Recensione film horror Due Occhi Diabolici

Recensioni

locandinaProduzione: U.S.A. Italia, 1989
I Epis.:”Fatti nella vita di Mister Valdemar”
Regia: George A.Romero
Sceneggiatura: George A.Romero
Attori: Adrienne Barbeau, Ramy Zada
II Epis.:”Il Gatto Nero”
Regia: Dario Argento
Sceneggiatura: Dario Argento, Franco Ferrini
Attori: Harvey Keitel, Madeleine Potter

Voto: 5/10

EPISODIO 1: “Le vicende relative al caso del signor Valdemar” (di George Romero)
Ernest Valdemar è un miliardario sul punto di morte. L’antipatico vecchiaccio se ne sta sul letto di morte, inveendo contro le infermiere e contro il vento, ignaro che Jessica, la sua giovane (e per niente bella) moglie, stanca dei soprusi e degli insulti subiti per tanti anni, sta organizzando una truffa ai suoi danni.
L’amante della donna, il belloccio Dr. Robert Hoffman (sembra Ken, il fidanzato di Barbie!), è un esperto ipnotizzatore. Grazie alle sue capacità, i due fedifraghi ipnotizzano l’anziano miliardario e lo costringono a firmare delle carte, a fare delle telefonate agli avvocati. Il loro scopo è facilmente intuibile: vogliono intestare a Jessica tutti gli averi di Valdemar.
Proprio quando manca la firma decisiva, mentre è ancora in stato d’ipnosi, Ernest Valdemar muore.
I due truffatori, costretti da questioni legali a rendere Valdemar ufficialmente vivo ancora per altre tre settimane, decidono di conservare il corpo dell’anziano dentro un grosso congelatore in cantina.
Non sanno però che la morte in stato di ipnosi ha delle inquietanti controindicazioni…
EPISODIO 2: “Il gatto nero” (di Dario Argento)
Roderick Usher è un fotografo di cronaca nera. Ultimamente sta lavorando ad un book fotografico di foto inquietanti, per fare il salto di qualità, ma non riesce a trovare lo scatto giusto. La frustrazione che ne consegue lo trascina nel tunnel dell’alcol, rendendolo un uomo violento, instabile e intrattabile.
Come se non bastasse, sua moglie, Annabel Usher, porta a casa un’isterica e affamata gatta nera. L’animale sembra avercela proprio con Rod: gli soffia contro e, ogni volta che ne ha l’opportunità, lo aggredisce senza pietà, graffiandolo da qualche parte.
Una sera, sbronzo, l’uomo decide di risolvere in un colpo solo tutti i suoi problemi: afferra la gatta, la poggia su di un tavolo e comincia a scattare delle foto mentre la strangola e la tortura. Nel giro di poche ore il suo book fotografico è pronto, più inquietante che mai, mentre la gatta di Annabel è morta e sepolta.
La scomparsa dell’insopportabile micio peggiora ulteriormente la crisi di Casa Usher, fino a quando, nuovamente sbronzo, Rod non finisce per tagliuzzare l’amata mogliettina a colpi di mannaia.
Superato il conseguente attimo di smarrimento, il folle fotografo mura la moglie dietro ad una libreria. Il mattino dopo, l’uomo architetta un abile piano per crearsi dei testimoni e, soprattutto, un alibi di ferro. Sarebbe il crimine perfetto… ma la gatta nera torna a tormentarlo…

COMMENTO
Inizialmente “Due Occhi Diabolici” doveva essere un superfilm composto da quattro cortometraggi, ispirati a dei racconti di Edgar Allan Poe e diretti da dei veri e propri mostri sacri come George Romero, Wes Craven, John Carpenter e Dario Argento. Purtroppo, a causa di questioni contrattuali e impegni vari, Craven e Carpenter uscirono ben presto dal progetto.
Memori di numerose e fruttuose collaborazioni, i due “superstiti” hanno deciso comunque di portare a termine la loro idea, realizzando un mediometraggio a testa, della durata di circa un’ora.
Chi ha letto E.A. Poe (o conosce almeno lontanamente i suoi racconti) rimarrà sicuramente spiazzato da quanto sia stato storpiato in questa trasposizione cinematografica italo – americana: Romero e Argento rivisitano ampiamente i racconti prescelti, romanzandoli, modernizzandoli e, inevitabilmente, stravolgendoli.
Basti solo pensare che il primo episodio ha in comune con il racconto da cui è “tratto” solo la morte del signor Valdemar in stato di ipnosi. Nel secondo episodio Argento ha invece rispettato la trama di base, divertendosi a farcire la storia di numerose citazioni (i protagonisti si chiamano Usher; Rod fotograferà una donna tagliata in due da un affilato pendolo; la gatta con due vite ricorda un po’ Morella, Berenice e Ligeia), ma la storia alla fine risulta storpiata.
In onore dei due registi, ho deciso di soprassedere alle loro scelte, provando a vedere questo film con gli occhi di chi non conosce i racconti citati.
George Romero, come sempre, punta più alla morale, alle battute ciniche e alla tensione piuttosto che ricorrere ad effetti gore gratuiti e al sangue che schizza a fiumi. Questa volta però il risultato è un episodio scialbo, recitato male e piuttosto lento, direi noioso. Il mediometraggio si risolleva un pochino nel finale, ma di certo nessuno griderebbe mai al capolavoro.
Nel secondo episodio Argento sfrutta al massimo gli effettacci di cui Tom Savini è capace, e li affianca ad una colonna sonora azzeccata. La recitazione non è impeccabile, ma il doppiaggio dell’inarrivabile Ferruccio Amendola (nel ruolo di Rod Usher) riesce sempre a fare miracoli.
“Il Gatto nero” si rivela perciò un episodio carino, abbastanza cruento e piacevole da seguire, ma niente di speciale.
Insomma, “Due Occhi Diabolici” è un film di Serie B, non eccessivamente piacevole (più per colpa di Romero che di Argento), degno forse del ciclo “Notte Horror” di Italia 1. Di certo non è un film all’altezza delle grandi firme che lo hanno realizzato, e per questo si merita un votaccio punitivo.
Chi si mette alla visione, lo fa conscio che i due episodi sono ispirati a delle opere di Edgar Allan Poe, ben sapendo che i tizi seduti dietro la cinepresa si chiamano Dario Argento e George Romero. È praticamente impossibile non rimanerne profondamente delusi, parola di vampiretto.

Daniele Del Frate Agosto 2005

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