Recensione film horror Godsend

Recensioni

locandinaRegia: Nick Hamm
Soggetto e Sceneggiatura: Mark Bomback
Attori: Greg Kinnear, Robert De Niro
Produzione: Canada, U.S.A. 2003
Durata: 102’

Voto: 6/10

Nei primi minuti del film il regista ci mostra il solito illusorio quadretto della famigliola felice e perfetta; il padre, Paul, fa il professore di biologia in una scuola “difficile”, ma lo fa con passione; Jesse, la madre, si occcupa di fotografia con altrettanta passione e il figlioletto Adam, otto anni, è un normalissimo ragazzino spensierato.
I tre vivono in un modesto appartamento e tirano avanti godendosi la vita familiare al meglio.
Arriva il giorno dell’ottavo compleanno di Adam e subito si capisce che sta per succedere qualcosa di brutto.
Paul viene aggredito. Guarda caso, l’assalitore è un suo ex allievo che, dopo averlo riconosciuto, convince il suo complice che si tratta di una brava persona, perciò lo lasciano andare.
Paul arriva così sano e salvo a casa, con il regalo di compleanno per Adam.
E tutti vissero la serata felici e contenti.
Il giorno seguente, mentre Paul svolge le sue lezioni di routine, Jesse accompagna il figlio a fare compere, per spendere i soldini ricevuti in regalo per il suo compleanno.
Mentre la madre paga il conto delle scarpe nuove di zecca (con il pump da supermacho), ecco che un’auto sbanda improvvisamente e travolge l’ignaro Adam, che palleggiava con la sua nuova palla da basket compiacendosi per l’acquisto delle scarpe nuove e ascoltando della musica nelle sue vistose cuffie.

Adam è morto, a otto anni, per una tragica coincidenza e ora il quadretto di famigliola perfetta è lacerato, distrutto, a pezzi.
Al funerale di Adam spunta un noto scienziato, Richard Wells, che propone alla coppia affranta un esperimento illegale da fantascienza: clonare il bambino morto grazie ai rimasugli di dna e farlo rinascere, resettando la sua vita facendola ripartire dalla pancia di Jesse.
I ferrei principi morali di Paul si sbriciolano davanti ad uno dei tanti filmini familiari della sua collezione, così alla fine prevale la voglia della coppia di riavere il figlio, anche se con tutte le complicazioni e gli interrogativi del caso.
La famiglia Duncan si trasferisce a 400 km di distanza, dove nessuno sa chi sono, da dove vengono e cosa hanno passato.
Lo scienziato fornisce loro una mega-villa su tre piani e inserisce entrambi i coniugi nel contesto lavorativo che preferiscono. Il nuovo Adam nasce nella clinica del dotto Wells e tutto fila liscio…fino a quando Adam non arriva al giorno del suo ottavo compleanno e comincia a manifestare dei comportamenti decisamente preoccupanti.
Lascio scoprire a voi lo sviluppo della vicenda, stimolandovi con qualche interrogativo: possibile che il dottor Wells abbia fatto tutto questo per puro amore della ricerca? E’ possibile che il clone abbia qualche ricordo della vita precedente? E’ possibile che in questo film succeda qualcosa che non sia scontato?!

Credo proprio che non sia un film da buttar via questo, soprattutto se consideriamo la piega che ha preso questo genere di film ultimamente. Mi riferiscono soprattutto a quelli di provenienza orientale, dove la calma piatta la fa da padrona.
Godsend” è un film che non offre particolari colpi di scena per coloro che sono minimamente avvezzi al genere, ma che comunque tiene abbastanza sveglio lo spettatore, soprattutto stimolandolo a fare ipotesi sul motivo che scatena i comportamenti strani del nuovo Adam.
La sceneggiatura ha dunque cercato di creare un thriller abbastanza convincente anche dal punto di vista “genetico”, motivando abbastanza bene le varie ricerche e gli esperimenti del dottor Wells e i vari sviluppi genetici del nuovo Adam.
Magari Mark Bomback, ideatore di soggetto e sceneggiatura, ha calcato un po’ la mano sul quadretto iniziale di famigliola felice, ma comunque è un processo che riscuote molto successo in quest’era dei reality show e del “facciamoci-i-cazzi-degli-altri”.

La regia di Nick Hamm, che aveva già diretto lo scarso “The Hole“, non si fa notare per nessun colpo in particolare e direi che rimane abbastanza in ombra rispetto alla presenza degli interpreti e dei dettami della sceneggiatura.
Gli interpreti, dicevamo, offrono buone prove, a partire da Greg Kinnear nei panni di Paul (già visto nei panni di uno dei due “fratelli per la pelle” dei fratelli Farrelly), passando per Rebecca Romijn-Stamos che offre senza dubbio una buona dose di bella presenza e Cameron Bright (quest’anno uscito anche con “Birth – Io sono Sean”), per finire poi a quel De Niro che interpreta uno scienziato dagli scopi ambigui e dal passato oscuro, secondo me in maniera soddisfacente.

Insomma, in poche parole, questo “Godsend” non è certamente un film indimenticabile e tutto sommato non è nemmeno imprevedibile, però la sua buona dose di adrenalina la mette addosso e i motivi per far scervellare lo spettatore sulla soluzione del caso ci sono.
Sufficienza piena.

Adriano Lo Porto 27-07-2005

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