Recensione film horror Hellbound – Hellraiser II
Regia: Tony Randel
Sceneggiatura: Peter Atkins
Attori: Ashley Laurence, William Hope, Clare Higgins
Produzione: U.S.A. 1988
Durata: 90′
Note: Vietato ai Minori di anni 18
Voto: 5/10
Kirsty (Ashley Laurence,) l’eroina del primo “Hellraiser”, in preda ad attacchi di panico, crisi isteriche e incubi che le mostrano il padre, perso nel precedente episodio, è ricoverata in un ospedale psichiatrico. La ragazza però ignora che di lì a poco ripiomberà nello stesso incubo che la tormenta; il dottor Channard, il medico che gestisce la clinica e anche l’unico che le crede, infatti in realtà da anni cerca di scoprire l’universo cenobitico e sfrutta ogni occasione per carpirne la minima informazione, non a caso, infatti, ha accolto tra le sue “cure” anche Tiffany, una ragazzina triste e completamente sola, che il folle tiene sotto osservazione ritenendola capace di risolvere l’enigma che gli aprirà le porte dell’inferno.
Così egli non si lascia scappare l’opportunità che offre il caso di Kirsty e, recuperato il materasso dove trovò la morte Julia, matrigna di Kirsty, la riporta in vita, se ne innamora e con lei riapre le porte dell’inferno grazie anche all’aiuto dell’ignara Tiffany che gli trova la soluzione del rompicapo cubico.
Ritorna dunque l’agghiacciante mondo già preannunciato in “Hellraiser“; il mondo dove il piacere estremo è dolore e i cui abitanti sono i Supplizianti (o Cenobiti,) i quali hanno il compito di “accogliere” i nuovi arrivati accompagnandoli nelle loro sofferenze.
Kirsty vi rientra alla ricerca del povero padre e subito i supplizianti, memori della loro prima ed unica preda mancata, inseguono la ragazza per massacrarla, mentre il dottor Channard, ucciso da Julia, ritorna come nuovo cenobita usurpatore del potere detenuto da Pinhead; comincia così una guerra per il dominio dell’inferno tra i due.
Realizzato dopo neanche un anno dal film campione d’incassi di Baker, “Hellraiser 2” è il secondo capitolo di una delle saghe più importanti del cinema splatter, nonché l’inizio della caduta di stile della “favola cattiva” sui cenobiti, come la definisce la protagonista.
Infatti, nonostante un budget più alto rispetto a quello del primo e nonostante alcuni spunti interessanti, l’effetto di questa pellicola sullo spettatore è lontanissimo dai brividi che ci regala la prima; la trama è piuttosto debole, come anche i collegamenti, scarsi ed alquanto banali, con il primo “Hellraiser“; e di quell’atmosfera mozzafiato, regina nell’anno prima, non se ne vede neanche l’ombra.
Il regista trascura e spreca diversi elementi importanti, come le fattezze umane di alcuni cenobiti, (per esempio scopriamo che Pinhead, il più potente dei supplizianti, prima di aprire la scatola era un’officiale della marina inglese), preferendo dedicarsi esclusivamente alla rappresentazione del mondo cenobitico che comunque riporta magistralmente, mostrandoci un ambiente malsano, allucinato, sconvolgente, riluttante, dove ritroviamo elevata all’ennesima potenza ogni tipo di depravazione della dimensione umana.
La dimora dei supplizianti è, infatti, “l’ultimo girone dell’inferno”, un diabolico labirinto senza via d’uscita, in cui ogni cenobita ha il proprio posticino, compreso Frank, zio paterno di Kirsty, primissima vittima del rompicapo cubico in “Hellraiser“, che ricompare ancora intento a dare sfogo a tutte le sue più infime perversioni sessuali.
Dunque dopo aver conosciuto la malvagità di Pinhead e la sua stirpe nel lungometraggio di Barker, in questo secondo episodio lo spettatore scopre la loro claustrofobica tana, meticolosamente descritta soprattutto per mezzo del continuo uso degli effetti speciali di cui Randel si avvale per quasi tutto il film, rendendo la pellicola ancora più splatter della precedente e confezionando sequenze ben fatte, prima fra tutte quella della lotta per il potere tra il dottor Channard e Pinhead, ma rischiando in alcuni momenti di sfociare nel ridicolo (il cattivissimo neo-cenobita più che un novello suppliziante sembra quasi una piovra sospesa a mezz’aria!).
Definire brutto “Hell Bound – Hellraiser II” risulterebbe eccessivo, ma un buon uso degli effetti speciali e tanto gore non bastano a sollevarlo da quello stato d’apatia che spesso aleggia, soprattutto considerando il fatto che la pellicola raccoglie l’onere di continuare l’indimenticabile “Hellraiser“e che il film non è privo di dati interessanti che, però, sono sottovalutati e ridotti come contorno di qualche scena a vantaggio di ingredienti inutili e fuorvianti per il logico filo conduttore della storia.
Clementina Zaccaria 18.04.2006