Recensione film horror Il Gioco di Ripley

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LocandinaRegia: Liliana Cavani
Sceneggiatura: L.Cavani, C. McKeown (tratto dal romanzo “L’Amico Americano” di Patricia Highsmith)
Attori: John Malkovich, Dougray Scott
Produzione: Italia, U.S.A., Gran Bretagna
Durata: 110’

Voto: 8/10

‘La cosa più interessante dopo aver fatto una cosa così terribile è non ricordarsene più dopo qualche giorno’
Il cinico Tom Ripley commenta così il suo personalissimo ‘codice di comportamento’ volto a sbarazzarsi di qualsiasi peso di coscienza, sempre che della presenza di quest’ultima di possa parlare.

Il misterioso e affascinante personaggio dei romanzi di Patricia Highsmith torna con tutta la sua crudeltà dopo le avventure giovanili de ‘Il talendo di Mr Ripley‘ in questo film raffinatissimo e diretto con maestria dalla ‘nostra’ Liliana Cavani che riprende una pellicola dell’ 77 ‘L’amico americano’di Wim Wenders.
Se Minghella aveva fatto del giovane Ripley un ragazzo timido, invidioso ma geniale, la Cavani rende forse più giustizia al personaggio Ripley donandogli indifferenza e cattiveria e togliendogli anche l’ultimo briciolo di coscienza.

‘Il gioco di Ripley’ racconta di un gioco perverso e criminale che dimostra quanto sia corruttile l’uomo, anche il più onesto.
Tom Ripley, interpretato in maniera magistrale da John Malkovich, è un signore di mezza età che vive in Veneto in una splendida villa Palladiana con la moglie, una giovane pianista interpretata da Chiara Caselli.
Ripley è diventato ricchissimo grazie ai suoi affari nel campo artistico. Disegni, sculture e quadri sono al centro di giri di denaro incommensurabili. Agli occhi degli altri, di certo invidiosi, rimane però ‘un cafone americano, pieno di soldi ma privo di buon gusto’, almeno secondo Jonathan (Dougray Scott).

Jonathan è una persona semplice che si guadagna da vivere grazie alla sua piccola bottega da corniciaio. Vive con moglie e figlio piccolo. E’ destinato ad una morte precoce.
La leucemia cronica è ovviamente un’aggravante troppo dolorosa per la vita di Jonathan che vorrebbe la sicurezza di lasciare la sua famiglia serena e benestante dopo la sua morte.
Sacrifici su sacrifici dunque per Jonathan e la moglie, lavoro e privazioni, è questo che deve rimanere ad un uomo che sta per morire?
Ecco che qui interviene il diabolico Tom Ripley, offeso dalla definizione che di lui diede Jonathan, mira ad una piccola lezione e riserva per il ragazzo il gioco più terribile.

Dove c’è ricchezza prima o poi compare anche il marcio. Ripley, oltre ad essersi arricchito in denaro, con gli anni si è arricchito anche di amici e nemici. L’occasione giusta per la ‘punizione’ a Jonathan gli è servita su un piatto d’argento proprio da uno dei suoi amici, un certo Reeves, un losco tizio che fa affari a Berlino e che per ‘sbarazzarsi’ di un vicino ‘fastidioso’ chiede aiuto proprio a Ripley.
Ripley non è uno che si tira indietro, ma non è propenso a sporcarsi le mani in prima persona, dunque propone a Reeves il nome di Jonathan Trevanny, un innocente che sta morire che, per una grossa somma di denaro, potrebbe benissimo uccidere.
Reeves non esita a contattare lo sfortunato Jonathan prospettando una vita migliore grazie ai 100mila euro di compenso per l’omicidio di un delinquente, in fondo…
Dopo qualche esitazione Jonathan accetta la proposta e, mentendo alla moglie, parte alla volta di Berlino dove uccide l’uomo.
Ma quando si entra in certi giri non è poi facile uscirne. Jonathan è un’insospettabile e dunque un mezzo perfetto per uccidere ancora; stavolta però il tutto si complica, Jonathan non è un assassino e dunque commette degli errori, ma l’intervento del ‘talento’ di Mr. Ripley cambierà le cose…

Tom Ripley è la perfetta incarnazione del male, ne ha il volto, ne ha la voce, gli abiti, il mezzo sorriso, la sottile ironia. Nei panni di costui, John Malkovich è semplicemente straordinario, non poteva esser fatta scelta migliore. La storia è limpida, complessa, ma chiarissima per un risultato pulito in cui tutti i personaggi si intersecano perfettamente. La Cavani realizza un film dalla superba scenografia, ambientato tra le ville Palladiane, tra colline, strade, piccoli ma eleganti alberghi e bar dell’Italia del nord.est, un posto ideale per godere di ogni piacere.
Il fascino di Ripley è indiscutile, il suo essere così privo di moralità lo rende attraente perché quasi inumano come quando ordina dozzine di peonie per la sua donna mentre brucia dei cadaveri… così come l’intento di trasformare un innocente in un assassino è inumano, è questo il suo gioco, queste sono le sue regole. Ripley merita sempre una visione accurata.

Aantea (ciao.it) 16-01-2006

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