Recensione film horror Hellraiser IV
Regia: Alan Smithee
Soggetto e Sceneggiatura: Peter Atkins
Attori: Doug Bradley, Bruce Ramsay, Valentina Vargas
Produzione: U.S.A. 1998
Durata: 93’
Voto: 4/10
In una stazione spaziale di un futuro non poi così lontano (siamo nel 2127), il dottor Merchant sta manipolando una scatola cubica attraverso un robot; sì, proprio quella scatola…il famoso cubo che permette ai demoni di materializzarsi sulla Terra e agli umani di godere del piacere puro, estremo, quello che arriva ai massimi livelli, tanto da sconfinare e amalgamarsi poi con il dolore.
Egli riesce, dunque, senza grandi difficoltà, a far tornare Pinhead, il capo dei cenobiti, bramoso, dopo una lunga attesa, di altri spargimenti di sangue. Merchant, però, al contrario di quanto possa sembrare, non è l’ennesimo viandante malcapitato alla ricerca di nuovi piaceri, ma uno che la sa lunga sul mondo dei Cenobiti e che decide di riaprire le porte del regno del Male con l’intento di chiuderle per sempre. Ma ecco che proprio sul più “bello” (si fa per dire…) è interrotto da dei soldati che lo arrestano con l’accusa di aver portato morte e distruzione in una stazione spaziale per altro da lui stesso costruita. Interrogato, Merchant spiega e racconta al generale che ciò che stava facendo era porre fine una volta per tutte all’esistenza di Pinhead e di tutta la Lament Configuration, una maledizione avviata secoli fa da un suo antenato francese e perpetrata negli anni fino all’era attuale.
Philippe LeMarchant, questo il nome del suo avo, era un inventore di giocattoli e costruì su commissione di un facoltoso aristocratico, ossessionato dalla magia nera, la prima scatola ad incastro. Egli non sapeva di essersi prodigato per dar vita alla chiave d’accesso delle porte dell’Inferno. Questa, infatti, unita ai riti dello stregone, fece nascere il primo demone Angelique.
Merchant per concludere degnamente la sua missione deve essere liberato e portare a termine il suo piano…ce la farà a sconfiggere ciò che numerose generazioni non sono mai riuscite a battere?
Il film, quarto sequel di “Hellraiser“, sembra quasi un’opera in flashback, attraversa, infatti, quattro secoli di una generazione svelando le origini di Pinhead e dei compagni cenobiti.
Si aggiungono dunque nuovi tasselli, forse i più importanti, alla storia cenobitica. Veniamo, quindi, poco a poco a conoscenza di come è nata la Lament Configuration e chi è stato a darle i natali. Ma snocciolare la vera storia dei Cenobiti, che pure è una caratteristica da apprezzare, purtroppo non nobilita neanche un po’ questo film di fattura davvero scarsa, sicuramente il peggior sequel della saga. Accantonate le storie degli episodi precedenti “Hellraiser – La stirpe maledetta” si compone di una trama scialba ed insulsa e la noia non ci abbandona neanche per un secondo. I dialoghi sono imprecisi e abbozzati e per di più il film è vittima di numerosissime censure e del cambiamento in corso d’opera di ben tre registi, tutto ciò ne ha ovviamente pregiudicato non tanto il valore artistico (già poco presente) quanto il senso logico della pellicola stessa. Pinhead diventa un semplice co-protagonista e il fortissimo carisma che egli sprizzava da tutti i pori sembra parcheggiato nel dimenticatoio, nonostante la buona recitazione di Doug Bradley, che comunque non è ai massimi livelli. Introvabili elementi di rilievo o scene degne di particolare considerazione, a parte forse la presenza di nuovi cenobiti come Angelique e Twins Cenobite.
Un film insomma, pericoloso sia per la reputazione della serie di Hellraiser, che si era sempre mantenuta su livelli medio- alti, sia per la fama di Pinhead che dal più sadico dei boogeyman qui si riduce a personaggio di secondo piano. Da scartare.
Clementina Zaccaria, 08.07.2007
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