Recensione film horror Final Destination 2
Regia: David R. Ellis
Sceneggiatura: Jeffrey Reddick, Eric Bress, J.Mackie Gruber
Attori: Ali Larter, Michael Landes, A.J.Cook
Produzione: U.S.A. 2003
Durata: 90’
Questo film è stato recensito, eccezionalmente, da due collaboratori di OcchiRossi.it. La prima recensione è di Daniele Del Frate, la seconda è di Adriano Lo Porto.
Voto: 6.5/10
TRAMA
Kimberly è in viaggio con i propri amici quando, mentre sono fermi ad un incrocio, ha la visione di un catastrofico incidente stradale che li vedrà protagonisti.
Terrorizzata, la ragazza esce dall’auto e blocca il traffico. Quando gli automobilisti sono ormai pronti a riempirla di cazzotti per il casino che sta combinando, ecco che a 500 metri di distanza scoppia il finimondo: Kimberly aveva ragione!
La ragazza sa cosa è successo al Volo 180 qualche anno prima: Alex, un ragazzo in partenza per Parigi con la scuola, aveva “visto” l’incidente aereo a cui era destinato e così era sceso dal velivolo con degli amici, sopravvivendo. Nei giorni successivi, la Morte era però tornata a riprenderseli uno alla volta.
Lo sparuto gruppo dei sopravissuti (un poliziotto, una ragazza in carriera, una madre con il figlio adolescente, una donna incinta, un giovane insegnante, un tossicodipendente ecc.) giustamente non crede ad una parola di quello che racconta Kimberly.
Ma quando anche loro cominciano a morire come mosche…
COMMENTO
Tre anni dopo il bel film di James Wong, “Final Destination”, l’ex stuntman David R. Ellis prova a regalarci un seguito. L’impresa non è riuscita del tutto, probabilmente anche perché l’idea di fondo ormai non è più originalissima.
Tuttavia, il risultato è godibile.
In un periodo di censura estrema a stelle e strisce (ormai nei film si vede sempre di meno!), Ellis ha voluto negarci il “piacere” di assistere a qualche trapasso tanto violento e sanguinoso quanto assurdo.
Già nel primo capitolo, la Morte si “divertiva” a combinare trucchetti tanto articolati che sembravano usciti da un cartone di Willy il Coyote. Indimenticabile la tragica fine della professoressa di lettere: la donna si preparava una bevanda calda… la tazza si scheggiava… il liquido finiva dentro il monitor del PC che le scoppiava in faccia… la donna, barcollando ferita, dava fuoco alla casa rovesciando una pentola… l’acqua fuoriuscita dalla pentola la faceva scivolare a terra… annaspando, l’insegnante si aggrappava ad uno straccio su cui posavano dei coltelli che cadendo la trafiggevano finalmente a morte, mentre la sua casa andava distrutta tra le fiamme e mentre gli studenti di lettere presenti al Cinema facevano la ola.
Anche in questo sequel le morti sono architettate in maniera molto curiosa. Il regista ha inoltre rafforzato quella sorta di suspance che sta intorno al modo in cui il protagonista schiatterà.
Alla fin dei conti, “Final Destination 2” è solo questo: attendere incuriositi la morte del prossimo protagonista, magari per farsi una bella risata.
Mi sono sempre chiesto se l’humor nero del primo episodio fosse volontario oppure no (ma sono quasi sicuro che lo fosse), ma per quanto riguarda questo sequel la risposta è quasi scontata, viste le incredibili dosi di humor nero che ci troveremo di fronte (ogni volta che ripenso al finale scoppio irrimediabilmente a ridere).
Humor nero e morti assurde a parte, la trama è scarsissima e i tentativi di creare una continuità con il primo episodio sono indecenti: in una scena scopriremo che tutti i protagonisti avevano a che fare con i protagonisti di “Final Destination”, ma ce ne importa davvero poco. Inoltre ci troveremo nuovamente alle prese Clear, la biondina del primo episodio, che è sopravissuta auto-rinchiudendosi in un manicomio e che ci informerà sul tragico destino del povero Alex. Al di là di queste informazioni, l’importanza e l’utilità di questo personaggio sono praticamente pari a zero.
Restano inoltre aperti i buchi di sceneggiatura che avevamo già notato nel primo episodio: come, quando e perché Alex e Kimberly hanno ottenuto questi poteri? Perché il becchino (l’attore che lo interpreta è il mitico Candyman) sa sempre tutto e fa tanto il misterioso?
Inutile divagare sulla colonna sonora (??) e sulla “prestazione” dei vari attori, ma permettetemi di consigliarvi il film. La scena iniziale dell’incidente stradale è talmente spettacolare che vale da sola tutta la visione… e poi il divertimento non manca. Non butterete via il vostro tempo, promesso.
