Recensione film horror Deliria
Regia: Michele Soavi
Soggetto e Sceneggiatura: Luigi Montefiori
Attori: David Brandon, Barbara Cupisti
Produzione: Italia, 1987
Durata: 89’
Voto: 5,5/10
Un gruppo di attori teatrali sta provando, in una sera di diluvio, un balletto. Il regista, l’isterico Peter Collins (David Brandon) pretende il massimo, del resto di lì a poco meno di una settimana lo spettacolo dovrà essere portato in scena. Durante le prove Alicia (Barbara Cupisti) si sloga leggermente una caviglia, e viene accompagnata in ospedale, all’insaputa di Peter, dall’amica Betty, una sarta di scena.
All’ospedale, che in realtà è un ospedale psichiatrico e non un pronto soccorso, Alicia viene medicata. Poco dopo “incontra” un pericoloso serial-killer, Irving Wallace (Giovanni Lombardo Radice), un maniaco pluriomicida che si trova piantonato in una cella. Alicia è sconvolta dall’incontro, anche se si è trattato di pochissimi istanti ed è riuscita appena ad intravedere nell’ombra della cella l’uomo. Ma succede qualcosa: il prigioniero evade e si nasconde proprio nella macchina delle due donne. Fatto ritorno al teatro, Betty viene massacrata.
Ma si sa, lo spettacolo deve andare avanti, anzi, a Peter tutto sommato non dispiace neanche l’accaduto, e già pregusta il clamore (e la pubblicità gratuita) che l’omicidio darà allo spettacolo, che viene addirittura anticipato per cavalcare la sicura onda dell’evento. A sorvegliare il teatro ci sono due distratti poliziotti, in fondo è solo un pattugliamento di routine, l’assassino sarà sicuramente lontano…
Ed invece il killer è proprio nel teatro e, recuperato un costume di scena da barbagianni, comincia ad uccidere ad uno ad uno il gruppo di attori. La chiave per uscire non si trova, l’aveva con sè la seconda vittima, e nessuno sa dove l’abbia messa, non c’è quindi modo di comunicare con l’esterno… Intanto nella macchina i due poliziotti, in questa notte di pioggia a catinelle, pensano a mangiar spinaci e ad autoconvincersi di assomigliare a James Dean, mentre uno spietato killer con una maschera da barbagianni è ben deciso ad eliminare ad uno ad uno tutti i presenti…
Questa la trama di DELIRIA, il primo film diretto da Michele Soavi nell’ormai lontano 1987. La scuola è quella di Dario Argento, che già gli aveva riservato una piccola parte in PHENOMENA, di un paio d’anni prima.
Un horror tutto sommato ben architettato; certo Soavi non è Argento, ma a sua discolpa dobbiamo doverosamente dire anche che non poteva disporre dei suoi budget, e neanche il soggetto (firmato come la sceneggiatura da Luigi Montefiori) è originalissimo: l’idea del gruppo rinchiuso in un teatro (o cinema), impossibilitato a comunicare con l’esterno perché “sigillato” suo malgrado nell’edificio, e con assassini (o demoni) pronti a decimarli era già stata utilizzata da Lamberto Bava in DEMONI, e tanto “ispirerà” anche negli anni a venire, basti pensare ad esempio a film come THE POOL, oppure a IN FONDO AL BOSCO, di Delplanque. Ma pensiamo soprattutto ad HALLOWEEN.
Il film, pur contenendo diverse scene truculente, non abbonda in particolari granguignoleschi, salvo rare eccezioni. Anche i momenti di suspence sono tutto sommato ridotti e potevano meglio essere inseriti anche dal punto di vista della sceneggiatura.
Ciononostante DELIRIA resta un discreto horror, e tra l’altro vinse il primo premio al Festival del cinema fantastico di Avoriaz nel 1988. Un film che in fondo però non pecca certo di eccessiva originalità e, come detto in apertura, si ispira alla scuola di Dario Argento. Lo stesso Soavi in un’intervista disse che il soggetto fu scritto in appena un mese e che il produttore Massaccessi gli impose di terminare le riprese in appena altre quattro settimane. Il soggetto fu immediatamente fatto leggere all’amico Argento, che però non collaborò più di tanto.
Il film, distribuito nella versione che ho visionato in VHS da Avofilm dura circa 87 minuti.
Gabriele Fortino (ciao.it) Marzo 2005