Recensione film horror Giochi di Potere

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locandinaRegia: Phillip Noyce
Sceneggiatura: W.Peter Iliff, Steven Zaillian, Donald Stewart
Attori: Harrison Ford, Anne Archer, Sean Bean
Produzione: U.S.A. 1992
Durata: 113’

Voto: 8/10

“Giochi di potere” è un film che risale a 12-13 anni fa, eppure, capitatomi tra le mani quasi per caso (con la rivista di Dvd.it, ma solo perché c’era “La pallottola spuntata” insieme), mi ha convinto veramente tanto questo film e se mi date il tempo vi dirò il perché.
Anzi, ve lo dico subito così mi tolgo il peso; come sicuramente avrete notato, negli ultimi anni e soprattutto a partire dal nuovo millennio, il genere thriller ha subito massicciamente l’influenza del genere horror e così il cinema americano ha prodotto tantissimi thriller con qualche goccia di horror; ricordo ad esempio decine di thriller a sfondo demoniaco (Jeepers Creepers”, “Long Time Dead”, “The Calling” per dirne tre che ho visto io), thriller molto espliciti per quanto riguarda sangue e morte (la saga di Final Destination”), thriller soprannaturali o psicologici (“Dragonfly”, “The mothman prophecies”, “Identità”).
Qualche anno fa invece si puntava maggiormente sulla commistione tra thriller e azione e questo “Giochi di potere” rappresenta un lampante esempio di quanto un film senza esagerazioni tecnologiche, senza trame spinte all’inverosimile e senza personaggi supereroi possa comunque coinvolgere lo spettatore all’ennesima potenza.

Jack Ryan è un ex agente della Cia che ha deciso di dedicarsi alla famiglia, appendendo il distintivo dei Servizi Segreti al chiodo e dedicandosi part-time a qualche lezione all’accademia navale, da buon ex-marine.
La sua famiglia è tutto per lui, darebbe la vita per proteggere moglie e figlia, ma da buon ex salvatore della patria, sarebbe pronto a sbrogliare qualsiasi situazione di pericolo.
Così, passeggiando in quel di Londra dopo una conferenza e trovandosi nei pressi di un attentato a un membro della famiglia reale inglese, dapprima mette in salvo moglie e figlia e successivamente si butta nella mischia: rimedia un pallottola all’altezza della spalla alla quale risponde con un colpo, ahilui, mortale verso uno degli attentatori e mette in fuga buona parte della banda, permettendo l’arresto di uno dei terroristi.

Jack Ryan diventa un eroe per l’Inghilterra, perché pur non avendo alcun interesse nel rischiare la propria pelle per sventare un attentato che non sapeva nemmeno a chi fosse diretto, non ha esitato a mettere in gioco la proprio vita.
Articoli sui giornali, alte onorificenze, strette di mano da Lord Holmes (il salvato), tutto bello, tutto piacevole, ma Jack Ryan vuole solo stare tranquillo con la sua bella famigliola e cerca di uscire da questo trambusto il più presto possibile.

Ma ecco che qualcosa va storto, il membro della banda arrestato, al processo, giura vendetta a Jack, reo di avere ucciso nei momenti concitati dell’attentato il suo fratellino di 17 anni (che tanto agnellino non era visto che gli ha bucato una spalla…).
Jack non prende sul serio questa promessa, perché il terrorista dovrà passarsi qualche annetto dietro le sbarre; niente di più precipitoso, visto che non c’è nemmeno il tempo di trasferirlo in un carcere di massima sicurezza, che i suoi compagni assaltano la colonna di polizia penitenziaria e lo liberano.

La vita di Jack Ryan piomba nell’insicurezza assoluta, viene trasferito con la famiglia in una località “sicura” che ovviamente verrà subito scovata da chi lo cerca e decide di riarruolarsi alla Cia per poter stanare il gruppo di terroristi.

Il finale sembra già scritto da quello che vi ho detto, eppure c’è veramente tanto ancora da scoprire in questo film che dona dosi di adrenalina veramente considerevoli.
Memorabile la sequenza finale dell’assedio alla villa in “località sicura” di Jack Ryan, ma purtroppo non posso raccontarvi niente di questi 15-20 minuti finali davvero coinvolgenti.

Su questo thriller, aleggia l’ombra dei troubles irlandesi, visto che, come sempre accade e non sempre a sproposito, quando c’è un attentato a membri della famiglia reale o del governo inglese, il pensiero va subito all’IRA.
Stavolta l’Ira non c’entra e il capo dello Sinn Fein (partito nazionalista irlandese che porta avanti politicamente le idee dell’Ira) si affanna a precisarlo fin da subito.
Il gruppo dei “nostri” terroristi è infatti una cellula impazzita dell’organizzazione armata di repubblicani, che ha strategie proprie ed obiettivi autonomi.

Insomma un thriller sull’asse Usa – Londra – Irlanda – Nordafrica che mette assieme Cia, Ira, famiglia reale inglese e terroristi africani; detto così sembra solo un polpettone mal assemblato, ma vi assicuro che questo film risulta decisamente coinvolgente.

Ad arricchire la buona riuscita del film collaborano anche la superlativa prova di Harrison Ford come attore protagonista, che come meglio di me sapete, non disdegna i ruoli d’azione; tanti discreti attori tra le seconde linee, posso citare Sean Bean nei panni del terrorista, Anne Archer nei panni della moglie e Patrick Bergin e James Earl Jones; una postilla a parte la merita Thora Birch, che qui interpreta una bambina dalle espressioni veramente emblematiche e circa un decennio dopo interpreterà la figlia del protagonista in American Beauty, per la serie “se il buongiorno si vede dal mattino”.

La sceneggiatura, vero punto di forza della pellicola, è stata realizzata da Peter Iliff, Donald Steward (“Under Suspicion”) e Steven Zaillian (“Hannibal”, “The interpreter”) sulla traccia dell’omonimo best-seller di Tom Clancy e magari qualche divoratore di libri saprà erudirmi sull’aderenza o meno del film al libro.
La regia di Phillip Noyce non perde un colpo, riesce a star dietro ai cambi di location e di registro (una Londra grigia e silenziosa contro gli Usa affollati come un formicaio) e a piazzare qua e là qualche colpo interessante, come possono essere le focalizzazioni intradiegetiche quando il regista si immedesima in un satellite spia americano o nelle maschere a raggi X dei terroristi irlandesi.

Concludendo, “Giochi di potere” è un thriller che consiglio veramente a tutti, con un occhio di riguardo agli appassionati del genere e ovviamente ai lettori di Tom Clancy; la buona prova di Harrison Ford e i meandri attraverso cui la trama si districa gli fanno meritare un 8 abbondante in pagella!

Adriano Lo Porto, Febbraio 2005

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