Recensione film horror The Descent
Regia: Neil Marshall
Soggetto e Sceneggiatura: Neil Marshall
Attori: Shauna MacDonald, Natalie Mendoza, Alex Reid
Produzione: U.S.A. 2005
Durata: 103’
Note: Vietato ai Minori di anni 14
Voto: 5,5/10
Il regista mette subito le cose in chiaro, con due morti cruente e inaspettate dopo un paio di minuti; un’allegra famigliola sta tornando a casa dopo la gita fuoriporta tipicamente domenicale in cui Sarah e le sue due inseparabili amiche si sono date al rafting; la moglie chiede al marito come mai è così distante… il marito, con la coda di paglia, si volta verso di lei ed ecco il botto contro un altro veicolo; gli sci (o delle lastre, non so) sul tettuccio dell’altra auto scivolano verso l’abitacolo della loro auto a causa dell’impatto e infilzano padre e figlio nel più tragico degli “involtini” cinematografici.
Da questo prologo si capiscono tre cose: la prima, siamo in Inghilterra perché la macchina aveva il volante a destra; la seconda, il regista ci sa fare, perché ha messo l’incidente laddove nessuno se lo aspettava, mentre durante il rafting lo spettatore era teso per la sorte delle tre donne grazie alle inquadrature e al sonoro studiati con astuzia; la terza, la cinesina se la faceva col marito di Sarah.
Qualche tempo dopo, Sarah è ancora afflitta per la perdita delle uniche sue ragioni di vita, il marito e il figlioletto, ma accetta ugualmente l’invito dell’amica fraterna Beth, che le è stata accanto fin dal primo momento dopo la tragedia.
Beth e Sarah si recano dunque in una casa di montagna dove Juno, la cinesina, ospiterà la ciurma che lei stessa guiderà in un’eccitante avventura.
Lo scopo di questo weekend al fresco di montagna è l’esplorazione di un complesso di caverne molto conosciute nella zona e l’eccitazione delle sei donne è davvero palpabile.
Juno è la leader autoeletta del gruppo, la più precisa ed affidabile per quanto riguarda l’organizzare questo tipo di cose; è una tipa molto sportiva, la tipica donna che si sveglia alle sei di mattina per farsi un’ora di footing prima di andare al lavoro.
Sarah è invece molto debole psicologicamente e la compassione delle altre per lei supera ogni limite di sopportazione.
Beth è la spalla sulla quale Sarah ha pianto per molti mesi, è l’amica che tutte le donne infelici o distrutte dal dolore vorrebbero avere, leale e sempre disponibile.
Rebecca e Sam (ma non era un nome da uomo?!) sono quelle caratterialmente meno tracciate, hanno entrambe dei connotati che sembrano venire dal profondo nord della nostra Europa e di più sinceramente non vi saprei dire.
Holly invece è la più giovane del gruppo e, sembra, anche la più disinibita e spericolata; fa coppia con Juno (come amica), che compensa le sue mancanze in fatto di organizzazione.
Questo è, ovviamente, il quadro generale tracciato nella prima parte del film, ma è noto che i personaggi di un film hanno sempre qualcosa da nascondere, qualcosa da mostrare solo nel secondo tempo!
Bene, quindi le nostre sei donne si calano nelle grotte e passano di sala in sala e di passaggio in passaggio, fino a che non giungono in un punto complicato, per uscire dal quale hanno bisogno della preziosa guida comprata da Juno.
“Eh no ragazze, l’ho lasciata in macchina” e piovono gli insulti, soprattutto dopo che, incalzata, ammette che quelle dove si sono calate non sono le famose grotte Pinco Pallino, ma un complesso di grotte mai esplorate da umano, o meglio, dalle quali nessuno è mai uscito vivo per poter rivendicare l’impresa…
Lascio scoprire a voi quali segreti nascondono queste famigerate grotte, ma non è difficile immaginarlo e Neil Marshall, sceneggiatore e regista di “The descent“, è un appassionato di X-Files (soprattutto dei finali della mitica serie tv) e si è servito degli stessi effettisti di “Creep – il chirurgo“.
La scelta di comporre una ciurma di avventurieri tutta al femminile risulta da un lato apprezzabile, dato che le 3 coppie di teenagers sono decisamente inflazionate e quella di uomini aitanti avrebbe reso meno angosciante il tutto, e dall’altro un po’ forzata, perchè in effetti è stato difficile trovare qualche motivo di scontro (necessario) tra le sei (adulterio a parte).
Il lavoro di Neil Marshall è dunque nella media del settore, il tocco in più di questo film è invece offerto dalle ambientazioni dell’interno della grotta, che si narra siano state “decorate” con yogurt naturale per favorire la crescita spontanea di muschio e muffe.
Alcune scene all’interno della grotta sono veramente angosciant. Mi riferisco più che alla seconda parte del film, al passaggio strettissimo e soffocante e alla frana imprevedibile.
Per quanto riguarda le attrici è davvero molto difficile sceglierne una che prevalga sulle altre, sono tutte attrici mediocri che fanno bene il loro compitino, ma niente più.
Tirando le somme, credo che dopo la lettura della mia recensione, non molti di voi saranno convinti di volerlo ancora vedere e fareste bene. E’ uno di quei film che guarda solo l’appassionato di genere (chi?! io?!) e che non stimola marcatamente la memoria a lungo termine degli spettatori.
Adriano Lo Porto 20.11.2005