Recensione film horror Final Destination

Recensioni

locandinaRegia: James Wong
Sceneggiatura: Jeffrey Reddick, Glen Morgan, James Wong
Attori: Devon Sawa, Ali Larter, Kerr Smith
Produzione: U.S.A. 2000
Durata: 97’

Voto: 9+/10

“Non sfidare la morte”, questo il sottotitolo del film e il monito che sembra dare il regista, James Wong, che infila nei dialoghi e nelle situazioni del film molti pensieri riguardo alla morte, alla sua inevitabilità, al suo disegno, alla sua forza, al fatto che la morte rappresenti la fine di tutto, in un trionfo di nichilismo che rispecchia parecchio anche la mia idea della morte.

La prima scena introduce ottimamente gli spettatori all’interno dell’atmosfera del film, un’atmosfera di morte e terrore, un’atmosfera in cui bisogna saper cogliere i segni…e la prima scena è disseminata di segni: le lame di un ventilatore che impazzano, un pupazzetto appeso che proietta l’ombra di un impiccato, il libro “Death of a salesman”, le pagine che scorrono della guida turistica di Parigi (la ghigliottina in un disegno storico, un graffito che recita “This is the end”); insomma una prima scena ottimamente scritta e girata.
Dopo la prima scena, ci viene presentato il protagonista, Alex Browning, un giovane che si sta recando in gita di classe a Parigi e dal JFK è un bel tocco, precisamente sette ore di aereo. Non è certo rassicurante per un ragazzo che ha paura di volare, poi se la madre gli neutralizza il suo portafortuna strappando dalla valigia il tagliando del suo primo viaggio in aereo, ecco che il pasticcio è fatto…

I 40 ragazzi partono per Parigi insieme ai loro insegnanti, poco dopo il decollo c’è dapprima qualche fastidiosa turbolenza e poi un’esplosione che decima i passeggeri, che ne trascina qualcuno nel vuoto… fortunatamente era solo un sogno. Alex è ancora seduto sull’aereo fermo sulla pista e così anche tutti gli altri passeggeri, ma non è tranquillo ed inizia ad urlare che l’aereo sta per esplodere.
Tra una scaramuccia e l’altra, la compagnia aerea decide di lasciare a terra Alex e Carter perché si erano presi a pugni. A fargli compagnia l’insegnante accompagnatrice, Billy il ritardatario, la ragazza di Carter e il miglior amico di Alex.
E mentre Alex e Carter mettono in scena il secondo round della scazzottata, ecco che l’aereo decolla ed effettivamente esplode. Nessun superstite, solo i sette rimasti giù dall’aereo
Il regista è bravissimo a mostrarci le opinioni che i sopravvissuti hanno di Alex attraverso i loro sguardi.

La morte non ha gradito che un giovane pischello si sia preso gioco di lei ed ecco che torna a prenderli uno ad uno, secondo un disegno preciso, un disegno che sembra inarrestabile, ma che forse può essere interrotto…

La regia di James Wong è davvero meravigliosa e grazie alla sceneggiatura scritta dallo stesso Wong insieme a Glen Morgan e Jeffrey Reddick, lo spettatore è messo in grado di cogliere degli indizi e ragionarci sopra una frazione di secondo prima che l’interpretazione dell’indizio venga chiarita dai protagonisti e questa cosa dà senza dubbio un grosso senso di soddisfazione allo spettatore, coinvolgendolo e rendendolo partecipe delle “indagini”.
Per questo primo episodio della saga di Final Destination si può parlare di una sceneggiatura originale, che oltre a coinvolgere lo spettatore, a creare tensione e mostrare scene terrificanti, riesce anche ad instillare nello spettatore interessanti riflessioni riguardo alla morte.
Sul fronte degli attori, i giovani attori protagonisti (Devon Sawa, Ali Carter, Kerr Smith) se la cavano benino, ma di certo nessuno di loro avrà una carriera folgorante nello star system; destinati a maggior fortuna sono invece di certo il regista James Wong e il vero creatore della storia, Jeffrey Reddick.
Concludendo, potete perdervi questo film solamente se avete paura di essere costretti a riflettere sul tema della morte, perché per quanto riguarda l’aspetto realizzativo “Final Destination” è davvero un ottimo prodotto.

Note: il titolo del film si riferisce alla dicitura sulla targhetta dei bagagli aerei: “Final Destination:” seguita dal nome dell’aeroporto di destinazione del bagaglio.

Adriano Lo Porto, 25.03.2006

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