Daniele Del Frate 24.01.2006
II Recensione
Voto: 7.5/10
Pochi giorni prima di vedere questo secondo episodio avevo acquistato in edicola, a soli 8,70€, il primo “Final Destination”, il film che nel 2000 ebbe non poco successo e che mi stupì non poco, colpendomi favorevolmente, per tensione, trama e regia; il dvd che ho comprato ha degli extra interessantissimi, con giochini lugubri annessi.
“Final destination 2” inizia come l’episodio precedente, con una panoramica di una stanza di un teenager farcita di una miriade di simboli da interpretare; nel primo tutto parlava di morte, nel secondo tutto riporta a viaggi, strade e simili. Infatti la ragazza proprietaria della stanza, Kimberly, parte con tre amici per una vacanza con destinazione Daytona Beach; la regia si sofferma in modo ambiguo e inquietante su particolari a volte simbolici, a volte determinanti, ma più spesso fuorvianti.
Fatto sta che mentre viaggiano sentono alla radio un giornalista che parla della commemorazione degli studenti morti sul volo 180 (quello del primo film), poi sentono alla radio “Highway to Hell”, poi un’allegra combriccola su un autobus intona una canzone benaugurate: “Autoscontro! Autoscontro!” e un bambino dentro una macchina simula un incidente tra un’auto rossa e un camion…beh già lì si capisce che cosa accadrà, se poi aggiungiamo le riprese dal basso delle macchine che sfrecciano sull’autostrada, il piatto è servito!
Infatti seguono 3-4 minuti di incidente stradale apocalittico, con morti abbrustoliti, sgozzati, scafazzati, tranciati, insomma di tutto di più e poi… era solo la premonizione di Kimberly, che invece si trova ancora ferma in testa alla fila di macchine pronte ad immettersi in autostrada.
Kimberly è agitata, non sa cosa fare, ma per evitare la catastrofe si mette di mezzo nella strada di immissione. Arriva un agente di polizia che chiede spiegazioni e proprio mentre la ragazza cerca di spiegare di non essere pazza, ecco che passa il camion pieno di tronchi d’albero che nella premonizione causava il grave incidente, Kimberly lo indica e avverte il poliziotto del pericolo, ma ormai è troppo tardi, l’incidente è catastrofico; rimane il fatto che Kimberly ha salvato la vita a tutte le persone in coda dietro di lei. Improvvisamente sopraggiunge un camioncino che travolge gli amici di Kimberly. Lei, invece, si è salvata miracolosamente grazie all’intervento del poliziotto, Tomas.
I simboli che collegano l’incidente all’esplosione del volo 180 raccontata dal primo “Final Destination” sono davvero parecchi e il personaggio chiave di questo secondo episodio è proprio l’unica sopravvissuta del primo…no aspettate un attimo, ma Alex?! Beh scopritelo da soli…comunque anche qui la “vecchia bastarda con la falce”, (come viene definita da uno dei personaggi), vuole concludere il suo progetto e i risvolti che mettono in relazione i personaggi di FD2 con quelli di FD non sono pochi e soprattutto sono sorprendenti e inaspettati.
C’è anche da dire che il leit-motiv di questo film, “una nuova vita fermerà il disegno della morte”, è ripreso dal finale originale del primo episodio, finale modificato con quello conosciuto dopo averlo testato con un gruppo di teenager appartenenti al probabile target del film.
Molti hanno criticato questo film per il fatto che la struttura narrativa è identica a quella del primo, questo è senza ombra di dubbio vero, ma non credo sia da annoverare tra i difetti, bensì io mi congratulerei con gli autori per essere riusciti a riproporre la stessa formula con ovvi cambiamenti e di esser comunque riusciti a doppiare la buona riuscita complessiva del film del 2000.
La tensione si mantiene abbastanza alta per tutta la durata del film, giudico positivamente anche il finale malandrino che potrebbe spianare la strada a un terzo episodio.
Le morti del secondo episodio sono decisamente più esplicite del primo, che in effetti non mostrava molto, a parte una testa rotolante…la regia di David R. Ellis si ispira spudoratamente a quella di James Wong del primo episodio, ma nonostante l’imitazione pedissequa dello stile wonghiano è comunque un’ottima regia.
Le interpretazioni degli attori sono di buon livello, Ali Larter è cresciuta non solo di tre anni, ma anche di bravura recitativa, al posto dell’ottimo Devon Sawa abbiamo un buon Michael Landes nei panni di Tomas, ma per tutti gli altri comprimari c’era andata meglio nel primo film, diciamocelo!
Gli sceneggiatori non sono gli stessi del primo, eccezion fatta per il soggettista Jeffrey Reddick, che sembra essere il vero depositario del progetto “Final Destination”. A parte l’originalità del primo, il loro lavoro è più o meno dello stesso livello; la colonna sonora accompagna degnamente le vicende e concludendo direi che se avete apprezzato il primo non potete perdervi il secondo. Nel caso contrario non sprecate il vostro tempo perché nemmeno questo vi colpirà particolarmente.
Adriano Lo Porto, Dicembre 2003