Recensione film horror Funny Games
Regia: Michael Haneke
Soggetto e Sceneggiatura: Michael Haneke
Attori: Christoph Banzer, Stefan Clapczynski
Produzione: Austria, 1997
Durata: 103′
Voto: 8/10
TRAMA
Siamo in una zona imprecisata dell’Austria, circondati dai boschi e dalle villette a schiera sulle sponde di un lago.
Anna, Georg e Georgie compongono una famiglia borghese che sta andando a trascorrere le meritate vacanze. Hanno tutti i requisiti della perfetta famiglia altolocata: il cane lupo, la barca, il fuoristrada, la villa sul lago, la passione per il golf. Sono talmente perfetti da sembrare finti, con la loro passione per la musica classica e i loro epiteti affettuosi.
Georg ha appena organizzato una partita di golf con gli amici per il giorno dopo e adesso sta armando la barca con il figlioletto. Anna è in cucina a preparare il filetto per la cena.
Quando si presenta alla porta Peter.
Peter è un ragazzone timido e gentile, indossa dei guanti da golf e un completino bianco, fa fatica a spiccicare più di due parole e chiede umilmente quattro uova per i vicini… ops che sbadato, le ha fatte cadere!
Anna però è gentile e gli dà altre quattro uova.
“Me le incarta?“
Ma certo Peter…uh ma che combini sbadatone? Hai fatto cadere il cordless nell’acqua! Prendi le uova e sparisci, prima che Anna perda la pazienza!
Ops, anche queste le uova cadono in terra, tutta colpa del cane che ha assalito il povero Peter, evidentemente cinofobo.
Anna ha veramente perso la pazienza, strilla al ragazzo di uscire, ma intanto è arrivato anche Paul.
Anche lui appassionato di golf, educatissimo, parla dando del lei e facendo tante riverenze. Ma è solo un’apparenza. Ci accorgiamo sin da subito che Paul è un ragazzo insolente e antipatico.
Prima chiede di provare le mazze da golf che sono in salotto…esce per fare un tiro, ma quando torna ha ancora la pallina con se…e il cane non abbaia più…poi torna in casa e ed esige le uova che Peter aveva richiesto.
Anna è ormai con i nervi a fior di pelle…strilla e spintona i due ragazzi…per fortuna arriva il maritino in suo soccorso.
“Vogliamo solo le uova”… “Vi ho detto di andatervene”… “Dateci le uova”…CIAFF!
È incredibile come sia facile finire a litigare per una cosa stupida come quattro uova…basta utilizzare un atteggiamento un po’ sfrontato come ha fatto Paul…Georg, spazientito, gli ha tirato uno schiaffo senza pensarci due volte!
Ecco, il film è cominciato da soli 15 minuti e l’incubo è pronto per iniziare.
Paul prende al volo una mazza da golf e spezza il ginocchio a Georg. La felice famiglia è adesso in ostaggio dei due “bravi ragazzi”.
Il gioco di Tom&Jerry (i due adoperano tra di loro questi nomignoli) è assolutamente folle, una scommessa della durata di 12 ore, dalle 21 alle 9 del mattino successivo. Una strana scommessa: Paul e Peter sono sicuri che per quell’ora i tre ostaggi saranno tutti morti…alla famigliola non resta che cercare di smentirli.
Perché lo fanno? “Perché lo facciamo? Uhm..io sono figlio di divorziati…lui ha un padre che se lo faceva ed è diventato gay. Ah no aspetta, lui si scopa sua madre e ha 5 fratelli spacciatori…anzi no, lui è un drogato…ecco, anche io sono un drogato! Rubiamo ai ricchi per comprare la roba…nemmeno questa ti piace? Se vuoi te ne racconto un’altra…”
COMMENTO
“Funny Games” è un film stranissimo: o lo ami o lo odi.
Se, viziati dai film americani, state cercando fotografie mozzafiato, scene girate alla perfezione, effetti speciali mirabolanti e attori da oscar, allora avete completamente sbagliato strada perché in questo film non troverete nulla di tutto ciò.
Il regista austriaco Michael Haneke (ex documentarista diventato famoso per pellicole come “Il settimo continente“, “Benny’s video” e “71 frammenti di una cronologia del caso“) non fa che violentare psicologicamente lo spettatore per quasi un’ora e quaranta.
