Recensione film horror Identità

Recensioni

locandinaRegia: James Mangold
Soggetto e Sceneggiatura: Michael Cooney
Attori: John Cusack, Ray Liotta
Produzione: U.S.A. 2003
Durata: 87’

Voto: 9/10

Il film si apre con un uomo che ascolta le registrazioni audio di una seduta psichiatrica, ed in particolare una filastrocca (elemento importante del film): “salendo le scale ieri sera, ho visto un uomo che non c’era…”.
Il paziente, Malcolm Rivers, è afflitto da un disturbo da personalità multipla, e il dottore che ascolta il nastro non riesce a dipanare la matassa e a determinare la personalità dominante. Scopriremo poi che l’uomo è stato condannato a morte per una serie di omicidi commessi il 10 maggio del 1998, e che l’esecuzione è fissata 24 ore più tardi.
L’avvocato della difesa, visto che la Corte Suprema del Nevada ha ammesso la revisione del processo per un elemento nuovo emerso recentemente (un vecchio diario dell’omicida), ed ignorato nel processo, scomoda il giudice, in una notte piovosa, per cercare di salvare il suo assistito.
Ma ha poco meno di 24 ore.

Cambio scena. In un motel del Nevada, durante la stessa notte di diluvio del 3 Maggio 2002, piombano per diversi motivi dieci uomini: una famigliola composta da patrigno, madre (in fin di vita per un incidente stradale) e figlioletto di pochi anni, una ex-prostituta che vuole cambiare vita e coltivare un frutteto, un poliziotto ed un pericoloso detenuto, un’attrice in declino ed il suo manager, ed una coppia di giovani sposi che litiga sempre. Se aggiungiamo anche il proprietario del motel, che non si aspettava di vedere tanti clienti in una notte sola, il quadro è completo.

Questi involontari avventori del lugubre motel non sono capitati lì per caso. Questo lo capiamo in parte subito, in parte grazie ad alcuni avvenimenti rivelatori più avanti.

Ora, la parte iniziale è girata con una serie di rewind e flashforward e non riusciamo a capire l’esatta concatenazione degli eventi finché non abbiamo visto tutti i 5 singoli episodi (un sistema simile, ma solo con l’ausilio di “rewind” fu quello utilizzato nel film Memento di Nolan, tanto per intenderci) contenuti nei 15 minuti iniziali…

In sostanza, “ricostruendo” la trama da questi spezzoni, capiamo che la prostituta, dopo un rapporto con un cliente occasionale, posa l’accendino con il quale aveva acceso le candele di una torta che aveva posto sulla pancia dell’uomo (richiesta decisamente particolare), nella propria borsetta. Più tardi la vediamo in macchina che vuole accendersi una sigaretta. Ma la borsa è in valigia e cercando di aprirla il contenuto vola per la strada, tra cui una scarpa con i tacchi a spillo che forerà più tardi la gomma dell’auto della famiglia. Marito e moglie scendono, ma la donna è falcidiata da un’auto guidata dall’agente dell’attrice, che si è distratto un attimo per cercare la batteria del cellulare della donna. L’uomo entra nel motel, con in braccio la moglie insanguinata, ma la linea telefonica è isolata, perché la prostituta, facendo retromarcia, ha urtato un palo della linea telefonica, facendo saltare il collegamento.
Le concatenazioni del caso, dicevamo. Tutto succede per una strana richiesta ad una prostituta, apparentemente…

Tutto bene? No, perché un misterioso assassino uccide uno ad uno gli inquilini del motel, facendo trovare accanto al loro corpo una chiave con il numero della stanza, in ordine decrescente (dal 10 all’indietro).
Attenzione, non è il solito giallo (so che avete pensato subito a 10 Piccoli Indiani ), perché ben presto si scopre che sta succedendo qualcosa di innaturale…

INIZIO PARENTESI SUL FINALE

In questa piccola parentesi svelerò il finale, dando la mia interpretazione (lo stesso prestandosi a diverse). Siete ancora in tempo per saltare oltre.

A mio giudizio il regista si è divertito a mischiare le carte in tavola, depistando lo spettatore. Innanzitutto con la storia delle tombe tribali indiane, che non significano assolutamente nulla nel contesto del film. Infatti ho subito pensato ad un evento soprannaturale, alla vendetta di questi indiani contro il governo degli Stati Uniti d’America, impersonificato nelle vittime, quasi tutte legate dal nome che richiama uno Stato…
Neanche il giallo delle chiavi ha tutto sommato molta importanza. Certo, è molto suggestivo, ma appunto è solo suggestivo.
Poi con il sistema di flashforward e rewind…

Qualche elemento deve cominciare ad essere chiaro quando scopriamo che le vittime scompaiono, dissolvendosi nel nulla.
In sostanza l’intera vicenda non si è mai verificata, né le persone sono realmente esistite. Tutto è stato partorito dalla mente malata del pluri-omicida, che ha “giocato” con nomi (Lou Isiana, Larry Washington, Caroline, Nevada, George York, Rhodes, Virginia, ecc.) e date (tutte le vittime sono nate il 10 Maggio, e lo scopriamo poco a poco, dapprima con l’indizio del segno zodiacale Toro, e poi ci è rivelato dai pochi superstiti).

