Recensione film horror Evilenko
Regia: David Grieco
Sceneggiatura: David Greco
Attori: Malcolm McDowell, Marton Csokas
Produzione: Italia, 2004
Durata: 152’
Voto: /10
“C’era una volta una bambina come te, con i capelli come i tuoi…“, no, non è l’inizio di una fiaba bensì l’inizio di un adescamento in piena e sanguinosa regola.
Lui è Andrej Romanovic Evilenko, insegnante di mezza età, comunista convinto, che tra il 1984 e il 1990 ha fatto ben 55 vittime, la maggior parte bambini, seviziandoli e uccidendoli in maniera feroce manifestando spesso anche fenomeni di cannibalismo.
La storia di Evilenko è la storia di uno dei più violenti serial killer di questo secolo, Andrej Romanovic Chikatilo, autori di efferati delitti nella Russia post comunista, un uomo malato di mente che riuscì a sfuggire alla polizia per anni adescando le sue vittime grazie ad uno sguardo ipnotizzante, senza eccessivo rumore dunque.
Molti di voi sicuramente avranno visto il volto di Chikatilo in Tv nei vari servizi sui serial killer (bellissimi quelli di Picozzi su Italia1 o di Lucarelli su Raitre) e concorderete sul fatto che il suo volto era realmente penetrante, ossessionante. Chikatilo, divenuto poi per tutti il mostro di ROSTOV per anni è stato un caso oggetto di studio, la sua storia e l’atrocità della stessa sicuramente non potevano lasciare indifferenti psichiatri e investigatori.
Spetta dunque a David Grieco, scrittore e giornalista, portare sullo schermo la storia piena ancora oggi di ombre del mostro di Rostov, vicenda che l’autore del film e del romanzo “Il comunista che mangiava i bambini” ha seguito in prima persona proprio negli anni del processo a Chikatilo. Scavando nella vita del serial killer, Grieco ha fatto emergere nel film tratti a molti forse sconosciuti e ad altri completamente diversi dalla vita vera del mostro.
Abbandonato sin dalla nascita, un’infanzia terribile in orfanotrofio e il primo appuntamento con la sua prima piccola vittima, proprio nella sua classe, proprio una sua allieva che cerco di violentare a fine lezione; a causa di ciò Chikatilo/Evilenko venne allontano dalla sua cattedra con l’accusa di pedofilia per finire a lavorare per le ferrovie.
La biografia però segue strade spesso diverse dalla verità. Mentre Chikatilo ebbe moglie e figli, Evilenko risulta essere un impotente senza figli con una moglie ignara dei suoi crimini.
Gli arresti e i sospetti rilasci del mostro sono a tratti evidenziati nel film di Greco: accusato più volte di omicidio e sevizie, Evilenko viene sempre lasciato libero grazie ai suoi rapporti con alti esponenti del partito comunista; sarà il giovane magistrato Lesive, alla fine, a catturare, interrogare e cercare di capire Evilenko.
Capire però chi e cosa ci sia dietro quei delitti e dietro quel volto così enigmatico non è facile per nessuno. Durante il processo si disse che fosse sano di mente ma di certo non lo era, come Lesiev afferma più volte nel film ‘chi uccide senza movente è pazzo’, e in realtà Evilenko pazzo lo era sul serio, malato di una malattia che non si vede, la schizofrenia dovuta probabilmente alla crisi d’identità del comunismo stesso in cui l’uomo non poteva più identificarsi.
Tornando al processo vero di Chikatilo mi torna in mente il sorriso immotivato e diabolico mentre raccontava per filo e per segno l’esecuzione dei suoi delitti, agghiaccianti erano le sue parole così come i suoi verdi occhi fissi e spalancati.
Meno brutale ma ugualmente spiazzante è lo sguardo e la mimica di Malcom McDowell interprete di Evilenko, un uomo di mezza età, zoppicante, con problemi alla vista, bravissimo e notevolemente invecchiato, sono passati tanti anni da quando il suo Alex di ‘Arancia meccanica‘ faceva anche in quel caso della violenza una scelta quasi obbligata.
Purtroppo il film non è ‘illuminante’ come forse voleva essere, forse i tanti dossier seguiti in TV mi hanno riempito la testa di immagini e modi di raccontare simili storie in modo troppo giornalistico che mi aspettavo davvero molto da questo film. In realtà so meno di quanto sapessi prima di vedere il lavoro di Grieco, le 55 vittime, i boschi protagonisti dello scenario in cui avvenivano i delitti, il comunismo parte centrale della vita del mostro.
Da notare poi come Grieco ha omesso nelle scene finali del processo tutte le scene, documentate nella realtà, dei tanti parenti delle vittime in preda alla disperazione di fronte ad un Chikatilo quasi in posa come a godere di tanta popolarità…
Sulla condanna a morte di Chikatilo non vi furono dubbi ma sulla sua esecuzione nessuno sa la verità, anche nel film stesso non si intuisce nulla, è certo però che venne salvato il cervello del mostro per effettuare vari studi.
Un film dunque di produzione italiana (2004), da vedere anche se non decolla come dovrebbe, un thriller senza suspence, una sequenza di delitti seminati qua e là, insomma non coinvolge completamente anche se ben fatto. Da sottolineare di nuovo la prova eccellente di McDowell e un’ottima fotografia perfettamente aderente alla storia. Splendida la colonna sonora tra cui spicca il brano “Angel’s to heaven” cantata da Dolores O’Riordan.
Aantea (ciao.it) Aprile 2005
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