cast (da segnalare Geoffrey Rush, bravissimo nel ruolo dell’eccentrico Stephen Price) e di un’ambientazione angusta e oscura, che comunica sempre quell’atmosfera folle e malsana la cui origine va cercata negli orribili esperimenti del chirurgo criminale.
Sangue, violenza e personaggi avidi e cinici, pronti a tutto pur di strappare al miliardario organizzatore il denaro promesso: dunque gli elementi appetitosi certo non mancano, ma “Il Mistero Della Casa Sulla Collina” non decolla, fermandosi ad un discreto risultato.
Anche questo film, infatti, non è estraneo a quell’effetto déjà-vù che tanto dilaga tra le pellicole recenti: la casa infestata e la soffitta, alternativa della cantina come fulcro del male presente, una coppia prossima alla separazione, formata dal ricco e non più giovane burlone e dalla spregiudicata bella ragazza, un sanguinoso episodio accaduto tanti anni prima nello stesso luogo e non ultimo il fatto che l’omonima storia di Robb White che costituisce il soggetto di questo film pretende di mettere insieme allo stesso tempo il famoso racconto di Stephen King e la sceneggiatura che sta alla base del film “La casa dei fantasmi” di William Castle (datato 1959), risultando così un’ambigua fusione tra le due storie che lascia lo spettatore con l’amaro in bocca.

Dunque un’ora e mezza che scorre piacevolmente, ma senza pretese.

Clementina Zaccaria 05.04.2006

Guarda la Locandina Originale

SCRIVI PER OCCHIROSSI.IT