Recensione film horror Fragile

Recensioni

locandinaRegia: Jaume Balaguerò
Soggetto e Sceneggiatura: Jaume Balaguerò, Jordi Galceran
Attori: Calista Flockhart, Yasmin Murphy, Elena Anaya
Produzione: Spagna, 2005
Durata: 100’

Voto: 4.5/10

“Fragile”: pronunciatelo come vi pare, ma la sostanza non cambia, in Spagna non sono capaci di produrre film che soddisfino il pubblico affezionato al genere thriller-horror.
Il regista, Jaume Balaguerò, è un nome noto per gli appassionati del genere, perché ha diretto nei primi anni del duemila l’accoppiata “Darkness” – “Nameless“. Grazie a questi due film si è fatto un nome e ha ottenuto diversi premi, ma sinceramente non condivido i giudizi che i critici hanno espresso riguardo a questi due film. Insomma quando ho letto il nome del regista l’immediata associazione di idee è stato con il sostantivo “delusione”, ma il trailer era davvero ben confezionato e quindi ho voluto rischiare.
Chi è stato al cinema a vedere questo film avrà sicuramente registrato il boato della folla di spettatori appena si sono spente le luci: Edwige Fenech è a capo del team di produttori di questo film, anche se “Fragile” non c’entra niente con la sua età d’oro da attrice. Il film è inoltre vietato ai minori di 14 anni, il che mi sembra corretto per quanto riguarda alcune scene di interventi chirurgici che fanno veramente senso… ma non pensate che faccia esageratamente paura come film!

Il set del film è la celeberrima isola di Wight, territorio inglese degli strapiombi mozzafiato; l’isola ha due soli ospedali e uno dei due, il Mercy Falls, sta per chiudere per non meglio precisate ragioni (“sarà anche per la sua lontananza dal porto” sibilla uno dei dipendenti dell’ospedale). Le apparecchiature del Mercy Falls sono quasi tutte impacchettate e tutto è pronto per la chiusura in sordina, ma un grave incidente ferroviario sull’isola riempie le stanze del St.James e quindi i bambini del Mercy Falls non possono essere trasferiti subito, dovranno rimanere solo altri due o tre giorni, cosa potrà mai succedere in 72 ore?! Nel frattempo, l’infermiera di notte, Susan, scappa a gambe levate dall’ospedale e a sostituirla ecco arrivare direttamente dall’Inghilterra Amy. La donna viene accolta al porto da Ray, un cordiale tuttofare alle dipendenze dell’ospedale, che la accompagna sul posto e le fa da Cicerone per i corridoi e i piani del Mercy Falls. Certo, l’insegna che introduce al vialetto d’entrata ostenta uno strato di ruggine non indifferente; le apparecchiature tutte imballate e la struttura un po’ vecchiotta non sono poi molto rassicuranti; la capo-infermiera non è il massimo della simpatia, ma Amy deve solo lavorare due o tre giorni, cosa potrà mai succedere?! Ma perchè il secondo piano del Mercy Falls è chiuso da quasi mezzo secolo?! Perchè l’infermiera precedente era terrorizzata dal turno di notte?! Perchè Maggie, una bambina, sembra saperne più di tutti sul fatidico “secondo piano” e parla di un’amica immaginaria che lei chiama “bimba meccanica”?! E soprattutto, come diavolo ha fatto un bambino a procurarsi due fratture scomposte ad una gamba senza nemmeno alzarsi dal letto?! L’infermiera-detective, in collaborazione con il pacato dottor Occhio Languido, scaveranno nel passato del Mercy Falls e indagheranno senza paura nel presente paranormale di quel luogo!

Insomma inutile cercare di non dirlo, dal trailer si capisce benissimo che c’è di mezzo una storia di fantasmi e di certo la cosa non è uno sconvolgimento dei clichè dell’horror”plasmico”, anche se l’ambientazione ospedaliera è forse una novità. C’è come sempre uno scandalo del passato che torna a galla grazie ad una protagonista ficcanaso che vuole vederci chiaro; c’è come sempre una bambina che riesce a comunicare con i fantasmi e a consigliare i buoni nei momenti di difficoltà; c’è come sempre un antagonista onnipotente che però nella battaglia decisiva rinuncia alle armi, chissà per quale inspiegabile motivo. Insomma Balaguerò & Company scadono nei luoghi comuni del genere, senza riuscire a dare un minimo di effetto-sorpresa alla loro creatura. Gli spettatori soddisfatti rimangono davvero pochi e sono quelli che si accontentano che il film chiuda il cerchio e spieghi bene la dinamica paranormale, che di per sè dovrebbe rimanere inspigata. Beh io non mi accontento, è la terza delusione confezionata da Balaguerò, sarà dura dargli un’altra chance; e lo stesso vale per l’industria-cinema spagnola, che oltre ai tre film balagueriani ci ha offerto mezzi film come “Hipnos” o “Second Name“. Balguerò e Jordi Galceran riescono a creare tensione attorno al caso, a delineare personaggi sospettosi e sospettabili, a far prendere un paio di spaventi da antologia, ma la diagnosi finale non può prescindere da un finale claudicante, da un colpetto di scena con effetti collaterali trascurabili e da un encefalogramma abbastanza piatto che si risveglia solo con un paio di scosse a 360 volt per poi tornare al solito mortorio.

Adriano Lo Porto 08.02.2006

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