In sostanza i 10 avventori del motel sono le 10 personalità di Malcolm Rivers, che vengono a contatto tra loro creando per reazione violenta questa storia (notare nella scena iniziale che il suo avvocato cerca di depennare tutte le personalità su un foglio, anticipazione di ciò che succederà durante il film). La terapia che il suo difensore effettua per evitargli l’iniezione letale lo porta pian piano ad eliminare (e quindi “dissolvere”) le varie personalità, fino a far emergere quella dominante (che si era impossessato di lui facendogli commettere il delitto): ecco perché i cadaveri scompaiono…

Alla fine l’unica superstite è la prostituta redenta, che abbandona l’inferno della strada per affrontare una nuova vita (da notare il contrasto tra la notte nera e sanguinosa, e la sua nuova vita, luminosa, solare e dal colore arancio del frutteto)… e quindi ci aspettiamo che alla fine Rivers, ormai scampato alla condanna capitale, abbia assunto la sua personalità definitiva…

Questo è quello che crediamo quando sta per finire il film. In realtà se fosse finito così avrebbe quantomeno peccato di leggerezza, ecco perché io sono quasi sempre contrario agli happy-end. Ma non divaghiamo.

Stupidi che siamo, dimenticavamo una persona. Ma non l’avevamo vista morire? Eh no! Ecco la genialità! Mi riferisco alla persona più in ombra e scartata a priori da tutti (pubblico compreso). Il bambino!

Innocente e puro. O no? Non l’abbiamo visto morire, abbiamo erroneamente creduto che sia morto nell’esplosione della macchina, con la giovane sposa. Ma in realtà è fuggito, architettando gli omicidi. Se pensate sia poco verosimile ricordate che non siamo nel piano della realtà, ma nel baratro dell’immaginazione di un malato di mente, dove tutto è possibile.

E’ ovvio che il bambino è solo una delle tante personalità di Rivers (la dominante). Personalità create da Rivers bambino. Del resto l’uomo è un ritardato e la sua mente è quella di un bambino. Alla fine nella mente di Malcolm non emergerà la giovane donna, ma il perfido (ed assassino) bimbo! Ecco la personalità dominante tutti gli altri!
E quindi, ecco che la storia si ripete ed il bambino-Malcolm uccide il suo avvocato, in macchina, così come il finto poliziotto, in realtà un malvivente, aveva ucciso e preso il posto di colui che lo stava trasportando in prigione (ecco il motivo di quella macchia di sangue sulla camicia, che non era sua, ma della guardia che lo stava trasportando). Il cerchio (ed il film) si chiude con questo inaspettato colpo di scena!

FINE PARENTESI SUL FINALE

Un film disseminato di indizi, alcuni (le tombe) sterili e messi apposta per depistare, altri importanti: ad esempio la macchia di sangue sulla schiena del poliziotto, la frase in spagnolo (“que sentido tiene vivir?”, “a che vale la pena vivere?”) l’altra frase che sentiamo più volte (“non andare via”).
Uscito nelle sale nel 2003, il film, diretto da James Mangold, e che vede come attori principali John Cusack, Ray Liotta, Amanda Peet, John Hawkes e Pruitt Taylor Vince, è basato su un racconto di Michael Cooney. La durata è di 86 minuti. Numerosi gli omaggi: oltre ai già citati Memento e Dieci Piccoli INDIANI, impossibile non pensare al Norman Bates di PSYCHO e a Mary, Principessa, Simon e Billy di SESSION 9 (oltre all’analogia del tema delle molteplici personalità, il film iniziava con l’ascolto delle registrazioni tape delle sedute).
Insomma, un thriller ben strutturato ed intelligente, che tiene incollati allo schermo per tutta la durata. Confesso di aver fatto un balzo dalla sedia in almeno un paio di occasioni.
Signori, questo è un gran bel film e lo colloco tra i 30 più belli mai visti in vita mia.

La versione DVD da noleggio contiene numerosi extra, tra cui: versione cinematografica e versione completa, scene tagliate, filmografia, sottotitoli, commento audio del regista e dello sceneggiatore, trailer inglese ed italiano. Il dvd permette di effettuare, all’inizio, la scelta tra versione cinematografica e versione completa. Quest’ultima contiene alcune inquadrature differenti, però non doppiate e sottotitolate in italiano.

Gabriele Fortino (ciao.it) Marzo 2004

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