Alla fine della visione si esce “stanchi”, disturbati, con una strana sensazione addosso…è a questo punto che si decide se il film lo amiamo o lo odiamo…se ci ha fatto riflettere (oltre che a sconvolgerci) o se ci ha solamente spiazzati e disgustati.
Attenzione, parlo di un disgusto mentale, non intendo un disgusto legato a scene di violenza palese, perché in “Funny Games” non ne vedrete nemmeno una! È tutto lasciato intendere, tutto lasciato alla vostra immaginazione (che può essere peggiore di qualsiasi film).
Per farvi un esempio, a un certo punto Paul e Peter decidono di fucilare uno degli ostaggi. Paul ha fame, perciò lascia Peter a fare la conta, e se ne va a fare un panino. La telecamera lo segue, sullo sfondo sentiamo Peter che conta fino a 35, sentiamo lo sparo, Anna che singhiozza. Ma fino a quando Paul non avrà finito di mangiare il suo panino e tornerà nell’altra stanza, non sapremo nemmeno chi è la vittima. Una scena veramente angosciosa e capace di infondere ansia negli spettatori più coinvolti.
Questo è Funny Games, prendere o lasciare.
La colonna sonora è totalmente assente, ci sono solo tre canzoni di musica classica, tanto apprezzate dalle vittime, e due folli canzoni jazz-grind di John Zorn, legate invece ai carnefici, ma si sentono solo all’inizio e alla fine del film.
Se vogliamo trovare delle pecche, sicuramente ci sono un paio di scene troppo teatrali, come un fermo immagine lunghissimo. Probabilmente l’intenzione era quella di creare ulteriore angoscia…ma in questo caso il regista ha chiaramente esagerato. Altro difetto evidente è la presenza di alcuni odiosi cliché del cinema, come la macchina salvatrice che invece trasporta i carnefici…oppure la finta disinvoltura di Anna con degli amici in visita, solo perché Paul è al suo fianco.
SIGNIFICATO
Il messaggio legato a questo film è un messaggio pesantemente pessimista: Haneke ci vuole ricordare che “la finzione è vera quanto la realtà che ci mostra il film” (tratto da un dialogo nel finale tra i due ragazzi), ovvero che la realtà in cui viviamo è cruda e triste e spesso non ha nulla a che vedere con quella che ci viene mostrata nei film.
Per questo motivo in “Funny Games” il classico lieto fine non accenna ad arrivare, per questo motivo non c’è traccia della cavalleria, pronta a trarre in salvo i nostri eroi. Un barlume di speranza si infonde in noi quando il ragazzino riesce a scappare, ma ormai nemmeno lo spettatore più ottimista ci crede più di tanto.
Per comunicare con maggior efficacia il suo messaggio, Haneke decide di avvalersi della meta-cinematografia: i due “bravi ragazzi” infatti oltrepassano il limite tra finzione e realtà e interagiscono con lo spettatore. All’inizio della scommessa, Paul si volge verso la telecamera, ci guarda negli occhi e ci parla: “Che dite? Hanno qualche possibilità di vincere? Voi siete dalla loro parte no?”, in un’altra occasione ci fa l’occhiolino e in seguito ci parlerà nuovamente (“Non lo volete un finale autentico?”).
L’esperimento di meta-cinema non finisce qui: Haneke ha in serbo una grossa sorpresa per prendersi gioco di noi!
Anna, costretta a pregare per ottenere un “bonus”, riesce a balzare sul fucile e a fare fuori Peter. Lo spettatore tira un sospiro di sollievo, finalmente le cose cominciano a girare…eh no cari miei! Paul inforca il telecomando (!!!) preme il tasto di rewind…torna al punto fatidico e toglie il fucile di mano da Anna.
Me lo immagino Haneke, dietro la telecamera, che ridacchia: “Vi piacerebbe che andasse così eh? E invece no!“.
AVVERTENZA
Vi consiglio caldamente di vedere questo film noleggiandolo in videoteca.
In Italia come al solito non ne capiamo niente: non so nemmeno se il film sia stato proiettato nei cinema (nonostante abbia partecipato al Festival di Cannes) e la televisione lo passa a orari impossibili. La Rai una volta lo ha messo in onda alle 4.10, senza nemmeno segnalarlo sulle guide televisive. La Mediaset lo ha trasmesso alle 5 di mattina. Il motivo? I benpensanti del belpaese sono convinti che un film del genere potrebbe spingere all’emulazione…
Daniele Del Frate 6 Gennaio 2005